giovedì 17 novembre 2011

Oggi parliamo di Max Roach


Pubblicato giovedì 8 marzo 2007

Dopo aver dedicato un paio di inserzioni a Abbey Lincoln vorrei rivolgere ora la mia attenzione a colui che ne è stato il Pigmalione: Max Roach, un artista straordinario, la cui carriera ha attraversato la storia del jazz dagli anni '40 ai primi anni del 2000, allorché all'età di 76 anni, il morbo di Alzheimer lo ha costretto a ridurre l'attività.
Le sue straordinarie qualità di batterista hanno fatto sì che intorno ai vent'anni fosse già richiesto da artisti del calibro di Charlie ParkerDizzy GillespieBud PowellCharlie MingusThelonious MonkMiles Davis ecc.. Con i primi quattro nel 1953 prese parte allo storico quintetto che realizzò uno dei dischi cult della storia del jazz: quel Jazz at the Massey Hall che resta uno dei momenti più significativi dell'era Bebop.

Sulla copertina dei primi LP, per esigenze contrattuali Charlie Parker compare con lo pseudonimo Charlie Chan.
L'anno dopo iniziò per lui una nuova esperienza, assieme all'astro emergente Clifford Brown, che contribuì alla nascita del nuovo stile Hard Bop. A questo stile si riferiscono i due album che voglio riportare all'attenzione.
Il primo è il famoso Study in Brown del 1955, inciso con lo storico quintetto che oltre a Roach e Brown comprendeva Harold Land al sax tenore, Richie Powell (fratello di Bud) al piano e George Morrow al basso.
Si tratta di uno dei dischi che maggiormente evidenziano gli straordinari frutti di quella collaborazione che, purtroppo, durò solo due anni, a causa dell'incidente automobilistico del 26 giugno 1956 in cui perirono il giovane trombettista ed il pianista, che era anche il principale arrangiatore del gruppo.

In questo album troviamo alcuni titoli molto frequenti nelle incisioni del trombettista fra cui un Cherokee preso a ritmi vertiginosi.
Una musica eccellente caratterizzata da uno «straordinario melange di impeto e meditazione, di lirismo e di fuoco, [...] un miracoloso equilibrio tra libera improvvisazione e rigoroso controllo formale, tutte cose addebitabili, in parti perfettemente uguali, ai due leaders» come scrisse Pino Candini, recensendo a suo tempo l'album per la rivista "Musica Jazz".
Il secondo album è altrettanto famoso, ossia Max Roach Plus Four.


Si tratta infatti del primo album del "dopo Clifford", inciso circa tre mesi dopo l'incidente con un quintetto per 3/5 nuovo rispetto al precedente. Clifford è sostituito da Kenny Dorham, al piano troviamo Ray Bryant e al sax Sonny Rollins. Quest'ultima sostituzione era però antecedente all'incidente ed aveva già apportato nuova linfa al quintetto.
In esso è evidente il tentativo di Roach di proseguire il discorso avviato con Brown, cosa ardua sia dal punto di vista musicale che umano. Kenny Dorham, per quanto bravo non è "Brownie" e si sente soprattutto nei tempi ultraveloci come Just One of Those Things, ed infatti verrà presto sostituito da un altro giovane fenomeno emergente, Booker Little, il quale purtroppo sarà accomunato a Clifford anche dalla morte prematura, a soli 23 anni, per leucemia.
L'album è comunque godibile e ci mostra il continuo tentativo di Roach di proseguire il suo percorso di ricerca, con brani particolari come Ezz-Thetic o sperimentali come Dr. Free-Zee (in cui la batteria ed i timpani sono suonati entrambi da Roach e sovrapposti in fase di incisione) che evidenziano le crescenti capacità di leader del batterista, la cui carriera si stà ormai avviando a crescenti successi.

Per chi fosse interessato ad approfondire la musica del quintetto Brown-Roach può cercare il cofanetto di 10 CD "Brownie: The Complete EmArcy Recordings of Clifford Brown", che contiene tutte le incisioni del gruppo.

Per tutte le incisioni del quintetto del "dopo Clifford" è invece disponibile il cofanetto di 7 CD "The Complete Mercury Max Roach Plus Four Sessions"

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