La storia del jazz è costellata di mitiche jam sessions, di incontri fra artisti di provenienza diversa, di scontri all'ultima nota fra virtuosi di strumenti diversi o dello stesso strumento, con o senza accompagnamento ritmico. Un mare sterminato di perle rare, sovente uniche, in cui pescare.
Oggi la mia attenzione si è concentrata su due "numeri uno": Ben Webster e Gerry Mulligan, appartenenti a due diverse generazioni, il primo era nato nel 1909 il secondo nel 1927.
Webster era considerato, con Coleman Hawkins e Lester Young, uno dei massimi sassofonisti dell'era swing e giunse all'apice della fama nei primi anni '40, quando militava nell'orchestra di Duke Ellington, con la quale è stato ripreso nel video seguente mentre esegue Cotton Tail, il suo cavallo di battaglia.
Mulligan è stato, invece, alla fine degli anni '40, con Gil Evans, John Lewis e Miles Davis, uno dei protagonisti del cosiddetto cool jazz e dopo la scomparsa di Serge Chaloff divenne anche il capofila fra i suonatori del sax baritono. Negli anni '50 raggiunse i vertici della popolarità grazie allo storico quartetto "senza pianoforte", in cui, per un certo periodo, suonò anche Chet Baker. Nel video seguente il quartetto nella versione con Art Farmer alla tromba.
Mulligan è stato, invece, alla fine degli anni '40, con Gil Evans, John Lewis e Miles Davis, uno dei protagonisti del cosiddetto cool jazz e dopo la scomparsa di Serge Chaloff divenne anche il capofila fra i suonatori del sax baritono. Negli anni '50 raggiunse i vertici della popolarità grazie allo storico quartetto "senza pianoforte", in cui, per un certo periodo, suonò anche Chet Baker. Nel video seguente il quartetto nella versione con Art Farmer alla tromba.
Alla fine del 1959 i due, che pur avendo già suonato insieme in altre occasioni non avevano mai realizzato un disco insieme, vennero chiamati da Norman Granz, patron della Verve, che affiancò loro una ritmica composta da Jimmy Rowles al piano, Leroy Vinnegar al basso e Mel Lewis alla batteria. Nel corso di diverse sedute vennero realizzate ben 22 tracce, con numerose alternates, dalle quali vennero scelte le sei considerate migliori che confluirono nell' LP intitolato Gerry Mulligan meets Ben Webster.
La maggior evidenza data a Mulligan era dovuta al fatto che la star del momento era lui. Nelle edizioni successive la disparità venne eliminata.
Il primo brano scelto fu lo splendido Chelsea Bridge di Billy Strayhorn in un'esecuzione emozionante e piena di fascino come si può appurare dal seguente file audio/video. Apre con la sua sinuosa sensualità Webster, con sottofondo pulsante di Mulligan, il quale poi prosegue con un sound più robusto, mente rientra, nella parte finale, Webster con una tonalità più scura fino a concludere poi con il ritorno in sottofondo di Mulligan. Un pezzo da antologia.
Il secondo brano era una composizione scritta per l'occasione dai due: The Cat Walk, nel quale, dopo un inizio all'unisono, il primo assolo è di Webster, seguito da Rowles, da Vinnegar, da Mulligan e da Lewis, per concludere nuovamente all'unisono. Brano meno affascinante del precedente, ma che evidenzia le qualità dei singoli.
Il terzo brano scelto per chiudere il Lato A dell'LP originale era un popolare standard degli anni '20: Sunday, che possiamo ascoltare di seguito. (Il titolo indicato nel video è grossolanamente errato, ma era l'unico file disponibile con il brano interessato). Dopo un'apertura stride di Rowles e un unisono, questa volta il primo vivace assolo è di Mulligan, seguito nuovamente dal pianista e da un Webster particolarmente ispirato, per finire ancora con un unisono. Un altro pezzo da collezione.
Il lato B si apriva con una briosa composizione di Mulligan Who's Got Rhythm, che è possibile apprezzare nel seguente file, preso dalla stessa fonte del precedente con relativo titolo sbagliato, ma la qualità del sonoro merita la scelta. Il brano, dopo l'apertura della rhythm session, prosegue con un dialogo fra i due sassofoni col sottofondo del basso di Vinnegar, cui fanno seguito in sequenza gli assolo di Webster, Rowles, Mulligan, Vinnegar e riprende nel finale col dialogo fra i sassofoni con incursioni della batteria di Mel Lewis. Un gioiellino scritto da Mulligan per evidenziare le qualità dei singoli.
Il brano successivo era una soave composizione di Mulligan Tell Me When, quasi certamente pensata per esaltare la sensuale musicalità di Webster. Una delicata ballad in cui, dopo alcune battute introduttive di Rowles, Webster sfodera tutta la sua affascinante sensibilità con Mulligan in sottofondo, un omaggio compositivo al collega più anziano.
Il disco originale si concludeva con un'altra composizione dei due protagonisti Go Home che, anziché con il solito file musicale, presentiamo con un video tratto da uno show televisivo, in cui è possibile vedere i cinque protagonisti eseguire questo brano in una versione che, per esigenze televisive, è molto più breve di quello del disco, ma che resta comunque apprezzabile. La data è il 9 dicembre 1959 e non il 1962 come indicato nell'intestazione.
Fra i diversi brani rimasti inizialmente inediti e pubblicati solo in tempi più recenti, due almeno meritano di essere ricordati, si tratta dell'ellingtoniano In a Mellow Tone e del classico standard di Cole Porter What Is This Thing Called Love.
Nel primo i due sassofoni inizialmente dialogano poi seguono gli assolo di Webster, Rowles e Mulligan per chiudere con un ulteriore dialogo. Un'esecuzione abbastanza di routine, senza particolari guizzi, che giustifica le perplessità di Mulligan sulla sua pubblicazione.
Nel classico standard di Cole Porter, invece, prima Mulligan, poi Rowles ed infine Webster si cimentano in eccellenti assolo per chiudere con un originale fraseggio finale. In questo caso l'iniziale esclusione resta meno comprensibile.
In quel dicembre del 1959 il quintetto oltre a riunirsi in sala d'incisione di esibì più di una volta in pubblico. Dopo la partecipazione allo show televisivo si esibì anche al Renaissance di Los Angeles assieme al noto bluesman Jimmy Witherspoon, concerto che venne in seguito pubblicato in un album ben noto agli appassionati.
Concludiamo questa pagina con un brano tratto da quel concerto