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martedì 20 dicembre 2011

Sergio Mendes – The Swinger from Rio (1964)

Repost from Splinder (22 feb. 2010)


Già in altre occasioni ho palesato la mia debolezza per la musica brasiliana, debolezza che risale agli anni della mia giovinezza quando, all'inizio degli anni '60, scoppiò la mania della Bossa Nova, sponsorizzata da un numero crescente di jazzisti di notevole livello come Stan Getz, Coleman Hawkins, Cannonball Adderley e molti altri, a dispetto delle critiche dei soliti puristi.
Fra i molti LP acquistati all'epoca, recentemente, mi è ricapitato fra le mani un disco del 1964 che avevo quasi dimenticato e che invece, riascoltandolo dopo 45 anni, ho trovato veramente degno di essere ricordato.
Il protagonista principale è Sergio Mendes, all'epoca giovane pianista jazz di 23 anni non ancora all'apice della popolarità, che gli verrà due anni dopo con il travolgente successo del suo gruppo i Brasil '66; la sua versione del brano di Jorge Ben Mas que nada diverrà un successo planetario.

Qui oltre che dal suo trio in diversi brani è accompagnato da musicisti molto noti come Phil WoodsArt FarmerHubert Laws e il suo mentore Antonio Carlos Jobim, che si alternano con risultati di notevole livello, ma anche Consolaçao di Baden Powell eseguita dal solo trio non è da meno.

Sergio Mendes
The Swinger from Rio
Atlantic 1434
1964

Personnel
Sergio Mendes (Piano)
Antonio Carlos Jobim (Guitar) - A1,A2,A4,A6-B5
Art Farmer (Trumpet and Flugelhorn) - A2,A3,A5-B1,B5
Phil Woods (Alto Saxophone) - A1,A4-B2
Hubert Laws (Flute) - A3,A5-B3,B5Tiao Nieto (Double Bass)
Chico DeSouza (Drums)

Lato A

A1. Maria Moita (Carlos Lyra & Vinicius de Moraes) 3:31
A2. Sambinha Bossa Nova (Antonio Carlos Jobim) 3:12
A3. Batida Diferente (Durval Fereira/Mauricio Einhorn) 3:48
A4. So Danco Samba (Antonio Carlos Jobim) 3:12
A5. Pau Brasil (Sergio Mendes) 3:16
A6. The Girl From Ipanema (Antonio Carlos Jobim/Norman Gimbel) 2:53


Lato B
B1. Useless Panorama (Antonio Carlos Jobim) 3:28
B2. The Dreamer (Antonio Carlos Jobim/Gene Lees) 4:13
B3. Primavera (Carlos Lyra) 2:46
B4. Consolaçao (Baden Powell) 3:22
B5. Favela (Antonio Carlos Jobim) 5:21

Un disco che certamente merita di essere ascoltato sia da chi non lo conosceva, sia da chi pur avendolo già ascoltato lo aveva dimenticato.

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part 1
part 2

sabato 17 dicembre 2011

Phil Woods European Rhythm Machine: Live at Montreux 1972 (Pierre Cardin ILS 9024)

Repost from Splinder (29 0ct. 2009)




A1. The Executive Suite
B1. Falling
B2. It Does Not Really Matter Who You Are

Phil Woods: sax alto
Gordon Beck: piano acustico, piano elettrico
Ron Mattewson: basso acustico
Daniel Humair. batteria

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Questo disco costituisce una vera rarità sia per la casa discografica che lo produsse, sia per la musica, mai ripubblicata in CD.
All'inizio degli anni '70, lo stilista italo-francese Pierre Cardin, grande appassionato di musica, fondò una casa discografica a suo nome, che ebbe vita brevissima e che si distingueva per la veste grafica particolarmente elegante, disegnata da lui stesso.

Nel breve periodo di attività pubblicò diversi dischi, non solo di jazz, fra i quali anche l'edizione francese del Concerto Grosso dei New Trolls.
Di particolare interesse le registrazioni effettuate durante il Festival del Jazz di Montreux del 1972 dei concerti di Jean-Luc Ponty, del Lubat, Louis e Engel Group, oltre a questo dell'European Rhythm Machine di Phil Woods, che all'epoca venne salutato come un capolavoro.
Il critico britannico David Waddington, su Musica Jazz definì questo album «un saggio titanico d'improvvisazione fluida e mozzafiato». Il lato A del disco con i coinvolgenti venticinque minuti dell' Executive Suite venne anche descritto dai critici Brian Case e Stan Britt, nella loro Illustrated Encyclopedia of Jazz: «un tour de force del sax contralto, con sequenze senza accompagnamento in cui Woods da sfogo alla sua straordinaria maestria strumentale dall'urlante estremo acuto al gemebondo estremo grave dello strumento».
In Inghilterra l'album venne pubblicato dalla Verve, su concessione dell'editore francese, con una differente veste grafica.

A distanza di ormai quasi quarant'anni il disco mantiene la sua validità e rappresenta una straordinaria testimonianza della tendenza evolutiva del jazz di quegli anni. Un grande ammiratore italiano di Woods, Paolo Piangiarelli, il quale all'artista ha addirittura dedicato la sua casa discografica, la Philology, che da oltre 20 anni è una delle più prolifiche e autorevoli etichette italiane di jazz,


in una intervista rilasciata sul blog Jazz from Italy, dell'amico Roberto Arcuri, a proposito di quell'esperienza ha detto: «Andatevi a sentire il periodo dell'European Rhythm Machine, quello non era un emulo di nessuno, quello era un musicista meraviglioso, super, che è rimasto tale».

Adesso a voi il giudizio.

domenica 11 dicembre 2011

Tom Harrell: come coniugare musica e disabilità


Pubblicato il 1 agosto 2010

In queste settimane il trombettista statunitense Tom Harrell si trova in tournée in Italia per promuovere il suo ultimo CD

Roman Nights (High Note HCD 7207)

Personale:
Tom Harrell (trumpet, flugelhorn)
Wayne Escoffery (tenor saxophone)
Danny Grisett (piano, Fender Rhodes piano)
Ugonna Okegwo (bass)
Johnathan Blake (drums)

Tracklist
tutti i brani sono di Tom Harrell
1. Storm Approaching 
2. Let the Children 
3. Roman Nights 
4. Study In Sound
5. Agua 
6. Obsession 
7. Harvest Song
8. Bird In Flight
9. Year of the Ox

Si tratta di un disco molto interessante che conferma, ove ce ne fosse bisogno, le straordinarie qualità di esecutore e di compositore (tutti i brani sono sue nuove composizioni) di questo particolare artista. Il gruppo è lo stesso dei precedenti Prana Dance (High Note HCD 7192 – 2009) e Light On ( High Note HCD 7171 – 2007) e l'affiatamento che ne deriva è un ulteriore elemento positivo. In questo contesto emerge con forza anche l'innegabile talento del sassofonista Wayne Escoffery (classe 1975), notevole i suo intervento in Harvest Song. Eccellente anche il lavoro della sessione ritmica.
Questo straordinario artista, nonostante i suoi problemi non finisce di stupirci per il suo talento. Egli ha recentemente compiuto 64 anni, è nato il 16 giugno 1946, e da oltre 40 anni è affetto da una forma di schizofrenia, che gli ha reso difficile affrontare quotidianamente l'attività artistica, tuttavia nel momento in cui porta la tromba alle labbra si sprigiona in lui un'energia vitale che lo trasforma e lo rende irriconoscibile. Come egli stesso ha dichiarato in una recente intervista la musica è la sua ragione di vita, l'unica cosa in grado di risvegliare la sua mente stanca e malata e i suoi sensi intorpiditi.
La foto seguente, scattata dal musicista francese Phil Hilfker, si può dire emblematica nel rappresentare un momento infelice.


Harrell ha cominciato a suonare giovanissimo e nel corso degli anni nonostante la malattia è andato via via affermandosi come solista di grande valore. Dopo alcuni anni di gavetta nelle big bands di Stan Kenton e Woody Herman, ha iniziato a suonare con molti gruppi importanti da Horace Silver a Lee Konitz, ma il vero lancio avvenne nel 1983 con il quintetto di Phil Woods in cui rappresentò, per diversi anni, la valida spalla del leader. Lasciato Woods nel 1989 iniziò a girare il mondo con un proprio gruppo ottenendo sempre maggiori successi, che ancora oggi non sembrano diminuire, anzi..
Da sempre egli è particolarmente affezionato all'Europa ed all'Italia in particolare, dove ogni anno si esibisce con più di una tournée. La sua prima apparizione in Italia avvenne nel 1974 ad Umbria Jazz con il quintetto di Horace Silver, come possiamo vedere dal seguente video. Il giovane sassofonista che completa la front line è Bob Berg, all'epoca ventitreenne e prematuramente scomparso nel 2002.
L'assolo di Harrell al flicorno, dopo quello un pò frenetico di Berg, ci mostra già l'eccellente padronanza dello strumento e l'inventiva solistica che con gli anni andrà sempre più consolidandosi.



Il video successivo è posteriore di 14 anni, infatti venne realizzato durante il Jazz Jamboree di Varsavia nel 1988 con lo storico quintetto di Phil Woods. Le immagini ci mostrano in maniera impietosa l'aggravarsi della condizione del trombettista che immobile, con lo sguardo assente, aspetta il suo turno, per poi quasi miracolosamente scatenarsi in un mirabile assolo.


In questi lunghi anni di attività Harrell ha inciso moltissimi dischi sia a proprio nome, sia con gruppi diversi. Qui voglio ricordare una collaborazione particolare, quella in duo con il nostro Dado Moroni,1 collaborazione sfociata in un album che amo moltissimo Humanity (abeatrecords 2007)



dove i due si cimentano nella rilettura, di grande spessore emotivo, di una serie di famosi standards (tranne la title track composta per l'occasione da Moroni). Il video successivo ci propone un nuovo incontro fra i due, avvenuto lo scorso anno a Barga Jazz. Il brano proposto questa volta è Body and Soul, non presente nel disco.



A questo punto non mi resta che augurarvi buon ascolto.

1Questo particolare accostamento piano-tromba era già stato utilizzato da Harrell nel 1991 con il pianista Jacky Terrasson nel altrettanto eccellente album Moon and Sand (Jazz aux Ramparts 1995)