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mercoledì 5 dicembre 2012

I miei standards preferiti: It Might As Well Be Spring (1945)


Questa soave ballad venne scritta nel 1945 dal celebre duo Rodgers & Hammerstein II per il loro unico musical scritto direttamente per il cinema: State Fair (titolo italiano: Festa d'amore) in cui veniva cantata da Louanne Hogan, che prestava la voce alla protagonista Jeanne Crain. Nel video seguente posiamo vedere la sequenza interessata.


La canzone divenne subito popolarissima e venne premiata con l'Oscar come miglior canzone originale dell'anno. Questo riconoscimento ne aumentò il successo e indusse molti cantanti a registrarla.
Fra le numerose esecuzioni vocali, sia maschili sia femminili, di seguito ne ricordiamo alcune, cominciando con Sarah Vaughan, che dopo averne registrata, appena ventiduenne, una versione nel 1946  con l'orchestra di John Kirby, ne incise un'altra, jazzisticamente più interessante, nel 1950 accompagnata da un gruppo comprendente fra gli altri Miles Davis e che è possibile ascoltare qui di seguito


Molte altre famose voci femminili si sono cimentate negli anni con questa canzone, come ad esempio una giovane Nina Simone che nel 1959 la incluse in uno dei suoi primi LP The Amazing Nina Simone,


che rimase la sua unica interpretazione del brano, almeno su disco, e che possiamo ascoltare in questo video. Un'interpretazione intensa che la differenzia da quelle un pò "sdolcinate" di molte altre colleghe.



Nel tempo questa canzone non ha per nulla perso il suo appeal e nei suoi quasi settant'anni di vita è stata interpretata da decine e decine di cantanti. Ricorderò qui solo alcune versioni che in qualche modo si differenziano dalle interpretazioni più "classiche" come quella latineggiante di Astrud Gilberto del 1964 tratta dall'album Getz/Gilberto#2 (Live at Carnegie Hall) in cui troviamo anche Stan Getz, Joao Gilberto e Gary Burton.


Un'altra originale ed accattivante versione è quella realizzata nel 1997 da Cassandra Wilson per l'album Rendezvous con il pianista Jacky Terrasson.


Una lettura decisamente fuori dagli schemi consueti della canzone con eccellenti spunti jazzistici, grazie anche al contributo della  ritmica composta, oltre che dal pianista, dal basso di Lonnie Plaxico e dalle percussioni di Mino Cinelu.




In tempi più recenti alcune giovani cantanti emergenti si sono cimentate con il brano dandone, a volte, versioni jazzisticamente interessanti, come la giovane Sophie Milman (classe 1983), russo-israeliana che vive in Canada e che nel 2007 la incluse nel suo CD Make Someone Happy. Nel video seguente la versione live ripresa in concerto a Montreal.



Molto meno numerose sono le interpretazioni vocali maschili, nonostante la prima versione discografica in assoluto sia stata quella del cantante Dick Haymes, uno degli interpreti del film, all'epoca molto conosciuto grazie ad un popolarissimo programma radiofonico che conduceva insieme alla cantante Helen Forrest.
In particolare merita qui di essere ricordata l'interpretazione di Frank Sinatra del 1961 contenuta nell'album Sinatra & Strings.


Le innegabili qualità musicali della canzone sono all'origine anche di numerosissime interpretazioni strumentali jazzisticamente molto interessanti. La suadente melodia ha, in particolare, attirato l'attenzione di molti pianisti da Oscar Peterson a George Shearing, da Bill Evans a Kenny Drew, ecc. A mo' di esempio ne ho scelte due: una, più datata, di Erroll Garner risalente ai primi anni '60



e una più recente di Brad Mehldau tratta dall'album The Art of the Trio vol. V - Progression del 2001.


I circa quarant'anni che dividono le interpretazioni di questi due straordinari pianisti dimostrano come il brano costituisca sempre una eccellente fonte d'ispirazione. 
Fra le altre numerosissime interpretazioni non pianistiche ne ricordiamo di seguito solo alcune ritenute maggiormente meritevoli d'attenzione.
nel 1953 Clifford Brown ne incise una a Parigi accompagnato da musicisti locali in cui, al solito, evidenzia le sue doti di creatività improvvisativa.



Un'altra eccellente lettura, al flicorno, è quella di Art Farmer nell'abum del 1975 in cui è accompagnato dal Super Jazz Trio di Tommy Flanagan e anche in questo caso le capacità solistiche dei componenti del gruppo sono pienamente evidenziate.


Chiudiamo con il tenor-sassofonista Gene Ammons che nel 1958 incluse il brano nel suo album Groove Blues, accompagnato dal trio di Mal Waldron. Nelle note del video viene erroneamente indicata la presenza di John Coltrane, che pur avendo preso parte alla seduta d'incisione dell'album, in questo brano non suona, lasciando ad Ammons l'intera scena solistica. 


lunedì 28 novembre 2011

Erroll Garner: genio e allegria

Pubblicato il 17 maggio 2007



Ho scoperto "YouTube" da poco tempo e come fanno i bambini con i giocattoli nuovi non riesco a staccarmene, così prima di partire per Roma dove mi fermerò alcuni giorni, propongo un terzo capitolo sui grandi maestri del pianoforte.
Questa volta ho scelto Erroll Garner in una bellissima Just One of Those Things, tratta da un concerto tenuto nel 1965 a Londra negli studi della BBC, concerto di cui avevo già parlato in un precedente post dedicato proprio a Erroll Garner. Con questo video è possibile constatare quanto a suo tempo scrissi: «musica straordinaria, eseguita con brio, eleganza, stile, signorilità ed anche un pò di gigioneria, il che non guasta; virtuosismo allo stato puro.»

giovedì 17 novembre 2011

Erroll Garner 30 anni dopo la morte

Repost from Splinder (2 jan. 2007)

Trent'anni fà, il 2 gennaio 1977 a Los Angeles veniva a mancare all'età di 54 anni (56 secondo altre fonti), Erroll Garner, uno dei pianisti più versatili ed originali della storia del jazz. Come scrisse Arrigo Polillo, egli fu uno dei pochi musicisti jazz (quelli autentici, di grande talento come Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Fats Waller e pochi altri) che sia riuscito a suonare la musica che amava e sentiva profondamente, incontrando i gusti del grosso pubblico, quello generico, che non sa neppure  che cosa sia il jazz.
Oggi purtroppo non è più così e di Erroll Garner non si sente quasi più parlare. Speriamo che questo anniversario sia l'occasione per riportare all'attenzione del pubblico questo straordinario artista.
Pur non sapendo leggere la musica egli fu anche un ottimo compositore e fra i numerosi brani che scrisse, merita di essere ricordato la famosissima "Misty", una delle più belle ballads mai scritte.
Questa ricorrenza mi ha indotto a rivedere un bellissimo concerto, avuto in omaggio da un amico alcuni mesi fà.
Si tratta del concerto tenuto a Londra nel 1965, negli studi televisivi della BBC, per il famoso show JAZZ 625 di Humprey Lyttelton e Steve Race.
Un'ora di musica straordinaria, eseguita con brio, eleganza, stile, signorilità ed anche un pò di gigioneria, il che non guasta; virtuosismo allo stato puro.
Il programma comprende una serie di brani famosi da "All the things you are" a "These foolish things" a "Laura" ecc..
Garner è supportato da una ritmica  eccellente con la  quale si percepisce una straodinaria interazione, anche mimica. Un misto di musica e spettacolo come deve essere una trasmissione televisiva destinata ad un largo pubblico.
Il filmato rappresenta anche un documento "antropologico": artisti in giacca e cravatta, pubblico elegante composto da giovani e meno giovani. Siamo prima del "Free Jazz", prima degli "hippies" e della rivoluzione dei costumi della fine degli anni '60.
Un'epoca d'oro per chi come me allora aveva poco più di vent'anni, ma, forse, come le cose un pò datate, può far sorridere le generazioni più giovani.