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domenica 11 dicembre 2011

Enrico Rava - Pupa o Crisalide (1975)

Pubblicato il 3 maggio 2010


Più di una volta ho espresso la mia particolare passione per la musica di Enrico Rava, che seguo con grande interesse da più di 30 anni ed al quale ho dedicato in passato più di un post. (qui)
Pupa e Crisalide è stato uno dei suoi primi brani che ho ascoltato e l'album omonimo che conteneva quel brano, divenuto presto introvabile, è stato per anni uno dei miei obiettivi come cacciatore di rarità. Ripubblicato nel 1994 oggi è nuovamente introvabile pertanto ho pensato di metterlo in condivisione per dare modo di apprezzarlo a chi non lo conosce ancora.

Il disco pur non essendo fra i più importanti e significativi nella ricca discografia del trombettista, che lo scorso anno ha festeggiato il 70° compleanno, è interessante in quanto ci permette di ascoltare alcune incisioni di transizione realizzate in diversi contesti con gruppi diversi.  Un percorso artistico che lo porterà di lì a poco a realizzare uno storico album The Pilgrim and the Stars (ECM 1975) che ne sancirà la consacrazione artistica.


Artist: Enrico Rava 
Title Of Album: Pupa o Crisalide 
Year Of Release: 1975
 Label: Vista

Tracklist
A1 Pupa O Crisalide 4:06 
A2 C.T.'s Dance 6:45
 A3 Tsakwe 8:12 
B1 El Samba Graciela 4:11 
B2 Revisione Del Processo N. 6 10:28
 B3 Lingua Franca 4:37 
B4 Giromondo(Per Piccoli Feddayn, Terzi Bimbi Ed Altri Mutanti) 3:37 
All tracks composed by E. Rava

Credits 
Bandoneon - Rodolfo Mederos (tracks: B1 to B3) Bass - Giovanni Tommaso (tracks: A1, B4) Bass, Bass Guitar - Herb Bushler (tracks: A2, A3) Double Bass - El Negro Gonzales (tracks: B1 to B3) Drums - Bruno Biriaco (tracks: A1, B4) , Jack DeJohnette (tracks: A2, A3) , Nestor Astarita (tracks: B1 to B3) Electric Guitar - John Abercrombie (tracks: A2, A3) , Ricardo Lew (tracks: B1 to B3) Guitar - Michele Ascolese (tracks: A1, B4) Percussion - Mandrake (6) (tracks: A1, B4) , El Chino Rossi (tracks: B1 to B3) , Ray Armando (tracks: A2, A3) , Warren Smith (tracks: A2, A3) Piano - Franco D'Andrea (tracks: A1, B4) , Matias Pizzarro (tracks: B1 to B3) Piano, Electric Piano, Synthesizer - David Horowitz (tracks: A2, A3) Saxophone [Tenor], Arranged By - Tommaso Vittorini (tracks: A1, B4) Saxophone [Tenor], Flute - Finito Ginbert (tracks: B1 to B3)

Recorded on 15-16 July 1974 in Rome (A1, B4), in December 1973 in New York (A2, A3), in April 1974 in Buenos Ayres (B1,B2,B3). ---------

martedì 6 dicembre 2011

Il Quartetto di Lucca 50 anni dopo


Pubblicato venerdì 11 Gennaio 2008

Il 14 dicembre scorso si è riunito, per una sera, sul palcoscenico del Teatro del Giglio di Lucca, per ricevere un premio dalla città, il Quartetto di Lucca, un mito per quelli della mia generazione che hanno vissuto quella splendida stagione conclusasi nel 1965.
Un gruppo storico nato dalla passione di alcuni giovani musicisti lucchesi. All'origine il gruppo nacque, nel 1957, come quintetto con Vito Tommaso (20 anni) al piano, il fratello Giovanni (16 anni) al basso, Antonello Vannucchi (21 anni) al vibrafono e i coetanei Giampiero Giusti (batteria) e Gaetano Mariani (chitarra). Nella foto il gruppo mentre prova in uno scantinato.
Dopo due anni Mariani lasciò il gruppo e si trasferì a Roma per motivi di lavoro.
Nacque così il Quartetto di Lucca che, in breve tempo, acquisì fama e successi, suonando in giro per l'Italia e l'Europa. La loro musica ricordava quella del Modern Jazz Quartet, che all'epoca era decisamente innovativa. Parteciparono al Festival del Jazz di San Remo, e vinsero un prestigioso festival a Roma. Di seguito una foto d'epoca.


Incisero anche dei dischi, alcuni dei quali con il  nome "I Quattro di Lucca" (oggi introvabili), tuttavia l'album più famoso resta quello inciso nel 1962 per la RCA.


Album ancora oggi molto venduto, non solo in Italia; è stato pubblicato più di una volta in CD ed è reperibile sui siti di vendita specializzati, compreso lo statunitense Amazon.
Il gruppo non ebbe lunga vita e nel 1965 si sciolse dopo circa sei anni di attività. I componenti presero strade diverse, solo Giovanni Tommaso proseguì la carriera di jazzista, diventando uno dei bassisti più apprezzati non solo in Italia. (vds. qui un mio vecchio post a lui dedicato). Il fratello Vito optò per la composizione e l'arrangiamento per cinema, teatro e televisione, Antonello Vannucchi entrò a far parte dell'orchestra della RAI e Giusti lasciò la musica per dedicarsi ad altre attività.
(le foto storiche sono tratte dal Portale Ufficiale della Toscana www.intoscana.org)

P. S. l'amico "jazz from italy" ha inserito un commento che merita di far parte integrante del post, sia per le informazioni sul rapporto con Chet Baker, sia per le rarissime copertine di alcuni di quei dischi introvabili (per me!!):

Che belli,
per me che non li ho mai visti dal vivo (generazioni, generazioni...) loro sono avvolti dal mito/leggenda legato al soggiorno - forzato - di Chet a Lucca.

Si racconta che si riunissero sotto la finestra della sua cella, suonando fino a notte alta per rallegrargli il soggiorno.
Si sà che fu Giampiero Giusti ad organizzare il concerto proprio al Teatro Giglio del 23 dicembre 1961 per festeggiare il suo ritorno sulle scene (ed anche il suo compleanno!)

Oggi possiamo ancora ascoltare la musica di Giovanni Tommaso e, per fortuna ci sono i dischi!!!



giovedì 17 novembre 2011

Un album di Giovanni Tommaso di venti anni fa

Repost from Spliner (26 jun. 2006)


Riordinando i miei vecchi LP che ormai ascolto molto di rado mi è capitato fra le mani un disco che non ascoltavo più da molti anni: Via G. T. di Giovanni Tommaso, un Red Record acquistato nel lontano 1986.
Inciso da un quintetto d'eccezione con Paolo Fresu alla tromba, il compianto Massimo Urbani all'alto, Danilo Rea al piano, G. Tommaso al basso e Roberto Gatto alla batteria, questo disco rappresentò l'esordio del grande bassista, a proprio nome, dopo aver per quasi 30 anni militato in gruppi famosi dal Quartetto di Lucca al Perigeo, al trio con Franco D'Andrea e Bruni Biriaco, che per anni fu una delle ritmiche più richieste in Italia per accompagnare grandi solisti americani come Dexter Gordon, Art Farmer, George Coleman e molti altri.
Con questa fatica, dopo la parestesi fusion con il Perigeo, Tommaso tornava al jazz ortodosso avvalendosi finalmente di un gruppo a proprio nome, formato da validissimi giovani talenti.
Il disco venne accolto con grande successo non solo in Italia; negli USA ottenne recensioni lusinghiere ed il gruppo venne chiamato ad esibirsi al Blue Note di New York.
Riascoltandolo oggi si rimane affascinati dalle straordinarie doti del leader, che all'età di 45 anni aveva raggiunto una eccellente maturità artistica ed anche una notevole capacità creativa con una serie di composizioni di alto livello che consentono agli altri quattro membri del gruppo di esprimersi al meglio.
Sicuramente una pietra miliare nella storia del jazz italiano. L'album è stato ripubblicato anche in CD e, per chi non ce lo ha ancora, non dovrebbe essere difficile procurarselo.