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lunedì 22 ottobre 2012

Vecchi dischi da riscoprire: "Four" di Joe Henderson con il trio di Wynton Kelly.


Il sassofonista tenore Joe Henderson (1937 - 2001) appartiene a quella folta schiera di eccellenti strumentisti che, nel corso della loro carriera artistica, hanno dovuto confrontarsi con la presenza o il ricordo di figure mitiche, che con quello strumento hanno scritto pagine insuperabili: Coleman Hawkins, Lester Young, Ben Webster, Dexter Gordon, Stan Getz, Sonny Rollins, John Coltrane. Sette nomi che dalle origini ad oggi (Rollins è ancora vivo) hanno primeggiato e tuttora restano insuperati.


Ad Henderson, nonostante questo handicap, non erano mancate occasioni per mettersi in luce. Aveva preso parte a numerose sedute di registrazione, soprattutto con Blue Note a fianco di Eric Dolphi, Kenny Dohram, Andrew Hill, Freddie Hubbard, ecc., oltre ad alcune registrazioni a proprio nome.
Nella primavera del 1968, quando stava per compiere 31 anni, venne contattato a New York dal pianista Wynton Kelly, che gli propose di unirsi al suo trio, per un concerto da tenersi la sera del 21 aprile a Baltimora, presso la Left Bank Jazz Society. La richiesta lo colse di sorpresa, Wynton Kelly capeggiava da oltre dieci anni un trio con Paul Chambers al basso, e Jimmy Cobb alla batteria, un gruppo perfettamente collaudato.

Jimmy Cobb, Wynton Kelly, Paul Chambers

Infatti dopo essere stati dal 1959 al 1963 la rhythm session del quintetto di Miles Davis, con cui fra l'altro presero parte alla realizzazione dello storico Kind of Blue, avevano continuato ad esibirsi unicamente in trio.



Henderson racconta che, prima di accettare, ebbe qualche perplessità, temeva, non avendo mai suonato con loro prima, di non riuscire ad inserirsi adeguatamente in un gruppo così affiatato.
Per facilitare la cosa la scelta del programma della serata cadde su una serie di brani molti noti e nonostante i timori iniziali si instaurò subito un feeling straordinario e i risultato della serata fu strepitoso.
Il concerto venne registrato interamente, quasi due ore e mezzo di musica, ma i nastri rimasero chiusi in qualche cassetto per quasi 25 anni.
Nel 1994 la casa discografica Verve decise di pubblicare un Cd intitolato Four contenente una selezione di sei brani scelti fra i migliori della serata,


e finalmente gli appassionati poterono godere di quell'unico ed eccezionale connubio. La scelta del titolo non si riferisce solo al numero dei musicisti, ma anche al brano di Miles Davis eseguito dal gruppo. Il brano, scritto originariamente proprio per essere eseguito in quartetto, venne inciso da Davis per la prima volta nel 1954 con Horace Silver,  Percy Heath e Art Blakey. 
Nel video seguente è possibile ascoltare una parte dell'esecuzione tratta dal CD, contenente il lungo assolo di Henderson.


Di seguito proponiamo il brano di apertura del CD, il classico Autumn Leaves di Prevert-Kosma che sempre Miles Davis consacrò come jazz standard. 


Motivi di copyright non consentono di proporre l'intero album, che tuttavia è disponibile a prezzi contenuti in numerosi siti a partire da iTunes.

Il Cd riscosse a suo tempo un buon successo di vendite che la Verve pensò bene di sfruttare proponendo due anni dopo un secondo CD contenente i rimanenti brani della serata e intitolato Straight No Chaser. Anche questo secondo album è degno d'attenzione, ma non aggiunge niente di nuovo e può interessare solo come completezza di documentazione.






sabato 10 dicembre 2011

Kind of Blue di Miles Davis compie 50 anni.

Repost from Splinder  (6 Jan. 2009)

Dieci anni dopo il famoso Birth of the Cool di cui ho già parlato nel post dedicato a Gerry MulliganMiles Davis realizza un altro album storico un caposaldo nella storia del jazz: Kind of Blue.
Ian Carr nel suo Miles Davis, una biografia critica (Arcana Editrice, 1982) scrive che quell'album «col tempo si sarebbe dimostrato il disco più importante nella storia del jazz». (p.137).
Affermazione forse un po' eccessiva, ma è fuor di dubbio che questo disco ha rappresentato uno dei vertici della creatività musicale di Davis ed un punto di svolta nelle storia del jazz, oltre ad essere tuttora uno dei dischi di jazz più venduti in assoluto.



Nel 1959 Davis era al culmine della popolarità; l'anno precedente aveva già realizzato alcuni album importanti dei quali ho già parlato in un paio di post lo scorso anno (qui) e (qui).
Dopo quegli album si pensava che la musica di Davis avesse ormai raggiunto i massimi vertici espressivi, ma anche questi vertici vennero superati da questo nuovo album, realizzato in due sessioni il 2 marzo e il 22 aprile, alla testa di un sestetto comprendente John Coltrane (sax t) Julian “Cannonball” Adderley (sax a), Bill Evans e Wynton Kelly, al piano, Paul Chambers (bs), Jimmy Cobb (brt). La presenza di due pianisti verrà spiegata in una successiva intervista da Jimmy Cobb: «Non era la prima volta che Miles si comportava così. Ogni tanto portava in studio due strumentisti per certe idee che aveva […] Per il blues voleva determinate cose e sapeva che Wynton era l'uomo giusto, per certa musica più delicata ne voleva altre e l'uomo giusto era Bill».
Questo album era la prosecuzione del nuovo cammino abbozzato con il precedente Milestones, che ora prendeva concretamente forma con l'improvvisazione modale, improvvisazione non basata sugli accordi di un tema (sistema tonale), ma su diversi tipi di scale o modi (da cui modale, appunto).
Nella prima sessione del 2 marzo vennero registrati i primi tre brani: So WhatFreddie Freeloader e Blue in Green, il primo e il terzo con Evans al piano e il secondo con Kelly. Nell'ultimo brano non suona Cannonball.
La genesi di questa sessione fu particolare, Miles aveva portato in studio solo degli abbozzi di quello che ogni musicista doveva suonare per stimolarne la spontaneità e tutto venne registrato al primo tentativo.
Il 22 aprile vennero registrati gli altri due brani che completano l'album: Flamenco Sketches e All Blues, che, però questa volta non vennero registrati al primo tentativo, in quanto di entrambi i brani esistono due takes.
Ciò detto non resta che invitarvi a riprendere in mano ed a riascoltare quest'album (per chi già lo possiede) o correre ad acquistarlo (per chi ancora non ce l'ha) per gustarne a pieno la qualità. Più lo si ascolta e più se ne apprezza la bellezza.
Come assaggio vi propongo questo video, realizzato lo stesso anno, in cui viene proposto il brano più famoso dell'album. La formazione che lo esegue non è proprio la stessa, mancano Cannonball Adderley, quel giorno indisposto e Bill Evans sostituito da Wynton Kelly, ma l'atmosfera è la stessa. L'orchestra sullo sfondo è quella di Gil Evans, riunita per altre riprese.