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mercoledì 24 giugno 2015

70 anni fa con i "V-Disc" il Jazz rientrava in Italia

Una pagina di storia

Sono trascorsi 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e nei ricordi di quelli che, come me, quell'epoca l'hanno vissuta, più o meno giovani, ci sono ancora le grandi novità che arrivavano insieme alle truppe americane; il chewing gum, la Coca Cola, i piselli in polvere, il minestrone in scatola Campbell's, le Lucky Stike, le Camel, le Chestefield e la musica dei V-Disc.


Questi ultimi erano dischi a 78 giri particolari, realizzati appositamente per le truppe al fronte e stampati nell'insolito formato da 30 cm, più grande dei dischi normali, per contenere più musica, inoltre erano infrangibili, per poter essere impacchettati e spediti intorno al mondo. La V stava per Victory. 
Prodotti su iniziativa del governo degli Stati Uniti per allietare i momenti di riposo dei militari nel turbine della guerra, contenevano un repertorio fra i più vari che andava da Bing Crosby a Toscanini, dalle canzoni popolari alla musica folk, ma la parte del leone la faceva il jazz, e in particolare, lo Swing, che all'epoca era popolarissimo fra i giovani statunitensi. 




Alcuni motivi come questo In the Mood di Glenn Miller o il Boogie Woogie di Tommy Dorsey rappresenteranno una specie di colonna sonora di quello straordinario periodo.







La maggior parte di quelle incisioni erano brani originali realizzati apposta per quell'esigenza, spesso introdotti da un breve saluto dell'artista ai militari, come in questo Pee Wee Speaks con Pee Wee Russell e La Muggsy Spanier V-Disc All Stars





oppure registrazioni di trasmissioni radiofoniche, sempre dedicate. Se si considera poi che a causa del recording ban - lo sciopero dei musicisti contro le case discografiche per problemi di royalties - dal 1942 al 1944 non venne registrato nessun brano nuovo, questi dischi hanno avuto anche un valore documentario.
In Italia, con il divieto di importazione dei dischi di jazz dal 1938, in pratica il jazz era bandito, e quel poco che circolava grazie ai musicisti italiani era mascherato con titoli assurdi tipo Tristezza di San Luigi (per S. Louis Blues) o Animo Sereno (per Mood Indigo) o ancora Anime Gemelle (per I Wish I Where Twins) e così via, ma vi erano anche orchestre italiane, come quella di Pippo Barzizza, che suonavano pezzi italiani con arrangiamenti stile Big Bands. Un esempio è questo brano del 1942, dello stesso Barzizza, in cui è possibile anche apprezzare la qualità dei solisti da Sergio Quercioli al clarinetto, a Gaetano Gimelli alla tromba e Francesco Bausi alla batteria.


Questo lungo digiuno ebbe fine con l'arrivo della 5a Armata americana che, con i suoi militari, oltre alla fine della guerra e la liberazione dal fascismo, portò nuova allegria.
Adriano Mazzoletti, di un paio d'anni più vecchio di me, ricorda:
Le feste da ballo erano all'ordine del giorno ed i militari della quinta armata giungevano con sotto braccio i pacchi appena giunti dagli Stati Uniti con dentro decine di V-Disc nuovi fiammanti e, alla fine della serata, molto spesso quei dischi infrangibili rimanevano lì, sul tavolo, accanto al grammofono a manovella e non mi vergogno di dire che con gli amici si faceva man bassa.
Fu così che molti scoprirono Pee Wee Russell, Jack Teagarden, Bobby Hachett, oltre ai grandi Duke Ellington, Louis Armstrong, Lionel Hampton, Benny Goodman, Glenn Miller ecc.
Poi verso il 1948 il Dipartimento della guerra, proprietario dei diritti sui V-Disc, decise di distruggere tutte le matrici e i pezzi rimasti in circolazione divennero rarità da collezione.
All'inizio degli anni '80 una casa discografica italiana decise di ripubblicare su Lp il meglio di quei dischi in una serie di 10 volumi con il titolo "Gli anni d'oro della musica americana", e la rivista "Musica Jazz", che proprio allora aveva iniziato ad allegare al giornale un Lp, offrì ai propri lettori un disco appositamente realizzato, con una selezione della suddetta raccolta. Dopo oltre 30 anni anche questo disco è divenuto una rarità e pertanto lo riproponiamo per dare la possibilità ai più giovani che non conoscono quella musica di farsi un'idea ed ai più vecchi di rinfrescarsi la memoria.



Gli anni d'oro della musica americana
(compilation)

Musica Jazz 12/1981
(su licenza Fonit Cetra)



A1. The Tattooed Bride (part one)
Duke Ellington and his orchestra

A2. Caldonia
Woody Herman and his orchestra

A3. Gee Baby Ain't Good to You
Count Basie and his orchestra
(vocal Jimmy Rushing)

A4. Souther Scandal
Stan Kenton and his orchestra

A5. Let's Fall in Love
Benny Goodman Quintet

A6. I'm Confessin' That I Love You
Louis Armstrong and his V-Disc All Stars




B1. Tin Roof Blues
Muggsy Spanier and his V-Disc Dixieland

B2. Where or When
Art Tatum

B3. The Man I Love
Coleman Hawkins

B4. Frim Fram Sauce
King Cole Trio 

B5. There'll Be A Jubilee
Mildred Bailey

B6. Washboard Blues
Yank Lawson and his Dixieland Blues

Buon ascolto!

mercoledì 11 luglio 2012

Ricordo di George Gershwin a 75 anni dalla sua scomparsa


L'11 luglio di 75 anni fa moriva, per un tumore al cervello a soli 39 anni, George Gershwin, universalmente considerato il più grande compositore statunitense "bianco" del XX secolo.
Figlio di un emigrante ebreo di origine russa, nacque a New York il 26 settembre 1898 come Jacob Gershovitz e in seguito americanizzò il nome in George Gershwin. 
Il seguente breve raro filmato ce lo mostra mentre si esibisce nella sua composizione I Got Rhythm. Naturalmente non si tratta del 1943 come erroneamente riporta la scritta, essendo morto nel 1937.



Il suo straordinario talento musicale spaziava dal musical, di cui è considerato l'iniziatore, all'opera lirica, dal jazz alla musica classica. La sua produzione musicale fu immensa, almeno 700 canzoni, in massima parte scritte assieme al fratello Ira (Israel), eccellente paroliere, decine di musical teatrali e cinematografici da Lady Be Good a Funny Face, da Strike Up the Band a Girl Crazy, oltre a numerose composizioni classiche: Rhapsody in Blue, Concerto in fa, An American in Paris e l'opera lirica Porgy And Bess, ambientata nella Carolina Sud di fine '800, con un cast di colore. Entrato giovanissimo nel mondo della musica come pianista e compositore, si fece presto notare per le sue doti creative. Nel 1920 una sua canzone: Swanee, venne portata al successo dal cantante più famoso del momento: Al Jolson.



Questo evento gli aprì la strada verso la popolarità e le sue composizioni cominciarono ad essere richieste e a diffondersi anche fuori degli Stati Uniti. Fra le numerose canzoni scritte in quei primi anni merita, in particolare, di essere ricordata Somebody Loves Me dalla rivista Scandals del 1924, ancora oggi considerata uno dei capolavori della musica leggera, che divenne presto anche un Jazz Standard ripreso nel tempo da tutti i maggiori jazzisti. La versione qui proposta è quella realizzata nel 1945 da Lester Young con Nat "King" Cole al piano e Buddy Rich alla batteria.




Il 1924 fu anche l'anno del suo primo musical: Lady Be Good, con protagonisti principali Fred Astaire e sua sorella Adele, due giovani cantanti e ballerini molto popolari a Broadway. 


Lo spettacolo fu un vero trionfo grazie sia alla bellissima musica, sia ai bravissimi interpreti. Oltre a quella del titolo almeno altre due canzoni di quel musical diventeranno famose e resteranno nel tempo: Fascinating Rhythm e The Man I Love. La prima, veramente "affascinante" nel suo ritmo sincopato  e frammentario, possiamo ascoltarla qui nella versione originale interpretata proprio da Fred Astaire e sua sorella, accompagnati al piano dallo stesso Gershwin.


La seconda invece ebbe un destino più tormentato, infatti inspiegabilmente non venne accolta con entusiasmo dal pubblico e venne, quasi subito, tolta dallo spettacolo. Fortunatamente fra il pubblico era presente Lady Mountbatten, nobildonna inglese che rimase particolarmente colpita da quel brano e pregò Gershwin di farle avere una copia della spartito. Una volta rientrata in patria la fece suonare durante feste da lei organizzate. Fu così che la canzone cominciò a circolare e presto giunse anche a Parigi. 




Questa fama le fece rivalicare l'oceano e venne ripresa negli USA, dove in breve ebbe il successo che fino ad allora era mancato. Da allora nel tempo divenne la canzone in assoluto più famosa di quelle scritte dai fratelli Gershwin e venne eseguita da tutti i maggiori musicisti. Di seguito riproponiamo quella che, a nostro avviso, resta la migliore interpretazione di sempre, quella di Billie Holiday con Lester Young del dicembre 1939. 


Il 1924 fu l'anno cruciale per Gershwin in quanto il 12 febbraio a New York venne anche eseguita per la prima volta la Rapsodia in Blue con l'orchestra diretta da Paul Whiteman e lo stesso Gershwin al piano.


Il successo fu strepitoso, Un critico musicale l'indomani scrisse: "Tutti noi, che amiamo sul serio la musica, abbiamo oggi nel cuore una sola certezza: l'opera di questo grande creatore vivrà in eterno". In tempi brevi la rapsodia fu eseguita in tutta l'America e si diffuse nel mondo intero, dando all'autore celebrità e ricchezza.
Da allora la sua popolarità crebbe a dismisura, inanellando una serie di trionfi sia negli USA, sia in Europa, dove, durante le tournée, veniva accolto con grande entusiasmo.
Non è possibile rievocare qui tutti i suoi straordinari successi. Ci limitiamo a ricordarne alcuni fondamentali come il Concerto per pianoforte in fa nel 1925, il musical Funny Face del 1927 che comprendeva un'altra famosa canzone: 's Wonderful. Nel 1929 compose un'altro strepitoso successo, An American in Paris un poema sinfonico che, con la Rapsodia, divenne una delle sue opere più note ed eseguite nel mondo. Nel 1951 il regista Vincente Minnelli ne utilizzò il titolo per realizzare un film musical con Gene Kelly e Leslie Caron che era una specie di antologia dei principali successi del compositore. 


Un "cult movie" per quelli della mia generazione. Quando lo vidi avevo circa 15 anni e fu una delle cause della mia futura passione musicale.
Negli anni successivi continuò a produrre senza sosta musiche per spettacoli teatrali, film e commedie musicali, ma l'apice della sua fama di compositore completo venne raggiunta nel 1935 con l'opera lirica Porgy and Bess, alla quale dedicò grande passione, consacrandovi il meglio di se stesso. 


La complessità della partitura e la particolarità dei temi affrontati non ne agevolarono inizialmente il successo e solo dopo la sua morte, avvenuta meno di due anni dopo la prima rappresentazione,  l'opera raggiunse le vette di popolarità che meritava. Se oggi l'opera non viene rappresentata molto spesso, la sua musica fa ormai parte della storia del jazz, grazie a numerose interpretazioni antologiche di alcuni dei più famosi artisti, che si perpetuano ancora oggi, da Louis and Ella, a Miles Davis, da Ray Charles a Paolo Fresu, solo per citarne alcuni.

Concludiamo questa sintetica rievocazione con un video ripreso al New Morning di Parigi, giusto 10 anni fa, in cui Paolo Fresu e il suo quintetto eseguono un brano tratto dall'opera: I Got Plenty of Nothing



Sito ufficiale George & Ira Gershwin: http://www.gershwin.com/

lunedì 19 dicembre 2011

Il Jazz vocale al maschile (part II)

Repost from Splinder (3 jan. 2010)


proseguiamo nella segnalarzione di altre voci maschili che negli anni hanno fatto la storia del jazz vocale.

Fra i grandi vecchi non poteva mancare Bing Crosby (1903-1977) che raggiunta la grande popolarità come star del cinema e della TV, non dimenticò mai le proprie origini jazzistiche e la gavetta fatta al fianco di musicisti del calibro di Bix Beiderbecke, Eddie Condon, Frankie Trumbauer, ecc.


Qui possiamo ascoltarlo in un gustoso Blue Room, scritto nel 1926 dal duo Rogers & Hart, e registrato nel 1956, accompagnato dalla swingante orchestra di Buddy Bregman.



Nel tempo, molti storici brani di jazz vocale sono stati realizzati da estemporanee performances di musicisti che solo raramente si esibivano come cantanti. Di seguito vengono riproposti due classici: il primo è I Can't Get Started il noto brano composto per la rivista Ziegfeld Follies 1936 da Vernon Duke con i versi di Ira Gershwin, il fratello paroliere del grande George. L'anno seguente il giovane trombettista Bunny Berigan (1908-1942) ne dette un'interpretazione vocale e strumentale che ancora oggi è considerata la miglior versione mai realizzata, tale da meritarsi nel 1975 l'ingresso nella Grammy Hall of Fame.

Purtroppo si trattò di un unicum, in quanto il trombettista morì di lì a poco, devastato dall'alcol, senza lasciare altre incisioni vocali.


L'altro brano è Stars Fell on Alabama, un classico standard composto nel 1934 da Frank Perkins con i versi di Mitchell Parish e che nel tempo ha avuto centinaia di interpreti più o meno famosi. La versione di Jack Teagarden (1905-1964),


noto trombonista e spesso spalla di Louis Armstrong in divertenti duetti, è una di quelle jazzisticamente più valide.


Un altro nome che non può mancare è quello di una star di prima grandezza come Nat King Cole (1919-1965), cui è già stata dedicata in passato un'ampia pagina (qui).


Oggi lo riascoltiamo in un'incisione dei primi anni '40, quando era principalmente un pianista jazz, che ogni tanto cantava. Il brano è It's Only a Paper Moon, altro classico standard, composto nel 1933 da Harold Arlen con i versi di E. Y. Harburg e Billy Rose.


Che dire poi della straordinaria voce di Johnny Hartman (1923-1983), strepitoso balladeur, che nel 1963 incontrando il quartetto di John Coltrane


realizzò uno degli album vocali più belli della storia del jazz, come dimostra questa versione del celebre brano di Billy Strayhorn: Lush Life.


Fra le nuove generazioni una menzione particolare merita Al Jarreau (1940), funambolo della voce, che ha anche lui iniziato con il jazz, per poi cedere alle lusinghe del pop.


Qui possiamo ascoltarlo nel famoso brano di Dave Brubeck Blu Rondò a la Turk, in cui sfodera tutta la sua versatilità vocale.


Venendo a tempi più recenti diversi sono i cantanti jazz che si sono messi in luce. Fra i più interessanti ricordiamo i bianchi Kurt Elling (1967) e Curtis Stigers (1965) e il nero Kevin Mahogany (1958).

Il primo, dopo anni di gavetta nella sua nativa Chicago, venne scoperto dalla casa discografica Blue Note, che nel 1995 lo lanciò con l'album Close Your Eyes dal quale è tratto il brano omonimo qui proposto


Dotato di un'ampia estensione vocale e di una voce baritonale molto affascinante ottenne subito un largo successo che continua tuttora. In questi ultimi anni ha collaborato con molti noti musicisti anche come apprezzato paroliere.
Curtis Stigers invece viene dal rock ed è anche un discreto sassofonista. Negli anni '80 era una star acclamata e si esibiva con Eric Clapton, Elton John ed altri. Poi di colpo verso la fine degli anni '90, ha voltato le spalle allo show business e si è dedicato alla sua musica preferita, il jazz, attività che non gli offre certo i lauti guadagni di una volta, ma che artisticamente lo soddisfa di più.

Il brano che segue Secret Heart del 2002 è tratto da uno dei suoi primi album del nuovo corso.


Kevin Mahogany infine è stato il più apprezzato cantante di colore apparso negli anni '90, è tuttora uno dei migliori in circolazione e viene considerato l'indiscusso erede di grandi del passato come Johnny Hartman o Joe Williams.

Questo Teach Me To Night è tratto da uno dei suoi albums più belli: Portrait of Kevin Mahogany del 2002. Il sax è quello i Michael Brecker.

venerdì 9 dicembre 2011

"The President" Lester Young in due video storici

Pubblicato 17 dicembre 2008


Nel post precedente consigliavo l'ascolto di alcune registrazioni jazz di Nat Cole del 1945 in trio con Lester Young e Buddy Rich.
Oggi torno su questi ultimi due proponendovi un paio di video molto interessanti del 1950, in cui sono presenti entrambi. Due video realizzati dal grande fotografo Gjon Mili, autore di quello che, unanimemente, viene considerato il miglior filmato sul jazz finora mai realizzato, quel Jammin' the Blues cui dedicai un post l'anno scorso. Per chi non lo conoscesse o desiderasse rivederlo basta cliccare qui.
In questo caso non siamo a quei livelli, comunque il clima che in quegli anni regnava in quel contesto è abbastanza ben rappresentato.
Il primo video è dedicato interamente a Lester Young che, accompagnato dal trombone di Bill Harris e sontenuto da una ritmica eccellente con Hank Jones al piano, Ray Brown al basso e Buddy Rich alla batteria,  interpreta da par suo il classico Pennies from Heaven.


Nel secondo video gli stessi sono raggiunti da Ella Fitzgerald, dal trombettista Harry "Sweet" Davis, e da un secondo sax tenore: quello di Flip Phillips. Questa volta l'esecuzione è collettiva con una serie di assoli in sequenza, inframezzati dallo swingante "scat" di Ella, sulle note di Blues for Greasy composta per l'occasione da Davis.


Vedere l'esecuzione oltre che ascoltarla, aiuta a comprendere lo spirito che aleggiava fra gli artisti in quelle occasioni ed a capire come siano poi nati certi capolavori che resteranno nella storia del jazz.

The "Unforgettable" Nat King Cole

Pubblicato sabato 13 dicembre 2008

Circa un anno e mezzo fa, ancora alle prime armi con Youtube, scelsi alcuni vecchi video in bianco e nero da mettere in condivisione, più che altro per testare il sistema, convinto che non avrebbero avuto grande fortuna e diffusione, vista la loro “anzianità”.
A distanza di tempo ho dovuto, con mia grande meraviglia, ricredermi e constatare per alcuni di quei video un successo veramente inimmaginabile, con decine di migliaia di fruitori. Uno in particolare: una magistrale interpretazione di Stardust da parte di quello straordinario artista che è stato Nat King Cole, ha superato addirittura i 400 mila contatti ed ha collezionato anche centinaia di commenti entusiastici.
A questo punto ho deciso di ampliare ancora il numero dei fruitori proponendo quel video anche su questo blog


Constatata così la grande popolarità che gode ancora oggi questo famoso cantante ho pensato di dedicargli anche un breve omaggio rievocativo corredato di altri video.


Egli è stato uno dei cantanti più amati, un vero mito, per chi come me era ragazzo negli anni della sua maggiore popolarità. All'epoca era una star internazionale, un divo acclamatissimo, secondo per fama, forse, solo al suo amico Frank Sinatra.

Molti ancora oggi conoscono le sue canzoni più popolari, le quali, una decina d'anni fa, sono state riproposte anche dall'avvenente e talentuosa cantante e pianista canadese Diana Krall nell'album All for You – A Dedication to Nat King Cole trio.


Pochi però sanno che egli è stato anche un eccellente pianista jazz, il cui trio senza batteria è stato uno dei gruppi jazz più popolari fra la fine degli anni '30 e i primi anni '40.

Nathaniel Adams Coles (in arte Nat King Cole 1919-1965) nacque a Montgomery in Alabama, profondo sud degli USA, nella numerosa famiglia di un pastore protestante. La madre, musicista dilettante, curava personalmente la musica ed il coro nelle funzioni del marito, ed iniziò tutti i figli alla musica. Nat cominciò così suonando l'organo e cantando nel coro in chiesa.
Nel frattempo la famiglia si era trasferita a Chicago dove all'epoca suonava al Grand Terrace Café il grande Earl Hines, e Nat che allora aveva poco più di 16 anni divenne un suo fervido ammiratore e cominciò ad imitarne lo stile e formò assieme al fratello e ad alcuni amici un proprio gruppo jazz. Le sue qualità pianistiche vennero presto apprezzate e venne scritturato da un gruppo che faceva swing gli Eddie Cole's Solid Swingers, con cui registrò anche alcuni brani. Dopo alterne vicende che lo videro finire in California, nel 1937 mise insieme un trio con Oscar Moore alla chitarra e Wesley Prince al contrabbasso, (nacque allora il Nat King Cole trio con la contrazione della esse dal cognome) e grazie ad una scrittura in un famoso locale lo Swanee Inn di Los Angeles, iniziò così un graduale e progressivo cammino verso il successo.
Sembra che proprio in quel locale per la prima volta Nat abbia cominciato anche a cantare per accontentare un cliente ubriaco che chiedeva con insistenza di cantargli una canzone, quella Sweet Lorraine che diverrà poi uno dei suoi cavalli di battaglia. Forse si tratta solo di una leggenda metropolitana, anche se l'interessato non l'ha mai smentita.
Mentre cresceva la fama del gruppo, che oltre a Los Angeles si esibì anche a New York e a Chicago, cresceva anche l'apprezzamento di Nat come cantante. Qui sotto l'annuncio dell'arrivo del trio al Savoy Ballroom di Harlem New York.


Nel 1943 il trio venne messo sotto contratto da una nuova casa discografica appena nata, la Capitol, con cui nacque un'intensa e fruttuosa collaborazione che durò fino alla morte di Nat avvenuta all'apice del successo nel 1965, a soli 46 anni.
In quel periodo lo stile del trio venne presto imitato da molti piccoli complessi jazz dell'epoca, e nonostante la sua fama di cantante continuasse a crescere Nat continuò a lungo a considerarsi soprattutto un pianista jazz, prendendo parte a concerti del Jazz at the Philarmonic di Norman Granz oppure ad incisioni con jazzisti famosi, spesso sotto pseudonimo per motivi contrattuali.
In particolare meritano di essere ricordate alcune incisioni del dicembre 1945, effettuate in trio con Lester Young al sax tenore e Buddy Rich alla batteria. Qui sotto la copertina dell' LP che acquistai più di 40 anni fa.


In anni recenti quelle incisioni, arricchite di inediti, sono state ripubblicate in CD e, a mio parere, non possono mancare nella discoteca di chi ama il jazz.

Passiamo ora ad alcuni video scelti dalla mia collezione. Il primo, del 1949, è una elegante versione di Monalisa.


La formazione non è più quella originale, nel 1947 infatti dopo 10 anni di collaborazione, Oscar Moore lascia in trio e viene sostituito da Irving Ashby, mentre al basso troviamo Joe Comfort.
Oscar Moore (1918-1981) merita di essere ricordato come uno dei più influenti chitarristi jazz ed uno dei pionieri assieme a Charlie Christian dell'uso della chitarra amplificata, la madre della chitarra elettrica. Purtroppo dopo aver lasciato il trio che gli aveva dato grande popolarità, la sua carriera rimase nell'ombra e dopo anni di quasi anonimato, lasciò la musica e si ritirò a Los Angeles dove per vivere fece il muratore.
Nel prossimo video del 1950 il trio è diventato quartetto,  con l'aggiunta del percussionista Jack Costanzo, ed esegue quel Sweet Lorraine di cui sopra e che rimarrà nel suo repertorio fino alla fine della sua carriera.


Segue una vivace esecuzione di Route 66 sempre del 1950, un altro straordinario successo del trio qui riproposta dal quartetto.


Il crescente successo con conseguenti films, show televisivi,  ecc., lo portò ad allontanarsi dal jazz, ma quella sua esperienza resta nella storia di quella musica.
Uno dei più famosi pianisti, il “padre”dei pianisti jazz, Earl “Fatha” Hines, suo primo ispiratore, in occasione della sua morte, avvenuta il 5 febbraio 1965, per un tumore, disse di lui:
«La fortuna di Nat iniziò quando questi scoprì di avere una bella voce, molto seducente, una voce non jazzistica che faceva sognare un po' tutti, vecchi e giovani, donne e uomini. Per noi gente di jazz, il ricordo di Nat Cole resterà comunque sempre legato alle sue imprese pianistiche, al suo stile musicale che aprì nuovi sbocchi e che nobilitò l'espressione dello strumento. Per il pubblico (e anche per certi critici) invece, Nat Cole era sinonimo di bel canto, di canzone languida e orecchiabile, impeccabilmente proposta. La massa riconosceva Nat dal suo vocal: a me, invece, bastava una nota del suo pianoforte. È stato un grande pianista e un famoso cantante
Concludiamo questa pagina con un video recente in cui la figlia Natalie Cole si unisce a Diana Krall in un omaggio al padre eseguendo Route 66.

lunedì 5 dicembre 2011

Coleman Hawkins: Daddy of Tenor Sax

Pubblicato venerdì 30 novembre 2007

A Coleman Hawkins va innanzi tutto riconosciuto il merito di aver per primo utlizzato con successo nel jazz il sassofono, strumento fino ad allora usato prevalentemente nel vaudville, per trarne suoni con effetto comico, ma non è solo questo il motivo per considerarlo il padre del sassofono jazz. La definzione è soprattutto dovuta al gran numero di tenorsassofonisti che per generazioni hanno derivato il proprio stile dal suo.
Secondo J. H. Berendt, il noto critico e storico del jazz, in tutta la storia del jazz esistono solo altri due musicisti che possono annoverare un analogo numero di strumentisti che si siano ispirati, sia pure con ampio margine di libertà, al loro stile: Louis Armstrong e Charlie Parker.
Questa pagina vuol essere solo un sintetico ricordo, arricchito da qualche video e qualche traccia musicale, senza pretendere di rievocarne la straordinaria carriera e la sterminata discografia.
Coleman Hawkins (1904-1969) esordì a 18 anni con il gruppo Jazz Hounds che accompagnava la allora celebre cantante di blues "Mammie" Smith. (nella foto a sn. della cantante, nella tipica posa plastica di quegli anni).
L'anno dopo entrò a far parte dell'orchestra più popolare dell'epoca, quella di Fletcher Henderson, nella quale, per diversi anni, fu uno dei solisti più apprezzati.
Nel 1934, incuriosito dall'Europa e dalla sua cultura, avendo avuto indicazioni favorevoli da colleghi che lo avevano preceduto, decise di lasciare gli Stati Uniti per tentare la fortuna nel vecchio continente.
L'esperienza fu sicuramente felice e produttiva, la permanenza si protrasse per cinque anni e contribuì a dare anche un significativo impulso all'emergente jazz europeo.
A quel periodo (1935) risale il primo video proposto, una vera rarità, la prima testimonianza filmata di Hawkins, una specie di videoclip, che veniva proiettata al cinema, come pubblicità del relativo 78 giri. Il brano è I Wish I Were Twins


Nel 1939, anche per i venti di guerra che ormai aleggiavano, tornò negli Stati Uniti. Nonostante i cinque anni di assenza e di isolamento - i suoi dischi europei non giungevano oltreoceano - in quello stesso anno la sua popolarità esplose improvvisamente con un'incisione che entrerà nella storia del jazz. Quel Body and Soul, che diventerà il suo maggior successo discografico di sempre, e che viene indicato come «una specie di canone definitivo per interpretare una ballata nel jazz, uno stile esecutivo senza tempo, che non è mai invecchiato» (J. H. Berendt).
Anziché mettere qui la versione classica del 1939, abbastanza nota, ho preferito inserire un'esecuzione video degli ultimi anni di vita dell'artista (1967), con accompagnatori di prim'ordine: Teddy Wilson al piano, Louie Bellson alla batteria e (forse) Jimmy Woode al basso.


Quasi trent'anni dalla prima incisione e il fascino resta lo stesso, anche se l'esecuzione risente dell'età e delle non felici condizioni di salute di Hawkins.
Nei primi anni quaranta, dopo essere tornato prepotentemente sulle scene newyorkesi, si avvicinò al bebop ed ai suoi giovani interpreti. Nel 1947 incise quattro tracce alla testa di un gruppo di giovani boppers comprendente Miles Davis alla tromba reduce dalle prime incisioni con Charlie Parker, Kay Winding, altro giovane emergente, al trombone, Hank Jones al piano, e (forse) Curley Russell al basso e Max Roach alla batteria.
Fra queste ho scelto Bean A Re-Bop, brano tipicamente bebop, nel quale dopo l'assolo robusto del leader è possibile sentire la tromba ancora acerba di Miles Davis.


Di quel periodo è anche questo breve filmato tipicamente bebop Rifftune tratto da un modesto thriller "Crimson Canary" ambientato nel mondo del jazz. Il gruppo diretto da Hawkins comprende alcuni dei migliori musicisti bebop del momento: Howard McGhee alla tromba, Sir Charles Thompson al piano, Oscar Pettiford al basso e Denzil Best alla batteria.


Nel filmato seguente del 1950 lo vediamo invece suonare per la prima volta con Charlie Parker, che qui gli fà da spalla in questo tipico esempio di ballata improvvisata dai due. Il titolo del brano infatti è Ballade e la sezione ritmica che li accompagna è altrettanto elitaria: Hank Jones al piano, Ray Brown al basso e Buddy Rich alla batteria. È  interessante osservare all'inizio l'ammicante gesto di ammirazione di Parker nei confronti del più anziano collega.


Nel quadro della ricerca e sperimentazione di quegli anni egli uscì dagli schemi sia del balladeur, sia del bebop con un esperimento decisamente diverso dagli altri e che produsse una delle opere più significative del jazz moderno: Picasso, un'improvvisazione per sax tenore solo.



Dietro quest'opera, secondo il critico Marcello Piras: «... si spalanca un abisso di angoscia ineffabile, un senso di solitudune cosmica e di incomunicabilità, che trascende il banale dato tecnico del "solo sax" e anzi lo giustifica sul piano poetico», ma l'esperimento non venne accolto favorevolmente dal pubblico.
Hawkins tornò a suonare come piaceva al pubblico, sia pure con disagio.
In questo video si cimenta con Nat King Cole e il trio di Oscar Peterson in una bella versione di Sweet Lorraine.


In quegli anni comunque non trascurò i rapporti con quei musicisti come Thelonius Monk, John Coltrane, Max Roach, Shelly Manne Sonny Rollins e altri, che si dedicavano  a sperimentare nuove forme espressive, realizzando con alcuni di loro album memorabili dei quali dovremo riparlare in un'altra occasione.

venerdì 2 dicembre 2011

Ella Fitzgerald e il duetto vocale

Pubblicato mercoledì 26 settembre 2007 


Proseguendo nell'arricchimento dei post sul Duetto vocale nel Jazz torniamo sulla grande Ella Fitzgerald che con Armstrong ha primeggiato in questo genere di performances. In questo video degli anni '50 la vediamo assieme a Nat King Cole, ospite del Nat King Cole TV Show, in una divertente interpretazione del classico It's Alright with Me di Cole Porter.


La sua grande versatilità vocale e la straordinaria vivacità sono confermate da questa brevissima clip di 30" con un altro grande vocalist Mel Torme.


Finora l'abbiamo vista duettare con voci maschili, ma anche con le partners femminili non se la cavava niente male, come ci dimostra questa "blues medley" con Dinah Shore ripresa agli inizi degli anni '60. L'orchestra che le accompagna è quella di Nelson Riddle, veramente straordinaria. 


Concludiamo questa breve rassegna spostandoci negli anni '80 dove la ritroviamo in una eccezionale performance a tre con altre due grandi: Peal Bailey, la padrona di casa, e la "divina" Sarah Vaughan.