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martedì 20 dicembre 2011

Michel Petrucciani Live at North Sea Jazz Festival (1993)

Repost from Splinder (13 mar. 2010)


Recentemente un amico che conosce il mio interesse per la musica di Michel Petrucciani mi ha procurato una rara registrazione privata di un suo concerto di piano solo tenutosi all'Aja il 9 luglio 1993 nell'ambito del North Sea Jazz Festival

north_sea_jazz_festival


Ogni concerto di Michel solo al piano era una vera emozione, come può testimoniare chi, come me, ha avuto la fortuna di ascoltarlo negli anni. Il suo pianismo lirico e sensibile, mai ripetitivo emanava una forza di volontà e una vitalità, date le sue condizioni fisiche, quasi incredibile.

michel petrucciani

Un primo assaggio ce lo offre il seguente video realizzato durante la stessa tournée, a pochi giorni di distanza, in cui ascoltiamo Caravan un brano non eseguito al concerto dell'Aja.


Qui di seguito è possibile ascoltare l'intero concerto, la cui insolita brevità, poco più di mezz'ora, fu dovuta al fatto che quel Festival era una specie di maratona e quella notte, quando Michel salì sul palco, era quasi l'una e la serata volgeva ormai al termine. Questo non inficiò la qualità dell'esibizione che fu come sempre straordinaria.




La  registrazione può anche essere scaricata (qui) e ascoltata in seguito.

lunedì 12 dicembre 2011

Grappelli & Petrucciani: un felice connubio discografico

Repost from Splinder (24 jan. 2009)


Chi, come me, colleziona dischi, fra le centinaia e centinaia di albums ne privilegia un certo numero ( i famosi "dischi da portare su di un'isola deserta") nei confronti dei quali nutre una  particolare attrazione, non sempre dovuta, esclusivamente, al solo valore artistico-musicale, ma anche legata a vari fattori contingenti e di gusto personale.
Nel mio caso fra i numerosi dischi inclusi nella suddetta categoria voglio oggi segnalare: Flamingo (Dreyfus Jazz - 1996) con Stéphane Grappelli e Michel Petrucciani, sostenuti ritmicamente da George Mraz al basso e Roy Haynes alla batteria.


1. These Foolish Things
2. Little Peace in C for U
3. Flamingo
4. Sweet Georgia Brown
5. I Can't Get Started
6. I Got Rhythm
7. I Love New York in June
8. Misty
9. I Remember  April
10. Lover Man
11. There Will Never Be Another You
12. Valse du Passe

Da pochi giorni mi ero trasferito a Parigi quando venne diffusa la notizia della scomparsa di Stéphane Grappelli, il violinista francese considerato, con Joe Venuti e Stuff Smith, uno dei massimi esponenti di quello strumento in campo jazzistico.

In situazioni del genere a me viene voglia, e penso di non essere il solo, di rendere omaggio a questi grandi che ci hanno lasciato, riascoltando la loro musica. Nel caso specifico mi accorsi che, a parte il cofanetto con tutte le incisioni con Django Reinhardt e il Quintette du Hot Club de France, non avevo dischi più recenti. Così andai in quel paradiso del disco che era allora la FNAC di Parigi dove trovai questo disco e ne rimasi subito affascinato.





Sweet Georgia Brown


I Can't Get Started


Com'è possibile capire dai brani proposti, si tratta di un album che presenta alcune caratteristiche particolari che lo rendono unico nel suo genere, grazie anche all'uso del violino, strumento non comune nel jazz. Infatti vede il connubio di due dei più grandi jazzisti francesi ed europei, che, pur separati da quasi cinquant'anni d'età, s'integrano perfettamente come se avessero suonato insieme da sempre. Petrucciani ha così commentato il suo incontro con Grappelli:

Quando hai l'opportunità d'essere complice di un musicista del calibro di Stéphane Gappelli, di poter condividere la sua conoscenza della Musica e dei suoi segreti, ti rendi conto che il jazz ti ama.

Vi è poi la scelta dal repertorio costituito quasi esclusivamente da standards famosi, che facilitano il dialogo improvvisativo dei due artisti, aiutati in questo dallo straordinario contributo ritmico di due grandi professionisti come George Mraz e Ray Haynes.
Insomma un disco diverso, piacevole tutto d'ascoltare.

domenica 11 dicembre 2011

New York 1989 - The Manhattan Project (W. Shorter, M. Petrucciani, S. Clarke, L. White): una pagina di grande musica live.

Pubblicato il 10 giugno 2010


Poco più di venti anni fa, il 16 dicembre 1989, grazie ad un'idea del batterista Lenny White,


la Blue Note riunì negli studi Chelsea di New York, per una registrazione live con il pubblico, alcuni eccellenti musicisti jazz e fusion. L'idea di fondo era quella di prendere alcuni noti brani del repertorio jazzistico e dare loro una veste più attuale, utilizzando un classico quartetto jazz:

Wayne Shorter: sax tenore,
Michel Petrucciani
: piano,
Stanley Clarke
: basso
Lenny White
: batteria,

spalleggiato dalle tastiere di Gil Goldstein e Pete Levin, che dovevano creare l'ambiente fusion.

Se questo contesto era abbastanza normale per White e Clarke, reduci dalla comune esperienza con Chick Corea nei Return to Forever, ed anche per Shorter, di cui è ben nota l'esperienza con i Weather Report, desta una certa curiosità la presenza di Petrucciani, abbastanza lontano da simili esperienze, il quale, però, grazie ad una straordinaria versatilità, si inserisce perfettamente nel contesto, mostrando un lato del suo pianismo abbastanza insolito.

Menzione particolare merita il collaudato connubio con Wayne Shorter, che ci regala straordinari momenti di grande musica ed anche la presenza, in Autumn Leaves (presente solo nel DVD) della bellissima voce di Rachelle Ferrell


Tracklist
1. Old Wine, new Bottles
2. Dania
3. Michel's Waltz
4. Stella by Starlight
5. Goodbye Pork Pie Hat
6. Virgo Rising
7.  Nefertiti
8. Summertime

Inizialmente pubblicato in CD alcuni anni dopo venne messo in commercio anche il DVD con la ripresa video di tutta le serata. 
Concludiamo proponendovi  l'eccellente versione di Autumn Leaves dalla voce di Rachelle Ferrell.

martedì 6 dicembre 2011

Ancora Michel Petrucciani a Umbria Jazz

Pubblicato venerdì 11 gennaio 2008


Proseguo qui l'omaggio a Michel, iniziato ieri, con il video di un'altra delle sue diverse partecipazioni a Umbria Jazz, quella del 1991, in cui si esibì in una versione piacevole, moderna, un pò "funky" di Estate di Bruno Martino. I musicisti che l'accompagnano sono: Steve Logan (bs. el.) Victor Lewis (btr), Abdou M'Boup (perc.) Adam Halzman (sint.).

Ricordiamo Michel Petrucciani


Pubblicato giovedì 10 gennaio 2008

Questa mattina Mondo Jazz ci ha ricordato che nove anni fà,  il giorno dell'Epifania del 1999, moriva Michel Petrucciani, una perdita dolorosissima per tutti quelli che amano il jazz.
Nell'unirmi al ricordo vi rimando al mio Michel Petrucciani: genio e handicap di alcuni mesi fà.
Io l'avevo sentito diverse volte dal vivo e l'ultimo ricordo visivo che ho di lui è di quella sera del 13 luglio 1996 a Perugia dove ai Giardini del Frontone suonò accompagnato dal padre, un concerto improvvisato - il padre era giunto di corsa quel giorno per sostituire Lee Konitz impossibilitato a partecipare - ma bellissimo, emozionante.
Di seguito un breve momento di quella serata. Una delicata esecuzione di A Child is Born



venerdì 2 dicembre 2011

Michel Petrucciani: genio e handicap

Pubblicato martedì 25 settembre 2007

Non so se vi è mai capitato di sentirvi vicino ad un personaggio al punto da considerarlo un «amico», pur non conoscendolo personalmente.
A me è capitato con Michel Petrucciani (1962 - 1999) e ricordo che otto anni fà la notizia della sua scomparsa il giorno dell'Epifania del 1999, mi rattristò come può rattristarti la perdita di un vecchio amico.
I motivi di questo feeling sono diversi. Innanzi tutto era uno di miei musicisti preferiti; lo seguivo fin dai suoi esordi discografici, l'ho ascoltato diverse volte in concerto, possiedo quasi tutti i suoi dischi e molti video dei suoi concerti, che rivedo e riascolto spesso con piacere.
Inoltre molti anni fà a Perugia, durante Umbria Jazz, in un ristorante, incontrai casualmente suo padre, venuto di corsa dalla Francia, per accompagnare il figlio in sostituzione di Lee Konitz, che all'ultimo momento aveva dato forfaitTra parentesi quell'esperienza fu lo spunto per un bellissimo album Conversation (with my father)



Fu un incontro molto interessante, appena capì che ero un vero ammiratore di Michel si aprì immediatamente. Parlammo a lungo del figlio e della sua musica, mi raccontò dell'educazione musicale che gli aveva dato, della fatica e dei sacrifici, che però ricordava con orgoglio, per essere riuscito, nonstante tutto, a farne un grande musicista. Quella sera dopo il concerto avrebbe dovuto presentarmi Michel, ma la cosa non fu possibile per colpa di un addetto al servizio d'ordine troppo zelante.
Inoltre Michel era un artista che si differenziava dagli altri per il suo particolare handicap, anche se non era il solo affetto da handicap, mi vengono in mente Ray Charles, Roland Kirk, Steve Wonder, Diane Schuur, ecc., che però erano o sono tutti ciechi.
Egli invece era affetto da una gravissima malattia delle ossa (osteogenesis imperfecta) che ne ostacolava lo sviluppo. Era alto poco più di un metro e, per molti anni, arrivava in scena in braccio ad una persona che lo sedeva al piano. Solo negli ultimi anni, grazie alla sua indomita forza di volontà, riusciva ad entrare in scena con le stampelle e, letteralmente, ad arrampicarsi sullo sgabello. Ricordo ancora che la prima volta che vidi quella scena mi commossi.
Infine egli era orgoglioso della sua origine italiana, suo nonno era della provincia di Salerno, amava l'Italia dove suonava spesso ed aveva inciso anche alcuni dischi.

Di seguito un video che contiene l'intero concerto realizzato al Village Vanguard di New York nel 1984, dal quale fu tratto anche un famoso album.


Infine un video-intervista realizzato nel 1997, poco più di un anno prima della morte, in cui Michel illustra il suo nuovo progetto del quintetto, fino allora il trio era stato il suo ambito preferito, quintetto con il quale aveva registrato un dei suoi ultimi album Both Worlds.
La formazione comprendeva i nostri Flavio Boltro alla tromba e Stefano Di Battista ai saxes (che per mettersi in luce erano dovuti emigrare in Francia), Bob Brookmayer al trombone ed i fedelissimi Anthony Jackson al basso elettrico e Steve Gadd alla batteria.


Si tratta di un doveroso omaggio ad un amico, che con il tempo cercherò di arricchire con altro materiale.