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lunedì 13 maggio 2013

Rarità discografiche: Duke Ellington al Festival Internazionale del Jazz di Sanremo 1964

Il Festival Internazionale del Jazz di Sanremo è stata la prima importante manifestazione jazzistica italiana nata nel 1956 ad opera di alcuni appassionati italiani, che facevano capo alla rivista "Musica Jazz" e fu la prima manifestazione organizzata con carattere continuativo in Europa (vds. Arrigo Polillo: Stasera Jazz, Milano, 1978, p. 76 ss.). Le tracce audio e video di quei 10 anni di concerti sono molto poche. (Per maggiori dettagli vds. il post di Jazzfromitaly sull'argomento).


Qui ci limitiamo a riproporre un raro disco pubblicato nel 1980 in cui è possibile ascoltare l'esibizione di un gruppo di otto elementi guidati da Duke Ellington avvenuta durante la serata di chiusura dell'edizione del 1964. 

photo (c) by Riccardo Schwamenthal / Ctsimages.com - PhocusAgency

In quei giorni Ellington si trovava a Parigi con la sua orchestra, ma il budget del Festival non consentiva di scritturarla interamente, così si addivenne al compromesso di assoldare solo i solisti principali, che formarono un ottetto insolito e, credo, unico: 

Ralph Ericson (tr)
Lawrence Brown (tbn)
Johnny Hodges (as)
Paul Gonsalves (ts)
Harry Carney (bar)
Duke Ellington (p)
Gilbert Rovère (bs)
Sam Woodyard (dr)


che consentiva, ai singoli solisti, rivelatisi quella sera in piena forma, di evidenziare al meglio le loro potenzialità.
Il programma era incentrato essenzialmente sul songbook ellingtoniano


I nastri di quella serata dovevano restare inediti e la loro pubblicazione suscitò diversi problemi e, per quel che ne so, non sono mai stati ripubblicati, o comunque sono difficilmente reperibili.



1. Take the "A" Train
2. C Jam Blues
3. On the Sunny Side of the Street
4. Caravan
5. I Got It bad and Ain't Good

In questa prima parte è possibile apprezzare soprattutto lo straordinario suono e la ineguagliabile melodicità di Johnny Hodges oltre al virtuosismo pianistico del Duca in Caravan.



6. Sophisticated Lady
7. Medley: I Let a Song Go out of Me; Don't Get Around Much Anymore
8. Solitude
9. Rockin' in Rhythm

In questa seconda facciata è possibile apprezzare Harry Carney nel suo pezzo più famoso Sophisticated Lady in cui ancora una volta dimostra di essere un solista straordinario e Lawrence Brown nel classico Solitude in cui suona col trombone sordinato.
Una rara e straordinaria pagina di storia del Jazz che merita di non andare perduta.


giovedì 4 ottobre 2012

The King of Swing at The Carnegie Hall (16 jan.1938)

Fra poco più di due mesi saranno trascorsi 75 anni da quella storica serata del 16 gennaio 1938 in cui, per la prima volta, il jazz entrò alla Carnegie Hall, fino ad allora considerata il tempio della musica classica. Questo evento di rottura avvenne grazie a Benny Goodman, che, nel corso dell'anno appena trascorso, aveva raggiunto dei vertici di popolarità impensabili per l'epoca, al punto da essere proclamato Re dello Swing, e paragonabili, fatte le debite proporzioni, a quelli di una rockstar di oggi.


L'avvenimento fece grande scalpore e rappresentò un punto di svolta nei programmi della sala da concerto newyorkese, che costituirà l'avvio di manifestazioni analoghe negli anni successivi. Duke Ellington, Charlie Parker, Billie Holiday, Miles Davis e molti altri, negli anni, si sarebbero esibiti su quel palcoscenico. 
Il successo fu strepitoso, nonostante il pubblico non fosse costituito dai giovanissimi fans del clarinettista, ma, prevalentemente, da signori della classe benestante in abito da sera e smoking, come si può constatare dal seguente video realizzato con filmati d'epoca.


Il critico del New York Times il giorno dopo scrisse che Benny Goodman, che indossava un elegantissimo frack, venne accolto dalla sala con un caloroso applauso, come se fosse stato Toscanini.
Il concerto venne registrato con un solo microfono posto in alto sopra il palco, e quelle registrazioni rimasero in un cassetto per oltre vent'anni. Finalmente con l'avvento del Long Playing la CBS ebbe l'idea di pubblicare l'intero concerto contenuto in due dischi da 33 giri, consentendo agli appassionati di godere di questo storico evento.




Il concerto si aprì con le note di Don't Be That Way eseguita dall'orchestra con gli assolo nell'ordine di Benny Goodman, Babe Russin al sax tenore, Harry James alla tromba e Gene Krupa alla batteria, entrambi accolti da scroscianti applausi, e infine Vernon Brown al trombone.


L'orchestra continuò con Sometimes I'm Happy, non incluso nel disco perché la registrazione era difettosa.
Il brano successivo era One O'Clock Jump, un omaggio a Count Basie, - presente quella sera e che più avanti prenderà parte alla jam session - con un lungo solo iniziale del pianista Jess Stacy, gli altri solisti sono nell'ordine Russin, Brown, Goodman e James.



La fase successiva del concerto prevedeva una specie di rassegna storica intitolata "Venti anni di Jazz" e per l'occasione all'orchestra si unirono alcuni famosi solisti: Bobby Hackett alla cornetta, e gli ellingtoniani Johnny Hodges al sax soprano, Harry Carney al sax baritono e Cootie Williams alla tromba. 
Vennero eseguiti brani storici per ricordare l'evoluzione del jazz dalle origini, aprendo con un omaggio alla Original Dixieland Jazz Band. Il brano scelto era Sensation Rag eseguita quasi alla lettera da Goodman con Gordon Griffin al sax ten., Vernon Brown al trombone, Gene Krupa alla batteria e Jess Stacy al piano.


Il brano successivo era I'm Coming Virginia, un omaggio a Bix Beiderbecke, con Bobby Hackett alla cornetta e Allan Reuss alla chitarra che esegue la parte che era di Eddie Lang.


Il jazz di Chicago degli anni '20 e l'orchestra di Ted Lewis sono l'oggetto con When My Baby Smiles at Me del successivo omaggio


Non poteva mancare un breve omaggio a Louis Armstrong con Shine eseguito da Harry James.


L'omaggio successivo è all'altro grande maestro: Duke Ellington, in questo Blue Reverie in cui emergono gli ellingtoniani Hodges, Carney e Williams con al piano Jess Stacy.


Segue un'autocelebrazione dell'orchestra, con questa poderosa esecuzione di Life Goes to Party. Il brano scritto da Harry James e Benny Goodman, era dedicato al magazine illustrato Life, che aveva pubblicato un ampio servizio fotografico di una tournée dell'orchestra.



La fase della rievocazione storica si conclude con un'affollata e lunga jam session sulle note di Honeysuckle Rose, il noto brano di Fats Waller. Sul palco salgono Count Basie, con alcuni suoi orchestrali: Lester Young, Buck Clayton, Freddie Green, Walter Page, gli ellingtoniani Johnny Hodges e Harry Carney e infine Benny Goodman con i suoi Harry James, Vernon Brown e Gene Krupa. Quasi un quarto d'ora di puro jazz nel quale i protagonisti si alternano in brillanti performances solistiche. 


La fase successiva è dedicata ai piccoli complessi di Goodman: il trio con Teddy Wilson e Gene Krupa ed il quartetto con l'aggiunta del vibrafono di Lionel Hampton. Il trio esegue una particolare versione di Body and Soul


Il quartetto segue con tre brani del proprio classico repertorio: Avalon


seguito da The Man I Love


per concludere con I Got Rhythm



Dopo il quartetto rientrò l'orchestra per un'ulteriore sequenza di brani, cominciando con un famoso standard Blue Skies, nell'elegante arrangiamento di Fletcher Henderson, aperto dalla sezione delle trombe, con l'intervento di Vernon Brown e successivamente quello di Adrian Rollini al sax tenore, di Harry James alla tromba e di Goodman.


Il brano seguente era un motivo tradizionale scozzese Loch Lomond, arrangiato da Claude Thornill e affidato alla voce di Martha Tilton, voce solista dell'orchestra. La tromba è sempre quella di Harry James.


Un altro noto standard di Rogers & Hart, arrangiato ancora da Flether Henderson, Blue Room con in evidenza la tromba di Gordon Griffin.


Segue un tipico brano goodmaniano Swingtime in the Rockies, tromba solista Ziggy Elman


conclude questa seconda parte dell'orchestra un brano particolare tratta da un musical Bei Mit Bist Du Schon, reso celebre dalle Andrews Sisters, qui ripreso da Martha Tilton e da Ziggy Elman.


Nel brano successivo si torna al trio con un altro suo popolarissimo tema China Boy con un vivace confronto tra la batteria di Krupa e i vibrafono di Hampton 


il quartetto invece si cimenta qui in un brano di solito eseguito dall'orchestra il famoso Stomping at the Savoy


e conclude con un vivacissimo Dizzy Spells, composizione collettiva del gruppo, che consente di valutare a pieno le qualità virtuosistiche dei componenti 


Per il gran finale torna l'orchestra con quel Sing, Sing, Sing brano entrato nella leggenda grazie, soprattutto, alla vulcanica esibizione di Gene Krupa.


Il successo fu travolgente, gli applausi si conclusero con una standing ovation e i bis furono più di uno. Nel album venne tuttavia riportato solo Big John's Special, un vecchio successo di Fletcher Henderson ripreso da Goodman e divenuto presto uno dei brani più noti dell'orchestra.


In conclusione uno storico avvenimento che ancora oggi è pienamente godibile nonostante siano passati 75 anni, la mia intera vita!!!

P.S.: un particolare ringraziamento va al canale Irh1966 di Youtube che ha avuto la pazienza di postare l'intero album con tracce di qualità molto buona.

mercoledì 25 luglio 2012

I miei standards preferiti: I Cried for You (1923)

I Cried For You venne scritta dai musicisti Gus Arnheim e Abe Lyman e dal paroliere Arhur Freed nel 1923 ed è uno degli standards più vecchi e longevi della storia del jazz. La canzone ebbe subito un notevole successo di vendite sia di dischi, sia di spartiti.


Di seguito possiamo ascoltare la versione strumentale originale registrata da un'orchestra dell'epoca.


Nel 1936 la canzone ebbe una sua seconda giovinezza grazie a Teddy Wilson, che la riprese e ne realizzò la prima vera versione jazzistica, con un gruppo di musicisti che sarebbero diventati tutti famosi: Jonah Jones alla tromba, Johnny Hodges al sax alto, Harry Carney al sax bar., Teddy Wilson al piano, Lawrence Lucie alla chitarra, John Kirby al basso e Cozy Cole alla batteria. La parte vocale venne affidata a Billie Holiday, una giovane cantante ventunenne, che si stava facendo conoscere sia per la sua voce particolare, sia per le qualità interpretative.



Il brano riscosse un successo inaspettato ed il disco vendette un numero di copie enorme per l'epoca, contribuendo alla affermazione della cantante.


Questo motivo rimase sempre nel repertorio della Holiday, che, lungo la sua carriera, ne registrò diverse versioni.
Il successo del disco indusse molti altri artisti a riprendere il brano, che divenne un vero e proprio standard. Fra le molte versioni di quegli anni, quasi tutte vocali, proponiamo il filmato di quella, strumentale, dell'orchestra di Jimmy Dorsey del 1940.


Anche nel dopoguerra il brano continuò ad essere interpretato da nuovi artisti. Una cantante che lo tenne a lungo nel suo repertorio fu Sarah Vaughan, che qui possiamo ascoltare in una vera e propria rarità discografica, nella quale alla cantante  si unisce il sassofono di Lester Young. La cosa avvenne casualmente nel 1947, i due si alternavano con i loro complessi in un concerto alla Town Hall di New York ed in occasione della canzone di chiusura del set di Sarah, Lester Young e il suo trombettista Shorty McConnell si unirono alla sessione ritmica che la accompagnava. Un connubio insolito che per quanto ne so non si è mai più ripetuto.



Sempre nel 1947 Louis Armstrong ne realizzò una strepitosa versione durante il famoso concerto degli All Stars alla Shymphony Hall di Boston, cantata da Velma Middleton, in cui la tromba e la voce si alternano in uno straordinario connubio.


Nel 1950, a causa della crisi delle big band, Count Basie fu costretto a sciogliere la sua e mise insieme un piccolo gruppo composto da una sessione ritmica e da tre fiati scelti fra giovani musicisti provenienti dal be bop come Wardell Gray al sax tenore, Clark Terry alla tromba e Buddy De Franco al clarinetto. Nel filmato seguente al gruppo si unisce Helen Humes, in una vivace e allegra interpretazione del nostro motivo.



Fra le interpretazioni maschili più interessanti ricordiamo quella di Frank Sinatra dal film Il Jolly è impazzito (The Joker is Wild 1957)


ma soprattutto quella strepitosa di Jimmy Rushing tratta dall'LP Rushing Lullabies del 1959 .


All'epoca il cantante aveva 58 anni ed aveva perso una parte della brillantezza vocale che negli anni '30 lo aveva reso celebre nei ranghi dell'orchestra di Count Basie come miglior blues singer in circolazione, ma aveva acquisito un fraseggio più maturo ed esuberante come dimostra la scatenata versione proposta.
In tempi recenti una cantautrice inglese Katie Melua ha scritto un brano con lo stesso titolo, ma che non ha niente a che vedere con lo standard di cui ci siamo occupati.
Visto il gradimento riscosso da alcuni pezzi precedenti sempre sugli standards elenco qui tutti i link