lunedì 28 novembre 2011

Ancora su Enrico Rava

Pubblicato domenica 27 maggio 2007

Il video inserito in precedenza mi ha stimolato a realizzare questa pagina sul musicista italiano che maggiormente apprezzo. Finora avevo rimandato la cosa per la difficoltà di descrivere nel breve spazio di un post la poliedrica e intensa figura di Enrico Rava. Poi rovistando nei miei cassetti ho trovato come risolvere la faccenda: una lettera che nel 1985 scrissi ad un amico, che si stava convertendo al jazz e che non conoscendo nulla del "jazz made in Italy" mi chiedeva lumi e consigli. Inviandogli una prima cassetta con una compilation su Rava scrivevo:
"Come primo personaggio per il nostro corso di aggiornamento ho scelto il trombettista e flicornista Enrico Rava. Perché lui e non altri, come ad esempio D'Andrea, Gaslini, Trovesi, ecc.?
Per più di un motivo: Rava innanzitutto è il musicista italiano più cosmopolita e più conosciuto in campo internazionale; è vissuto a lungo negli Stati Uniti, ha suonato ed inciso con personaggi del calibro di Steve Lacy, Lee Konitz, Carla Bley Dollar Brand, Gato Barbieri, Don Cherry; ha fatto parte a lungo della "Globe Unity Orchestra", una delle più significative formazioni d'avanguardia degli anni '70 suonando con Albert Mangelsdorff, Antony Braxton, Evan Parker ecc., quindi quale musicista più indicato per un primo approccio al jazz italiano?
In secondo luogo Rava è stato in larga parte responsabile del mio improvviso interesse per il "jazz made in Italy". Prima di ascoltarlo per la prima volta dal vivo a Bergamo (la foto si riferisce a quell'epoca) posso dire che praticamente non lo conoscevo, come conoscevo poco o nulla gli altri musicisti italiani. Un pò snobbisticamente, pensavo che solo gli americani sapessero fare il vero jazz. Un paio d'anni fà durante un festival del jazz a Bergamo l'ascoltai come direttore e solista dell'orchestra jazz della RAI e rimasi colpito dalla sua sensibilità di compositore e dalle sue qualità di esecutore. Andando al concerto mi aspettavo la solita musica cervellotica, che piace tanto ai critici, invece ho ascoltato della musica piacevole, gioiosa, bella che mi ha entusiasmato, così ho cominciato a documentarmi meglio sul personaggio e, sinceramente, è stata una piacevole sorpresa.
Infine l'ultimo aspetto è che, se non ho capito male, anche tu sei un ammiratore del grande Miles e Rava per certi aspetti lo ricorda molto."
Dopo 22 anni quel mio entusiasmo per un artista che stavo imparando a conoscere è divenuto ammirazione totale e completa. Da allora gradualmente ho acquisito, anno dopo anno, quasi tutto ciò che di suo è stato immesso sul mercato ed ho assistito a numerose esibizioni dal vivo: è l'artista che, in assoluto, ho ascoltato di più dal vivo, in numerosi contesti.



Quando all'inizio dell'anno è uscito il suo nuovo CD The Days and the Words sono rimasto, ancora una volta, favorevolmente stupito dalla sua capacità di creare atmosfere sempre nuove, anche quando riprende temi a lui cari, presenti in altri dischi, come Secrets, ripreso dall'omonimo Cd (Soul Note, 1987) e che ritroviamo anche in Bella (Philology, 1996), oppure come il simpatico autoritratto Dott.Ra, and Mr.Va, ripreso, dopo trent'anni da The Plot (ECM 1976), nel quale egli scherzava sulle due facce della sua musicalità, allora più accentuate di oggi, quella romatica, melodica e quella più sperimentale.

Non volendo questa essere una recensione del CD (in rete ce ne sono a decine, fatte da persone più competenti di me) mi limito a segnalarlo a chi non lo conoscesse ancora.

Concludo riallacciandomi al mio amore per la musica brasiliana, già espresso in precedenza, che, anni fà scopersi essere condiviso da Rava. Infatti in un'intervista di diversi anni fà dichiarava: «Fin dall'età di 16 anni il mio grande amore è stato Joao Gilberto, un musicista che mi commuove e mi coinvolge totalmente», parole che allora come oggi avrei potuto pronunciare io.
Infine per gli amici una rarità discografica: un Fine and Dandy tratto dalla seduta di registrazione del 30 marzo 1960, che vide il debutto discografico di Rava, accompagnato dal trio del pianista Maurizio Lama. Il brano ha essenzialmente un valore storico e dimostra come già a vent'anni il nostro possedesse una buona padronanza dello stumento ed un elegante fraseggio.

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