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venerdì 7 giugno 2013

I miei standards preferiti: A Ghost of a Chance (1932)


Questa celebre canzone, il cui titolo completo era I Don't Stand a Ghost of a Chance with You, venne scritta nel 1932 appositamente per Bing Crosby, che collaborò anche alla stesura del testo, dal paroliere Ned Washington (autore di celebri brani come: Stella by Starlight, The Nearness of You, I'm Getting Sentimental Over You, ecc.), su musica dell'altrettanto famoso compositore Victor Young (autore fra l'altro di My Foolish Heart, Johnny Guitar, ecc., e soprattutto di decine di celebri colonne sonore). All'epoca Crosby era la star più popolare di tutto il mondo dello spettacolo ed intorno a lui ruotava il meglio dello show business. La foto lo ritrae con l'attrice Carol Lombard.



Il disco ebbe un successo straordinario, raggiungendo i vertici delle classifiche, e ne venne realizzato anche un breve filmato, una sorta di odierno video clip.




L'arrangiamento e le atmosfere sono quelli in voga in quegli anni, ed hanno ben poco a vedere con il jazz, ma le splendida melodia venne ripresa, qualche anno dopo, da diversi jazzisti rendendola presto un celebre standard. 


Il primo fu il trombettista Bobby Hackett il quale, con la sua orchestra, nel 1938 ne realizzò una versione decisamente più moderna, che valorizzava al massimo le qualità musicali del brano.



Questa versione aprì la strada ad una serie di nuove interpretazioni da parte di altri musicisti, fra le quali, in particolare, spiccano quelle dei tre maggiori tenor-sassofonisti di quegli anni: Chu Berry, Coleman Hawkins e Lester Young.


Chu Berry (1908-1941)

Il primo, in quegli anni militava nell'orchestra di Cab Calloway e nel 1940, poco più di un anno prima della sua morte, ne incise una strepitosa versione ancora oggi insuperata. Una curiosità: in quell'occasione fra i membri dell'orchestra c'era anche Dizzy Gillespie.


Le altre versioni sopra ricordate furono realizzate entrambe nel 1944.


Coleman Hawkins (1904-1969)

Coleman Hawkins era accompagnato dall'orchestra di Cozy Cole e, contrariamente a Chu Berry che era l'unico solista, in questo caso l'assolo del sassofonista era integrato dagli interventi di altri membri dell'orchestra: Charlie Shavers alla tromba che introduce il brano, poi Tiny Grimes alla chitarra, Hank D'Amico al clarinetto e Slam Stewart che chiude con il suo caratteristico vibrato voce e contrabbasso.


L'assolo di Hawkins, pur eccellente, è più breve e molto meno fantasioso e originale di quello Berry. 

Lester Young (1909-1959)

Infine ascoltiamo la versione di Lester Young, accompagnato da Count Basie al piano con la ritmica della sua orchestra. Una versione più lenta e introspettiva delle precedenti, una lettura mesta, malinconica che sembra quasi presagire le tribolazioni e le umiliazioni che egli dovrà sopportare alcuni mesi dopo, a causa del richiamo nell'esercito, che segneranno il resto della sua vita.



Fra le versioni vocali, che vennero realizzate in quei primi anni, merita di essere ricordata quella del 1939 di Mildred Bailey, accompagnata da un gruppo di musicisti capeggiato dalla pianista Mary Lou Williams. 


Un mix interrazziale di swing e di melodia che modernizza il brano riportandolo all'attenzione di un pubblico più vasto.


Dopo queste memorabili esecuzioni il brano entrò nel repertorio di numerosi musicisti e cantanti e ancora oggi viene ripreso da diversi giovani artisti. Fra queste numerose interpretazioni alcune meritano di essere ricordate per la loro originalità.



Iniziamo con Thelonious Monk che nel suo album Thelonious Himself del 1957,  ne propone una versione di solo piano, una lettura in cui è possibile apprezzare tutte le sfumature della melodia.



Fra le esecuzioni imperdibili non poteva mancare quella di Billy Holiday, supportata dalla tromba di Harry "Sweet" Edison, dalla chitarra di Barney Kessel, e dal sax di Ben Webster; un'interpretazione, realizzata per la Verve nel 1955, piena di pathos che evidenzia anche le qualità poetiche del testo.



Molto particolare e delicata l'esecuzione del trio del pianista Elmo Hope, sempre del 1955 e contenuta nell'album Meditations. Questo artista dotato di grande talento, amico e coetaneo di Bud Powell,  purtroppo è caduto nell'oblio.


Vigorosa e piena di fantasia e di feeling è la versione che Clifford Brown registrò con lo storico quintetto che guidava assieme a Max Roach



Per venire a tempi più recenti, ho apprezzato molto, avendola ascoltata anche da vivo, l'interpretazione di Diana Krall, che nella seconda metà degli anni '90, la eseguiva spesso nei suoi concerti, accompagnata solo dalla chitarra di Russell Malone. Il video è stato realizzato durante un concerto tenutosi a Berna nel 1997.


Per chiudere questa, necessariamente incompleta, rassegna di interpretazioni di questo bellissimo standard, ho scelto la commovente versione di Chet Baker tratta dalla colonna sonora del film "Let's Get Lost", in cui è accompagnato fra gli altri da Frank Strazzeri al piano a da Nicola Stilo alla chitarra e al flauto.

mercoledì 11 luglio 2012

Ricordo di George Gershwin a 75 anni dalla sua scomparsa


L'11 luglio di 75 anni fa moriva, per un tumore al cervello a soli 39 anni, George Gershwin, universalmente considerato il più grande compositore statunitense "bianco" del XX secolo.
Figlio di un emigrante ebreo di origine russa, nacque a New York il 26 settembre 1898 come Jacob Gershovitz e in seguito americanizzò il nome in George Gershwin. 
Il seguente breve raro filmato ce lo mostra mentre si esibisce nella sua composizione I Got Rhythm. Naturalmente non si tratta del 1943 come erroneamente riporta la scritta, essendo morto nel 1937.



Il suo straordinario talento musicale spaziava dal musical, di cui è considerato l'iniziatore, all'opera lirica, dal jazz alla musica classica. La sua produzione musicale fu immensa, almeno 700 canzoni, in massima parte scritte assieme al fratello Ira (Israel), eccellente paroliere, decine di musical teatrali e cinematografici da Lady Be Good a Funny Face, da Strike Up the Band a Girl Crazy, oltre a numerose composizioni classiche: Rhapsody in Blue, Concerto in fa, An American in Paris e l'opera lirica Porgy And Bess, ambientata nella Carolina Sud di fine '800, con un cast di colore. Entrato giovanissimo nel mondo della musica come pianista e compositore, si fece presto notare per le sue doti creative. Nel 1920 una sua canzone: Swanee, venne portata al successo dal cantante più famoso del momento: Al Jolson.



Questo evento gli aprì la strada verso la popolarità e le sue composizioni cominciarono ad essere richieste e a diffondersi anche fuori degli Stati Uniti. Fra le numerose canzoni scritte in quei primi anni merita, in particolare, di essere ricordata Somebody Loves Me dalla rivista Scandals del 1924, ancora oggi considerata uno dei capolavori della musica leggera, che divenne presto anche un Jazz Standard ripreso nel tempo da tutti i maggiori jazzisti. La versione qui proposta è quella realizzata nel 1945 da Lester Young con Nat "King" Cole al piano e Buddy Rich alla batteria.




Il 1924 fu anche l'anno del suo primo musical: Lady Be Good, con protagonisti principali Fred Astaire e sua sorella Adele, due giovani cantanti e ballerini molto popolari a Broadway. 


Lo spettacolo fu un vero trionfo grazie sia alla bellissima musica, sia ai bravissimi interpreti. Oltre a quella del titolo almeno altre due canzoni di quel musical diventeranno famose e resteranno nel tempo: Fascinating Rhythm e The Man I Love. La prima, veramente "affascinante" nel suo ritmo sincopato  e frammentario, possiamo ascoltarla qui nella versione originale interpretata proprio da Fred Astaire e sua sorella, accompagnati al piano dallo stesso Gershwin.


La seconda invece ebbe un destino più tormentato, infatti inspiegabilmente non venne accolta con entusiasmo dal pubblico e venne, quasi subito, tolta dallo spettacolo. Fortunatamente fra il pubblico era presente Lady Mountbatten, nobildonna inglese che rimase particolarmente colpita da quel brano e pregò Gershwin di farle avere una copia della spartito. Una volta rientrata in patria la fece suonare durante feste da lei organizzate. Fu così che la canzone cominciò a circolare e presto giunse anche a Parigi. 




Questa fama le fece rivalicare l'oceano e venne ripresa negli USA, dove in breve ebbe il successo che fino ad allora era mancato. Da allora nel tempo divenne la canzone in assoluto più famosa di quelle scritte dai fratelli Gershwin e venne eseguita da tutti i maggiori musicisti. Di seguito riproponiamo quella che, a nostro avviso, resta la migliore interpretazione di sempre, quella di Billie Holiday con Lester Young del dicembre 1939. 


Il 1924 fu l'anno cruciale per Gershwin in quanto il 12 febbraio a New York venne anche eseguita per la prima volta la Rapsodia in Blue con l'orchestra diretta da Paul Whiteman e lo stesso Gershwin al piano.


Il successo fu strepitoso, Un critico musicale l'indomani scrisse: "Tutti noi, che amiamo sul serio la musica, abbiamo oggi nel cuore una sola certezza: l'opera di questo grande creatore vivrà in eterno". In tempi brevi la rapsodia fu eseguita in tutta l'America e si diffuse nel mondo intero, dando all'autore celebrità e ricchezza.
Da allora la sua popolarità crebbe a dismisura, inanellando una serie di trionfi sia negli USA, sia in Europa, dove, durante le tournée, veniva accolto con grande entusiasmo.
Non è possibile rievocare qui tutti i suoi straordinari successi. Ci limitiamo a ricordarne alcuni fondamentali come il Concerto per pianoforte in fa nel 1925, il musical Funny Face del 1927 che comprendeva un'altra famosa canzone: 's Wonderful. Nel 1929 compose un'altro strepitoso successo, An American in Paris un poema sinfonico che, con la Rapsodia, divenne una delle sue opere più note ed eseguite nel mondo. Nel 1951 il regista Vincente Minnelli ne utilizzò il titolo per realizzare un film musical con Gene Kelly e Leslie Caron che era una specie di antologia dei principali successi del compositore. 


Un "cult movie" per quelli della mia generazione. Quando lo vidi avevo circa 15 anni e fu una delle cause della mia futura passione musicale.
Negli anni successivi continuò a produrre senza sosta musiche per spettacoli teatrali, film e commedie musicali, ma l'apice della sua fama di compositore completo venne raggiunta nel 1935 con l'opera lirica Porgy and Bess, alla quale dedicò grande passione, consacrandovi il meglio di se stesso. 


La complessità della partitura e la particolarità dei temi affrontati non ne agevolarono inizialmente il successo e solo dopo la sua morte, avvenuta meno di due anni dopo la prima rappresentazione,  l'opera raggiunse le vette di popolarità che meritava. Se oggi l'opera non viene rappresentata molto spesso, la sua musica fa ormai parte della storia del jazz, grazie a numerose interpretazioni antologiche di alcuni dei più famosi artisti, che si perpetuano ancora oggi, da Louis and Ella, a Miles Davis, da Ray Charles a Paolo Fresu, solo per citarne alcuni.

Concludiamo questa sintetica rievocazione con un video ripreso al New Morning di Parigi, giusto 10 anni fa, in cui Paolo Fresu e il suo quintetto eseguono un brano tratto dall'opera: I Got Plenty of Nothing



Sito ufficiale George & Ira Gershwin: http://www.gershwin.com/

giovedì 28 giugno 2012

I miei standards preferiti: I Can't Get Started (1936)

In questi giorni GEROVIJAZZ compie 6 anni, infatti nacque sulla piattaforma Splinder verso la fine di giugno del 2006, poi lo scorso novembre si è trasferito su Blogger spostandovi anche la maggior parte delle pagine realizzate negli anni, che con il post di oggi arrivano a 190. Per celebrare questo anniversario ho pensato di continuare con la serie degli standards, visto l'elevato gradimento riscosso dal post precedente. 


I Can't Get Started nacque nel 1936 dalla penna di Vernon Duke per la musica e di Ira Gershwin per il testo, destinato alla rivista musicale Ziegfeld Follies di quell'anno e nella quale era cantato da Bob Hope, ma il picco della popolarità lo raggiunse l'anno successivo grazie ad una strepitosa versione realizzata dal trombettista Bunny Berigan (1908-1942)


ancora oggi considerata una delle migliori versioni mai realizzate, tale da meritarsi circa quarant'anni dopo l'inserimento nella Grammy Hall of Fame.



Oltre alla qualità della musica la canzone piacque anche per il testo particolare; Ira Gershwin aveva presente che a cantarla sarebbe stato un comico, Bob Hope e cercò di realizzare una storia divertente e attuale per l'epoca con riferimenti ad eventi e personaggi del momento (la guerra civile in Spagna, il presidente Roosevelt, Greta Garbo).

Dattiloscritto originale di Ira Gershwin contenente la prima stesura del refrain della canzone.


Il successo ottenuto da Berigan indusse molti altri artisti a cimentarsi con il brano. L'anno seguente Billie Holiday e Lester Young ne realizzarono un'altra versione eccellente, la prima al femminile, (la protagonista il tè lo prende con Robert Taylor anziché con Greta Garbo).


All'epoca i due erano all'apice della forma e della popolarità ed il feeling fra loro era ottimo. Ne uscì un'interpretazione che non aveva nulla da invidiare a quella di Berigan, con un assolo di Lester da manuale.
Negli anni successivi il brano venne ripreso non solo il forma vocale e costituì la palestra per interpretazioni di grande livello come quella del trombettista Clifford Brown con il quintetto di Max Roach del 1954,




o quella del pianista Lennie Tristano, che ne realizzò nel 1946 una versione intimistica in trio con Billy Bauer alla chitarra e Clyde Lombardi al basso, che evidenziava la dolcezza della melodia.



Lester Young riprese spesso il brano dopo la versione presentata in precedenza, qui lo ritroviamo nel 1946 in un concerto della serie Jazz at the Philarmonic con altri eccellenti solisti, primo fra tutti Charlie Parker


Negli anni si ebbero anche molte versioni vocali sia maschili che femminili, nelle quali il testo originale veniva di volta in volta modificato o attualizzato. Nel 1959 Frank Sinatra ne incise una versione molto lenta e pensosa nel suo famoso LP della serie Capitol No One Cares, con un testo completamente diverso dall'originale.


Jazzisticamente parlando tuttavia le interpretazioni più interessanti sono quelle strumentali in cui i solisti si cimentano in assolo spesso interessanti come nel caso del quintetto di Charles Mingus qui proposto registrato dal vivo nel 1959 (dall'LP Mingus in Wonderland) in cui prima John Handy al sax alto e poi Mingus ci  offrono momenti di straordinaria emozione. 


Altrettanto interessante è la seguente interpretazione dei Jazz Messengers di Art Blakey con John Gilmore al sax tenore e Lee Morgan alla tromba realizzata nel 1966 per la BBC.


In anni più recenti un altro talentuoso artista Wynton Marsalis si è cimentato nel 2008 con questo brano accompagnato dalla soave voce di Shirley Horn. Un'altra stupenda interpretazione degna di essere ricordata.



Negli anni anche molti musicisti italiani si sono cimentati con questo celebre brano, da Nunzio Rotondo a Enrico Peranunzi, da Enrico Rava a Franco Cerri solo per citarne alcuni. Per concludere proponiamo l'interpretazione che nel 1959 ne dette il sestetto Basso-Valdambrini, uno dei gruppi che in Italia hanno fatto la storia del jazz.






giovedì 15 dicembre 2011

Prez & LadyDay: un felice connubio artistico e personale.

Repost from Splinder (16 jul. 2009)

Lester Young con il suo originalissimo stile strumentale ha ribaltato alcuni valori fondamentali dell'estetica jazzistica, aprendo la via al jazz moderno. (Pino Candini)
Billie Holiday cantava jazz. Era lei stessa il jazz. (Trummy Young)
Suonare per lei non era come suonare per una cantante, ma per un altro strumento: perché ad ogni stimolo Billie Holiday reagiva con il feeling del musicista di jazz. (Mal Waldron)

Giusto cinquant'anni fa, nel 1959, nel giro di 4 mesi, da marzo a luglio, si assistette alla scomparsa di due delle più significative figure del mondo del jazz dell'epoca, unite da un profondo legame professionale ed umano, che nel bene e nel male, segnò indelebilmente le loro esistenze.
Ai primi di marzo di quell'anno, infatti, mentre si trovava a Parigi in tournée, Lester Young, colto dall'ennesimo collasso dovuto all'abuso di alcool e di droghe, su sua pressante richiesta, venne trasferito in patria, dove pochi giorni dopo, il 15 marzo, moriva a New York. Non aveva ancora 50 anni, li avrebbe compiuti il 27 agosto.
Il 17 luglio dello stesso anno sempre a New York, a soli 44 anni, anche lei distrutta nel fisico dall'abuso di alcool e di droghe, moriva Billie Holiday.
I due erano legati da un feeling particolare che andava oltre la sintonia musicale e l'attrazione fisica e che, con alti e bassi, durò per tutta la vita.


Nella sua biografia Billie Holiday parla molto di Lester, soprattutto relativamente ai primi anni di carriera, e ne deriva un quadro di collaborazione, di complicità, di stima e simpatia reciproche, ma non vi è mai un accenno ad amore o a rapporti intimi, forse dati per scontati, e che se vi furono, furono di breve durata e soprattutto furono insignificanti rispetto alla grande affinità artistica che li univa, tale da far dire che: i loro sounds appaiono una singola voce spaccata in due (Whitney Balliett) .
Lei diceva di lui:
Mi sembrava che lui fosse sempre più grande degli altri. In questo paese i re, i duchi e i baroni non contano nulla o quasi nulla, mentre il pezzo più grosso che ci fosse allora era F. D. Roosvelt ed era il presidente. Sicché presi a chiamarlo Presidente e, anche se presto fu abbreviato in “Prez”, ha sempre avuto quel significato che volevo io: l'uomo cioè, che è in cima a tutti gli altri.
Lester in una delle sue rare interviste, rilasciata poco prima di morire, riferendosi a Billie diceva:
Quando arrivai a New York la prima volta stavo da Billie. Lei mi insegnava a vivere nella città, mi diceva dove e come andare. Sai? È ancora la mia Lady Day.
I due si incontrarono la prima volta nel gennaio del 1937, Lester era stato chiamato da Teddy Wilson a sostituire Ben Webster, per una seduta d'incisione per la Brunswick. Da quel momento si creò fra i due una «istintiva sympatheia che era al contempo musicale ed esistenziale» (Luciano Federighi), che la stessa Billie così descrive:
Da quel momento Lester seppe quanto mi piaceva che si mettesse a suonare i suoi begli assoli dietro di me, e così, tutte le volte che gli era possibile, capitava nei posti dove io lavoravo, ad ascoltarmi o a suonare per me mescolato nell'orchestra.



All'epoca Billie era agli inizi della carriera, aveva poco più di 20 anni ed era una giovane donna bella e prosperosa con già alle spalle una vita turbolenta e tormentata. Per un'idea del suo aspetto fisico all'epoca si può vedere il filmato dell'ellingtoniana Symphony in Black (1935) di cui è protagonista del secondo movimento: Blues (noto anche come Big City Blues) alla quale in passato ho già dedicato una pagina in questo blog (qui).
Lester era più vecchio di sei anni ed anche lui, pur suonando da molti anni, solo allora cominciava a farsi conoscere grazie alla scrittura con l'orchestra di Count Basie. Il video seguente è di quegli anni e ce lo mostra durante un'esibizione dell'orchestra ad un Festival estivo.

...


Il loro connubio musicale durò dal 1937 al 1941 per un totale di 13 diverse sedute d'incisione e per una intera stagione con l'orchestra di Count Basie della quale però, per motivi contrattuali non sono disponibili registrazioni discografiche, ad eccezione di un I Can't Get Stated, tratto da una trasmissione radiofonica del 3 novembre 1937.

I risultati di questo connubio sono stati negli anni ripetutamente pubblicati sia a nome di Billie Holiday, sia a nome di Lester Young, nelle diverse raccolte discografiche a loro dedicate ed in tempi più recenti sono comparse diverse raccolte dedicate appositamente alle varie incisioni in comune.


Si tratta di materiale che non può mancare nelle collezioni di chi ama il jazz, e per chi ne fosse sprovvisto, fra le diverse possibilità consiglio una delle due seguenti opzioni:


una più sintetica in due CD: A Fine Romance (Definitive Records 1999) con una selezione abbastanza ricca comprendente 42 titoli.





Una completa in 3 CD : Billie Holiday & Lester Young Complete Recordings (Fremeaux 2002) comprendente 63 titoli, in pratica tutte le master tracks.






Queste incisioni comuni rappresentano solo una minima parte dell'immenso patrimonio discografico lasciatoci singolarmente dai due artisti nel corso della loro carriera e dei quali in questo blog si è parlato più di una volta.

Negli anni successivi a queste registrazioni i due pur rimanendo amici non ebbero più occasione di lavorare insieme.

Solo 16 anni dopo vennero riuniti in uno studio televisivo per la trasmissione The Sound of Jazz (1957) assieme ad altri famosi colleghi. Quell'incontro è stato immortalato in un celebre video in cui eseguono Fine and Mellow, del quale ho già parlato in una precedente pagina (qui) e che ripropongo qui sotto.

Si dice che all'epoca Billie e Lester avessero litigato e non si parlassero. Il clima fra i due, prima dell'incisione, era molto teso, ma appena Lester subentra a Webster per uno straordinario assolo l'espressione di Billie si rasserena e diventa ammiccante, il ghiaccio si è rotto, la sintonia musicale ha avuto la meglio. Purtroppo meno di due anni dopo non ci saranno più.

lunedì 5 dicembre 2011

Classic Saxes Summit (1957)


Il sassofono è uno strumento tipicamente jazzistico, o almeno nel jazz ha trovato terreno fertile, soprattutto nelle due fondamentali tonalità: tenore e contralto. Alcuni dei nomi simbolo del jazz: Charlie Parker, Lester Young, John Coltrane, Coleman Hawkins, Gerry Mulligan, Stan Getz, Ornette Coleman, Sonny Rollins, Ben Webster, Cannonball Adderley, David Murray, ecc. sono sassofonisti.
Perché questa scontata considerazione? Per evidenziare una mia lacuna, infatti delle oltre 90 pagine di queso blog nessuna è specificamente dedicata a uno di questi musicisti o comunque ad un sassofonista, se si esclude una recensione dell'ultimo CD del World Saxophone Quartet.
Non si è trattato di una scelta, ma di una pura casualità, allora per cominciare a sopperire a questa lacuna ho scelto un video che mette insieme i tre maggiori tenoristi del periodo "classico": Ben WebsterLester Young e Coleman Hawkins (in ordine di apparizione) affiancati da Gerry Mulligan al sax baritono.
Il filmato è un "cult" per gli appassionati e presenta Billie Holiday circondata da un parterre d'eccezione che comprende, oltre ai 4 già citati, Roy Eldridge e Doc Cheatham alle trombe, Vick Dickinson al trombone, Mal Waldron al piano, Danny Baker alla chitarra, Milt Hinton al basso e Osie Johnson alla batteria.
Realizzato il 6 dicembre 1957 negli studi televisivi della CBS per una celebre tramissione: The Sound of Jazz, è considerato l'antesignano di tutti i programmi televisivi dedicati al jazz.
Questo Fine and Mellow è uno stupendo blues, scritto da Billie Holiday nel 1939 e divenuto uno dei suoi più noti successi, eseguito da allora in quasi tutti i concerti, viene qui interpretato da tutti splendidamente con una serie di "assolo" intercalati dal canto di una Billie Holiday particolarmente in forma sia vocale che fisica, prima del tracollo del 1958, che la porterà alla morte il 19 luglio 1959 a soli 44 anni.
Ed ora circa otto minuti di grande jazz!!



Billie Holiday - Fine And Mellow di alternativa

Lester Young in «Jammin' the Blues» (1944)


Pubblicato sabato 28 luglio 2007

Per chi, come me, ama collezionare oltre i dischi anche i video di jazz, uno dei filmati più agognati è Jammin' the Blues realizzato nel 1944 dal fotografo statunitense, di origine albanese, Gjon Mili (1904 - 1984) -autorevole collaboratore della rivista LIFE- con la partecipazione di famosi musicisti, come si può vedere dai titoli di testa, fra i quali primeggia Lester Young.
Il fascino straordinario del filmato stà in poco più di 10 minuti di sapiente commistione fra bellissima musica ed immagini suggestive.
Il filmato nel 1945 ottenne una nomination agli Oscar per la categoria cortometraggi. 


P.S. : per completezza aggiungo le formazioni dei tre brani:The Midnight Symphony : Harry "Sweet" Edison (tr) Lester Young (saxt) Marlowe Morris (pf) Barney Kessel (cht) Red Callender (bs) Sidney Catlett (btr)
On the Sunny Side of the Street : come sopra più Mary Bryant (vc)
Jammin' the Blues : come The Midnight Symphony più Illinois Jacquet (saxt aggiunto), John Simmons (bs per R. Callender), Jo Jones (btr per Sidney Catlett).