domenica 6 gennaio 2013

Magici incontri: Ben Webster e Gerry Mulligan (1959)


La storia del jazz è  costellata di mitiche jam sessions, di incontri fra artisti di provenienza diversa, di scontri all'ultima nota fra virtuosi di strumenti diversi o dello stesso strumento, con o senza accompagnamento ritmico. Un mare sterminato di perle rare, sovente uniche, in cui pescare. 
Oggi la mia attenzione si è concentrata su due "numeri uno": Ben Webster e Gerry Mulligan, appartenenti a due diverse generazioni, il primo era nato nel 1909 il secondo nel 1927.
Webster era considerato, con Coleman Hawkins e Lester Young, uno dei massimi sassofonisti dell'era swing e giunse all'apice della fama nei primi anni '40, quando militava nell'orchestra di Duke Ellington, con la quale è stato ripreso nel video seguente mentre esegue Cotton Tail, il suo cavallo di battaglia.



Mulligan è stato, invece, alla fine degli anni '40, con Gil Evans, John Lewis e Miles Davis, uno dei protagonisti del cosiddetto cool jazz e dopo la scomparsa di Serge Chaloff divenne anche il capofila fra i suonatori del sax baritono. Negli anni '50 raggiunse i vertici della popolarità grazie allo storico quartetto "senza pianoforte", in cui, per un certo periodo, suonò anche Chet Baker. Nel video seguente il quartetto nella versione con Art Farmer alla tromba.



Alla fine del 1959 i due, che pur avendo già suonato insieme in altre occasioni non avevano mai realizzato un disco insieme, vennero chiamati da Norman Granz, patron della Verve, che affiancò loro una ritmica composta da Jimmy Rowles al piano, Leroy Vinnegar al basso e Mel Lewis alla batteria. Nel corso di diverse sedute vennero realizzate ben 22 tracce, con numerose alternates, dalle quali vennero scelte le sei considerate migliori che confluirono nell' LP intitolato Gerry Mulligan meets Ben Webster.


La maggior evidenza data a Mulligan era dovuta al fatto che la star del momento era lui. Nelle edizioni successive la disparità venne eliminata.
Il primo brano scelto fu lo splendido Chelsea Bridge di Billy Strayhorn in un'esecuzione emozionante e piena di fascino come si può appurare dal seguente file audio/video. Apre con la sua sinuosa sensualità Webster, con sottofondo pulsante di Mulligan, il quale poi prosegue con un sound più robusto, mente rientra, nella parte finale, Webster con una tonalità più scura fino a concludere poi con il ritorno in sottofondo di Mulligan. Un pezzo da antologia.



Il secondo brano era una composizione scritta per l'occasione dai due: The Cat Walk, nel quale, dopo un inizio all'unisono, il primo assolo è di Webster, seguito da Rowles, da Vinnegar, da Mulligan e da Lewis, per concludere nuovamente all'unisono. Brano meno affascinante del precedente, ma che evidenzia le qualità dei singoli.


Il terzo brano scelto per chiudere il Lato A dell'LP originale era un popolare standard degli anni '20: Sunday, che possiamo ascoltare di seguito. (Il titolo indicato nel video è grossolanamente errato, ma era l'unico file disponibile con il brano interessato). Dopo un'apertura stride di Rowles e un unisono, questa volta il primo vivace assolo è di Mulligan, seguito nuovamente dal pianista e da un Webster particolarmente ispirato, per finire ancora con un unisono. Un altro pezzo da collezione.



Il lato B si apriva con una briosa composizione di Mulligan Who's Got Rhythm, che è possibile apprezzare nel seguente file, preso dalla stessa fonte del precedente con relativo titolo sbagliato, ma la qualità del sonoro merita la scelta. Il brano, dopo l'apertura della rhythm session, prosegue con un dialogo fra i due sassofoni col sottofondo del basso di Vinnegar, cui fanno seguito in sequenza gli assolo di Webster, Rowles, Mulligan, Vinnegar e riprende nel finale col dialogo fra i sassofoni con incursioni della batteria di Mel Lewis. Un gioiellino scritto da Mulligan per evidenziare le qualità dei singoli.



Il brano successivo era una soave composizione di Mulligan Tell Me When, quasi certamente pensata per esaltare la sensuale musicalità di Webster. Una delicata ballad in cui, dopo alcune battute introduttive di Rowles, Webster sfodera tutta la sua affascinante sensibilità con Mulligan in sottofondo, un omaggio compositivo al collega più anziano.


 

Il disco originale si concludeva con un'altra composizione dei due protagonisti Go Home che, anziché con il solito file musicale, presentiamo con un video tratto da uno show televisivo, in cui è possibile vedere i cinque protagonisti eseguire questo brano in una versione che, per esigenze televisive, è molto più breve di quello del disco, ma che resta comunque apprezzabile. La data è il 9 dicembre 1959 e non il 1962 come indicato nell'intestazione.


Fra i diversi brani rimasti inizialmente inediti e pubblicati solo in tempi più recenti, due almeno meritano di essere ricordati, si tratta dell'ellingtoniano In a Mellow Tone e del classico standard di Cole Porter What Is This Thing Called Love
Nel primo i due sassofoni inizialmente dialogano poi seguono gli assolo di Webster, Rowles e Mulligan per chiudere con un ulteriore dialogo. Un'esecuzione abbastanza di routine, senza particolari guizzi, che giustifica le perplessità di Mulligan sulla sua pubblicazione.


Nel classico standard di Cole Porter, invece, prima Mulligan, poi Rowles ed infine Webster si cimentano in eccellenti assolo per chiudere con un originale fraseggio finale. In questo caso l'iniziale esclusione resta meno comprensibile.



In quel dicembre del 1959 il quintetto oltre a riunirsi in sala d'incisione di esibì più di una volta in pubblico. Dopo la partecipazione allo show televisivo si esibì anche al  Renaissance di Los Angeles assieme al noto bluesman Jimmy Witherspoon, concerto che venne in seguito pubblicato in un album ben noto agli appassionati.

 

Concludiamo questa pagina con un brano tratto da quel concerto


mercoledì 5 dicembre 2012

I miei standards preferiti: It Might As Well Be Spring (1945)


Questa soave ballad venne scritta nel 1945 dal celebre duo Rodgers & Hammerstein II per il loro unico musical scritto direttamente per il cinema: State Fair (titolo italiano: Festa d'amore) in cui veniva cantata da Louanne Hogan, che prestava la voce alla protagonista Jeanne Crain. Nel video seguente posiamo vedere la sequenza interessata.


La canzone divenne subito popolarissima e venne premiata con l'Oscar come miglior canzone originale dell'anno. Questo riconoscimento ne aumentò il successo e indusse molti cantanti a registrarla.
Fra le numerose esecuzioni vocali, sia maschili sia femminili, di seguito ne ricordiamo alcune, cominciando con Sarah Vaughan, che dopo averne registrata, appena ventiduenne, una versione nel 1946  con l'orchestra di John Kirby, ne incise un'altra, jazzisticamente più interessante, nel 1950 accompagnata da un gruppo comprendente fra gli altri Miles Davis e che è possibile ascoltare qui di seguito


Molte altre famose voci femminili si sono cimentate negli anni con questa canzone, come ad esempio una giovane Nina Simone che nel 1959 la incluse in uno dei suoi primi LP The Amazing Nina Simone,


che rimase la sua unica interpretazione del brano, almeno su disco, e che possiamo ascoltare in questo video. Un'interpretazione intensa che la differenzia da quelle un pò "sdolcinate" di molte altre colleghe.



Nel tempo questa canzone non ha per nulla perso il suo appeal e nei suoi quasi settant'anni di vita è stata interpretata da decine e decine di cantanti. Ricorderò qui solo alcune versioni che in qualche modo si differenziano dalle interpretazioni più "classiche" come quella latineggiante di Astrud Gilberto del 1964 tratta dall'album Getz/Gilberto#2 (Live at Carnegie Hall) in cui troviamo anche Stan Getz, Joao Gilberto e Gary Burton.


Un'altra originale ed accattivante versione è quella realizzata nel 1997 da Cassandra Wilson per l'album Rendezvous con il pianista Jacky Terrasson.


Una lettura decisamente fuori dagli schemi consueti della canzone con eccellenti spunti jazzistici, grazie anche al contributo della  ritmica composta, oltre che dal pianista, dal basso di Lonnie Plaxico e dalle percussioni di Mino Cinelu.




In tempi più recenti alcune giovani cantanti emergenti si sono cimentate con il brano dandone, a volte, versioni jazzisticamente interessanti, come la giovane Sophie Milman (classe 1983), russo-israeliana che vive in Canada e che nel 2007 la incluse nel suo CD Make Someone Happy. Nel video seguente la versione live ripresa in concerto a Montreal.



Molto meno numerose sono le interpretazioni vocali maschili, nonostante la prima versione discografica in assoluto sia stata quella del cantante Dick Haymes, uno degli interpreti del film, all'epoca molto conosciuto grazie ad un popolarissimo programma radiofonico che conduceva insieme alla cantante Helen Forrest.
In particolare merita qui di essere ricordata l'interpretazione di Frank Sinatra del 1961 contenuta nell'album Sinatra & Strings.


Le innegabili qualità musicali della canzone sono all'origine anche di numerosissime interpretazioni strumentali jazzisticamente molto interessanti. La suadente melodia ha, in particolare, attirato l'attenzione di molti pianisti da Oscar Peterson a George Shearing, da Bill Evans a Kenny Drew, ecc. A mo' di esempio ne ho scelte due: una, più datata, di Erroll Garner risalente ai primi anni '60



e una più recente di Brad Mehldau tratta dall'album The Art of the Trio vol. V - Progression del 2001.


I circa quarant'anni che dividono le interpretazioni di questi due straordinari pianisti dimostrano come il brano costituisca sempre una eccellente fonte d'ispirazione. 
Fra le altre numerosissime interpretazioni non pianistiche ne ricordiamo di seguito solo alcune ritenute maggiormente meritevoli d'attenzione.
nel 1953 Clifford Brown ne incise una a Parigi accompagnato da musicisti locali in cui, al solito, evidenzia le sue doti di creatività improvvisativa.



Un'altra eccellente lettura, al flicorno, è quella di Art Farmer nell'abum del 1975 in cui è accompagnato dal Super Jazz Trio di Tommy Flanagan e anche in questo caso le capacità solistiche dei componenti del gruppo sono pienamente evidenziate.


Chiudiamo con il tenor-sassofonista Gene Ammons che nel 1958 incluse il brano nel suo album Groove Blues, accompagnato dal trio di Mal Waldron. Nelle note del video viene erroneamente indicata la presenza di John Coltrane, che pur avendo preso parte alla seduta d'incisione dell'album, in questo brano non suona, lasciando ad Ammons l'intera scena solistica. 


domenica 11 novembre 2012

I miei standards preferiti: I'll Remember April (1941)


Questa canzone venne composta nel 1941 da Gene De Paul, con la coppia di parolieri Don Raye e Patricia Johnston, per la colonna sonora di un film comico della coppia Abbott & Costello: Ride'em Cowboy (Gianni e Pinotto fra i Cowboys) in cui era interpretata, con una performance un pò sdolcinata, secondo i canoni dell'epoca, dal modesto cantante e attore western Dick Foran.


Questo filmetto, che molti della mia generazione avranno visto da ragazzini, nei primi anni del dopoguerra in qualche cinema parrocchiale, presentava un'altra particolarità, la presenza di una giovane Ella Fitzgerald, agli inizi della carriera, in una delle sue rare apparizioni cinematografiche, in cui interpreta una cameriera e canta il suo Hit del momento: A Tisket, a Tasket.


Ritornando a I'll Remember April la canzone riscosse comunque un discreto successo grazie alle interpretazioni dell'orchestra di Woody Herman, Bing Crosby e altri, ma esclusivamente nella versione vocale  "convenzionale".
Dobbiamo arrivare al 1947 per trovare la prima versione jazzistica strumentale di notevole interesse: quella del trio di Bud Powell con Curly Russell al basso e Max Roach alla batteria, in cui geniale pianismo di Powell scompone e ricompone la melodia in un caleidoscopio di emozioni, avviando questo motivo al ruolo di grande standard jazzistico. 


Una postilla personale riguardo a questo brano: è stato in assoluto il primo che ho ascoltato di Powell, tratto da un 45 giri acquistato in edicola più di 40 anni fa ed è stato l'ascolto di questo brano che mi ha fatto iniziare ad ammirare questo pianista, del quale oggi possiedo quasi tutti i dischi.



Un altro straordinario pianista: George Shearing nel dicembre del 1949 ne incise, con il suo quintetto, una versione elegante, gradevole, in cui il pianoforte dialoga con il vibrafono della bravissima Marjorie Hyams, accompagnato da una sessione ritmica di tutto rispetto con Chuck Wayne alla chitarra, John Levy al basso e Denzil Best alla batteria. Una perfetta alchimia stilistica che ne farà uno dei gruppi più originali ed apprezzati di quegli anni.




Nella primavera del 1950 Bud Powell venne scritturato, assieme a Curly Russell, da Charlie Parker per una serie di concerti di un nuovo quintetto al Birdland di New York. Gli altri membri erano Fats Navarro e Art Blakey. Durante quei concerti venne eseguita anche I'll Remeber April e ne esiste una registrazione da un nastro privato pubblicata molti anni dopo.


Tuttavia la prima versione su disco di Charlie Parker fu quella storica contenuta nel secondo album di Charlie Parker with Strings dell'estate 1950. La formazione comprendeva, fra gli altri, Bernie Leighton al piano, Ray Brown al basso e Buddy Rich alla batteria, con arrangiamenti di Joe Lippman.



Sempre in quel periodo fra il 1950 e il 1951 il vibrafonista Red Norvo, un musicista sulla breccia da molti anni, decise di rinnovarsi costituendo un trio "anomalo" con il chitarrista Tal Farrow e il giovane e all'epoca poco noto bassista Charles Mingus. Trio che, sia per la sua struttura atipica, sia per la notevole qualità dei componenti, ebbe subito un grande successo di critica e di vendite.



La loro versione del brano è decisamente originale con fluenti passaggi dal singolo assolo a improvvisazioni collettive in una suggestiva atmosfera "cameristica".


Negli anni successivi numerosi furono i musicisti e i cantanti che si cimentarono con questo standard, ma tre in particolare meritano di essere qui ricordati. Sono tre dei più grandi trombettisti di allora e non solo: Miles Davis, Clifford Brown e Chet Baker. Tre letture molto differenti e tutte di grande qualità.
Nel 1954 Davis era definitivamente uscito dal tunnel della droga ed iniziava una nuova stagione, un periodo intensamente creativo che gradualmente lo avrebbe riportato ai vertici. 



Il 3 aprile entrò in studio per la Prestige, e fra i vari brani incise anche I'll Remember April, accompagnato da una sessione ritmica di elevata qualità: Horace Silver al piano, Percy Heath al basso e Kenny Clarke alla batteria e come spalla il poco noto alto sax parkeriano David Schildkraut che in questo brano da il meglio di sé. Una curiosità sulla qualità della performance del sassofonista: durante un Blindford test Charlie Mingus, non uno qualsiasi, ascoltandolo in questo brano, lo confuse con Parker. 
Va inoltre  ricordato che questa session fu la prima in cui Davis cominciò anche a usare la sordina.


N.B. la cover presentata nel video è quella dell'LP 30 cm. del 1957 Blue Haze in cui il brano venne ripubblicato, mentre il brano comparve la prima volta in un LP 25 cm. e la cover è quella riportata sopra, dal titolo poco fantasioso di Miles Davis quintet

Nel febbraio del 1956 Clifford Brown e Max Roach con il loro quintetto comprendente anche Sonny Rollins al sax tenore, Richie Powell (fratello di Bud) al piano e George Morrow al basso registrarono due takes di I'll Remember April, dopo che il brano era stato testato in diversi concerti. Questo avveniva pochi mesi prima dell'incidente automobilistico che il 26 giugno provocò la morte del trombettista e del pianista.
Nel video seguente viene proposta l'alterate take pubblicata nell'album More Study in Brown, fatto uscire dopo l'incidente, mentre la original track era stata pubblicata nel doppio LP At Basin Street




Ciò che colpisce ascoltando questa interpretazione è la grande creatività improvvisativa di Brown. Un assolo strepitoso che ci lascia un grande rimpianto: se la sua carriera, stroncata a soli 25 anni fosse proseguita Davis avrebbe avuto un un concorrente agguerrito.



Nell'inverno 1955-56 Chet Baker era in tournée in Europa con il suo quintetto e durante alcuni suoi concerti in Germania veniva raggiunto dalla giovane cantante emergente Caterina Valente con la quale eseguiva in duo I'll Remember April




Una esecuzione alla tromba molto diversa dalle precedenti e da altre che lo stesso Chet Baker realizzerà negli anni, ma proprio per questo meritevole di essere ricordata.
Questo standard andò via via diffondendosi con una crescente serie di esecuzioni di numerosi musicisti e cantanti che non possiamo stare qui a ricordare.
Avvicinandosi ai nostri giorni tuttavia vorrei segnalarne alcune altre che hanno suscitato in me un notevole interesse.
La prima è quella di Keith Jarrett del 1996. Dopo quasi cinquant'anni dalla bellissima esecuzione di Bud Powell, citata all'inizio, un'altro grandissimo trio esegue lo stesso brano dal vivo con una performance di qualità assoluta. Dieci minuti di puro virtuosismo a partire dal batterista Jack De Johnette, mentre il basso di Gary Peacock centellina i suoi interventi con grande tempismo.


Chiudiamo questa carrellata di esecuzioni differenti con due eccellenti chitarristi il francese Bireli Lagrene e il belga Philip Catherine che affrontano il tema con un sound latineggiante. 

sabato 3 novembre 2012

Vecchi dischi da riscoprire: Joe Williams/Count Basie - Memories ad Lib (1958)



Il disco di oggi è un vecchio album di Joe Williams con Count Basie: Memories Ad-Lib del 1958. Le particolarità di questo album sono diverse. Innanzi tutto da molti anni non viene ripubblicato neanche in CD, poi è uno dei pochissimi album in cui Basie suona esclusivamente l'organo. Inoltre è uno dei pochi in cui è possibile ascoltare alcuni brevi assolo di chitarra di Freddie Green, il fedelissimo chitarrista, a fianco di Basie per tutta la sua carriera e che di solito si limita al sostegno ritmico. Si tratta infine del primo disco in cui Joe Williams non è accompagnato dalla Big Band, ma solo da un Combo composto oltre che da Basie e Freddie Green, da George Duvivier al basso, Jimmy Crawford alla batteria e, in alcuni brani, da Harry "Sweet" Edison alla tromba.

Count Basie, Eddie Jones (non presente nel disco), Joe Williams e sullo sfondo Freddie Green alla chitarra

Nel 1980 l'intero album venne distribuito in edicola nel numero dedicato al cantante della serie "i grandi del JAZZ" dei F.lli Fabbri, una eccellente iniziativa che fece conoscere il jazz a molti giovani. Anche questo ormai un pezzo da collezione.



Joe Williams (1918 -1999) dal 1954 al 1961 è stato la voce maschile della Big Band di Count Basie in uno dei periodi più felici dell'orchestra, immortalato nei numerosi dischi Roulette, prendendo l'eredità dei grandi Joe Turner e Jimmy Rushing, senza farli rimpiangere, cosa non facile. Nel 1955 la sua popolarità raggiunse l'apice grazie all'interpretazione con la Big Band di un noto blues di Memphis Slim Every Day I Have the Blues, che ottenne un successo straordinario e gli fece attribuire, sia pure con molti distinguo, il titolo di Re del Blues.


Nel disco in esame tuttavia non compaiono blues, ma quasi esclusivamente vecchi standards, che consentono di apprezzare in pieno il suo grande talento vocale, grazie anche allo straordinario apporto di Basie all'organo e degli altri musicisti del gruppo.


Il brano che apre il lato A dell'LP è il celebre Ain't Misbehavin' scritto nel 1929 da Fats Waller. Questa versione di Joe Williams non sfigura nei confronti di quelle di molti altri celebri interpreti, fra i quali lo stesso autore. Nel secondo chorus è possibile ascoltare una degli assoli della chitarra non amplificata di Freddie Green.


Il brano successivo è I'll Always Be in Love with You altro standard del 1929 in cui si evidenzia il dialogo fra voce e organo




Segue un altro celebre brano: Sweet Sue Just You in cui in particolare Basie evidenzia la sua maestria con l'organo



In If I Could Be with You abbiamo il primo intervento della tromba sordinata di Harry Edison, mentre Basie crea un sottofondo superbo.



Ancora un celebre vecchio successo: Dinah del 1925, trattato con grande sensibilità da Williams


Conclude il lato A un altro standard del 1925: Sometimes I'm Happy,  con un altro eccellente assolo della tromba di Edison


Il lato B si apre con Baby Won't You Please Come Home un altro classico del jazz 


Segue una dolce ballad: Call Me Darling, una delle poche del repertorio di Williams, in cui è possibile anche ascoltare un suggestivo intervento della chitarra di Green.


Il terzo brano è The One I Love Belongs to Somebody Else, altro celebre standard portato al successo da Frank Sinatra, in cui Williams non sfigura nel paragone. Anche in questo brano è possibile godere di un intervento solistico di Freddie Green.


Segue Memories of You, composizione di Eubie Blake introdotta nel jazz negli anni '30 da Louis Armstrong in cui Williams sembra particolarmente ispirato.


Il brano seguente è un altro celebre successo di Fats Waller: Honeysuckle Rose, dove torna prepotentemente in primo piano l'organo di Basie


Il disco si conclude con una elegante versione dello standard All of Me in cui si evidenzia la perfetta sintonia del gruppo che accompagna il cantante


A questo punto non resta che augurarvi buon ascolto.

N.B.
Per chi volesse ascoltarselo con calma ho inserito anche un link.

domenica 28 ottobre 2012

I miei standards preferiti: My Old Flame (1934)


Questa celebre ballad, scritta da da Arthur Johnston con testo di Sam Coslow, venne eseguita per la prima volta dalla popolarissima attrice e cantante Mae West nel film Belle of the Nineties del 1934. La bella e procace signora era accompagnata al piano da Duke Ellington, attorniato da alcuni suoi musicisti in una rilassata atmosfera da club.



Inizialmente la produzione aveva rifiutato la presenza di Duke Ellington, ritenendo inammissibile che una cantante bianca fosse accompagnata da musicisti neri, l'orchestra doveva essere bianca. Al limite Ellington e i suoi potevano registrare la colonna sonora, ma in scena avrebbero dovuto apparire musicisti bianchi. Solo grazie alla testardaggine della West, che voleva assolutamente il  Duca, la presenza dell'orchestra venne accolta.



 Nello stesso anno Duke Ellington ne realizzò anche una versione discografica con la parte vocale affidata ad Ivie Anderson, all'epoca cantante dell'orchestra.


Per diversi anni, questa sembra essere l'unica incisione discografica in circolazione. Solo nel 1941 Benny Goodman riprese il brano con la sua orchestra, affidandone la parte vocale alla giovane Peggy Lee, all'epoca poco più che ventenne. La tromba dovrebbe essere quella di Billy Butterfield.


Nello stesso periodo anche Count Basie ne registrò una versione con la voce di Lynne Sherman. Alle versioni vocali, all'inizio tutte abbastanza simili, cominciarono ad aggiungersi versioni strumentali di maggior interesse jazzistico, grazie anche ad assolo di eccellenti musicisti.
Cronologicamente la prima versione che ho trovato è quella realizzata nel 1944 dall'orchestra del trombettista Cootie Williams (uno dei musicisti che suonavano con Ellington nel video di Mae West). 



Il piano che introduce il brano è quello di un giovane Bud Powell appena ventenne; l'altro solista, oltre al leader ed a Powell, è il tenorsassofonista Eddie "Lockjaw" Davis. La linea melodica viene inizialmente affidata alla tromba e in seguito viene rielaborata dal sassofono. Un primo elementare tentativo di novità rispetto alle prcedenti versioni vocali.


L'anno successivo una All Stars, guidata dal trombonista Bennie Morton, ne registrò un'altra interessante versione strumentale, in cui l'elaborazione solistica della linea melodica si fa più concreta. I solisti,  nell'ordine, sono: il clarinettista Barney Bigard (lo stesso che seduto sul pianoforte suona nel video iniziale della West), seguito dal trombone del leader, dal sassofono di Ben Webster e dal piano di Sam Beskin, con una breve chiusura sempre di Morton.


Dobbiamo però aspettare il 1947 per avere finalmente una versione jazzisticamente significativa: quella del quintetto di Charlie Parker comprendente un ancora acerbo Miles Davis alla tromba, Duke Jordan al piano, Tommy Potter al basso e Max Roach alla batteria, un'esecuzione rimasta memorabile.


Nel 1950 uno Stan Getz ventitreenne, appena uscito dal "gregge" di Woody Herman, in cui si era distinto come uno dei famosi Four Brothers, ne realizza una versione per solo sax e rhythm session decisamente originale e apprezzabile per la qualità improvvisativa. Il basso in evidenza è quello di Percy Heath, al piano Tony Aless e alla batteria Don Lamond.


Un'altra incisione di grande interesse per la sua particolarità è quella realizzata nel 1953 dal "piano less" quartet di Gerry Mulligan con Chet Baker alla tromba. L'interplay fra tromba e sax baritono è di grande efficacia e rende questa esecuzione una delle migliori mai realizzate. Chet rimarrà molto legato a questo standard, che eseguirà spesso nei suoi concerti, anche dopo aver lasciato Mulligan, e ne esistono numerose versioni registrate negli anni. Il quartetto Mulligan-Baker ne incise anche una versione cantata con la voce di Annie Ross.


L'anno seguente, 1954, il brano viene registrato dal trio di Oscar Peterson con Ray Brown al basso ed Herb Ellis alla chitarra e successivamente incluso nell'LP Pastel Moods



Un'elegante e sofisticata lettura che evidenzia le grandi qualità interpretative dei tre eccellenti solisti.




Nei decenni successivi numerosi artisti si cimentarono con questo standard, ma nessuna di queste interpretazioni, a mio avviso, regge il confronto con le ultime quattro presentate qui sopra. 
Una curiosità riguardo a questo brano è rappresentata dal fatto che, a quel che mi risulta, non esistono versioni vocali maschili ad eccezione di quella realizzata nel 1957 da Matt Monro, crooner inglese molto popolare negli anni '60, versione che però restò inedita fino al 2010, anno in cui fu inclusa in una speciale raccolta contenente tutti i suoi 45 giri, 25 anni dopo la morte.


Si tratta di una versione molto convenzionale, di scarso interesse, ricordata solo per completezza d'informazione, trattandosi dell'unica versione vocale maschile che ho reperito.
Prima di chiudere un breve cenno anche al jazz italiano in quanto anche diversi musicisti italiani, nel tempo, si sono cimentati con questo standard. Di seguito ne segnalo tre che ritengo fra le più significative.



La cantante Tiziana Ghiglioni nel suo album del 1983 Sounds of Love in cui è accompagnata da un trio d'eccezione con Kenny Drew al piano, N-H. Ø. Pedersen al basso e Barry Altschul alla batteria, ne offre una lettura piena di colore e sensibilità all'altezza delle migliori interpretazioni vocali del passato.



Nel 2005 il giovane sassofonista siciliano Francesco Cafiso, all'epoca solo sedicenne, con il suo New York quartet ne realizza, per il CD New York Lullaby, una lunga versione nella quale vengono messe in evidenza le sue indiscutibili doti tecniche ed improvvisative.


Nello stesso anno il pianista Enrico Pieranunzi ne incide una particolarissima versione contenuta nell'eccellente album Special Encounter 


L'elegante pianismo di Pieranunzi sostenuto dal virtuosismo del bassista Charlie Haden e dalla batteria discreta di Paul Motian trasforma questa ballad in un raffinato esercizio stilistico di grande effetto emozionale.


lunedì 22 ottobre 2012

Vecchi dischi da riscoprire: "Four" di Joe Henderson con il trio di Wynton Kelly.


Il sassofonista tenore Joe Henderson (1937 - 2001) appartiene a quella folta schiera di eccellenti strumentisti che, nel corso della loro carriera artistica, hanno dovuto confrontarsi con la presenza o il ricordo di figure mitiche, che con quello strumento hanno scritto pagine insuperabili: Coleman Hawkins, Lester Young, Ben Webster, Dexter Gordon, Stan Getz, Sonny Rollins, John Coltrane. Sette nomi che dalle origini ad oggi (Rollins è ancora vivo) hanno primeggiato e tuttora restano insuperati.


Ad Henderson, nonostante questo handicap, non erano mancate occasioni per mettersi in luce. Aveva preso parte a numerose sedute di registrazione, soprattutto con Blue Note a fianco di Eric Dolphi, Kenny Dohram, Andrew Hill, Freddie Hubbard, ecc., oltre ad alcune registrazioni a proprio nome.
Nella primavera del 1968, quando stava per compiere 31 anni, venne contattato a New York dal pianista Wynton Kelly, che gli propose di unirsi al suo trio, per un concerto da tenersi la sera del 21 aprile a Baltimora, presso la Left Bank Jazz Society. La richiesta lo colse di sorpresa, Wynton Kelly capeggiava da oltre dieci anni un trio con Paul Chambers al basso, e Jimmy Cobb alla batteria, un gruppo perfettamente collaudato.

Jimmy Cobb, Wynton Kelly, Paul Chambers

Infatti dopo essere stati dal 1959 al 1963 la rhythm session del quintetto di Miles Davis, con cui fra l'altro presero parte alla realizzazione dello storico Kind of Blue, avevano continuato ad esibirsi unicamente in trio.



Henderson racconta che, prima di accettare, ebbe qualche perplessità, temeva, non avendo mai suonato con loro prima, di non riuscire ad inserirsi adeguatamente in un gruppo così affiatato.
Per facilitare la cosa la scelta del programma della serata cadde su una serie di brani molti noti e nonostante i timori iniziali si instaurò subito un feeling straordinario e i risultato della serata fu strepitoso.
Il concerto venne registrato interamente, quasi due ore e mezzo di musica, ma i nastri rimasero chiusi in qualche cassetto per quasi 25 anni.
Nel 1994 la casa discografica Verve decise di pubblicare un Cd intitolato Four contenente una selezione di sei brani scelti fra i migliori della serata,


e finalmente gli appassionati poterono godere di quell'unico ed eccezionale connubio. La scelta del titolo non si riferisce solo al numero dei musicisti, ma anche al brano di Miles Davis eseguito dal gruppo. Il brano, scritto originariamente proprio per essere eseguito in quartetto, venne inciso da Davis per la prima volta nel 1954 con Horace Silver,  Percy Heath e Art Blakey. 
Nel video seguente è possibile ascoltare una parte dell'esecuzione tratta dal CD, contenente il lungo assolo di Henderson.


Di seguito proponiamo il brano di apertura del CD, il classico Autumn Leaves di Prevert-Kosma che sempre Miles Davis consacrò come jazz standard. 


Motivi di copyright non consentono di proporre l'intero album, che tuttavia è disponibile a prezzi contenuti in numerosi siti a partire da iTunes.

Il Cd riscosse a suo tempo un buon successo di vendite che la Verve pensò bene di sfruttare proponendo due anni dopo un secondo CD contenente i rimanenti brani della serata e intitolato Straight No Chaser. Anche questo secondo album è degno d'attenzione, ma non aggiunge niente di nuovo e può interessare solo come completezza di documentazione.






giovedì 11 ottobre 2012

Ricordo di Art Blakey (11 ott. 1919 - 16 ott. 1990)


Art Blakey nacque l'11 di ottobre del 1919 ed è deceduto il 16 ottobre 1990, solo cinque giorni dopo il suo 71° compleanno. Viene considerato uno dei maestri della batteria moderna.
Nel video seguente è possibile apprezzare la grande vivacità percussiva


Egli è stato anche uno dei protagonisti, con i suoi Jazz Messengers della importante stagione dell' Hard Bop, che rappresentò il risveglio del jazz "nero" ed inoltre fu uno straordinario scopritore di talenti. Nei suoi gruppi hanno militato negli anni moltissimi personaggi divenuti in seguito della star, da Cliford Brown a Wynton Marsalis, da Woody Shaw a Lee Morgan, da Horace Silver a Mal Waldron, da Wayne Shorter a Bobby Watson, solo per ricordarne alcuni.
Ripropongo qui un vecchio post nel quale è possibile ripercorrere, a grandi linee, l'evoluzione del suo gruppo più famoso che per decenni ha raccolto successi in tutte le parti del mondo.

http://gerovijazz-jazzfan37.blogspot.it/2011/12/il-messsaggio-dei-jazz-messengers.html