sabato 26 maggio 2012

Thunupa: il nuovo stimolante disco di Piero Delle Monache


Da un paio di settimane è uscito THUNUPA (Parco della Musica Records, 2012) secondo album del giovane sassofonista pescarese Piero Delle Monache, classe 1982, del quale su questo blog ho già recensito, a suo tempo, il disco di esordio “Welcome” del 2010 (qui).


Il titolo particolare rievoca la leggenda sudamericana di un dio andino e di un vulcano boliviano e fa da sfondo a un percorso narrativo-musicale originale che ha impegnato in questi ultimi tempi il musicista dopo lunghi anni di gavetta, “anni rotolanti” nel titolo di uno dei brani del disco.
Il lavoro comprende nove composizioni originali, di cui una in due diverse versioni, che spaziano da brevi sketch solistici, ad affascinanti esecuzioni in quartetto con il contributo del pianista Claudio Filippini, già sideman di Mario Biondi, Maria Pia de Vito e Fabrizio Bosso, del bassista Tito Mangialajo e del batterista Alessandro Marzi, due esperti e apprezzati professionisti.


Alessandro Marzi, Tito Mangialajo, Piero Delle Monache, Claudio Filippini

Il primo brano si intitola Samar, termine arabo che significa “narrare storie” e ci propone una originale serie di evoluzioni solistiche sovrapposte con uno preciso sfondo ritmico monotono. Di seguito un breve assaggio


Il secondo brano, intitolato Ascolta se piove, è uno dei pezzi forti dell'album ed infatti verrà ripreso più avanti in una diversa versione. Il titolo ricorda il nome di una via di una cittadina della Normandia, un romantico ricordo dell'artista che gli offre lo spunto per evidenziare le sue eccellenti qualità liriche. Segue un breve schizzo solistico Aperol che scherzosamente immagina un dialogo fra un barista ed un avventore.



I successivi tre brani: Rollin' Years (Mr. Michael Blindlove), RW2 e Rue des Saisons costituiscono il nucleo centrale del disco, tre diversi temi, tutti avvincenti e non banali, che evidenziano le qualità compositive e interpretative del sassofonista con l'apporto significativo dei colleghi del quartetto. Ascoltiamo un estratto da Rollin' Years



Dopo un altro breve schizzo solistico, molto delicato, intitolato Sweetness, troviamo la ripetizione di Ascolta se piove, in una versione elettronico-onirica, con in evidenza anche il fender rodhes di Claudio Filippini.


Il brano successivo è quello che dà il titolo all'album e certamente il più suggestivo e innovativo con l'inserimento, in un contesto musicale evocativo, di voci narranti che leggono frasi di un libro che rievoca legende andine. Decisamente insolito e affascinante. Ascoltate questo breve estratto



Il tutto si conclude con un altro breve sketch solistico, questa volta del fender rodhes di Filippini, dal significativo titolo Dreamers.


In conclusione con questa sua nuova fatica Delle Monache conferma le aspettative che il suo precedente disco ci avevano fatto intravvedere, dimostrando anche un certo coraggio nell'affrontare nuove vie sperimentali, e ci fa sperare in ulteriori impegnative prove.




giovedì 10 maggio 2012

Il piano jazz trio: Enrico Pieranunzi e Brad Mehldau, due maestri a confronto


Ultimamente sono stati pubblicati, a breve distanza di tempo, gli eccellenti album in trio di due fra i migliori pianisti oggi in circolazione, l'italiano Enrico Pieranunzi e lo statunitense Brad Mehldau, due indiscussi maestri di quella particolare forma di espressione jazzistica che è, appunto, il piano jazz trio.
Entrambi i dischi inoltre contengono, esclusivamente, loro composizioni originali mai ascoltate prima.
Il primo è Permutation (Cam Jazz 2012) di Enrico Pieranunziuno dei più noti ed apprezzati jazzisti italiani in campo internazionale.


1.Strangest consequences/ 2.Critical path/ 3.Permutation/ 4.Distance from departure/ 5.Horizontes finales/ 6.Every smile of yours/ 7.Whitin the house of night/ 8.The point at issue/ 9.A different breath

Egli, fin dagli esordi discografici, si è esibito spesso, sia in disco sia in concerto, nel classico trio con contrabbasso e batteria. Infatti nella sua vasta discografia troviamo moltissimi album di questo genere, alcuni dei quali memorabili come First Song (Soul Note 1990) con gli statunitensi Charlie Haden e Billy Higgins o come Seaward (Soul Note 1996) e il doppio Live in Paris (Challenge Jazz 2005) con il bassista olandese Hern van de Gein e il batterista francese André Ceccarelli.  
A conferma della sua predilezione per il genere per molti anni si è diviso fra due diversi trii “stabili”: uno italiano lo Space Jazz Trio con Enzo Pietropaoli al basso e Fabrizio Sferra alla batteria 


e uno cosiddetto “americano” con Marc Johnson al basso e Joey Baron alla batteria e con entrambi questi gruppi ha realizzato numerosi dischi eccellenti.

Joey Baron, Enrico Pieranunzi, Marc Johnson

In quest'ultima fatica del pianista la prima novità consiste nella formazione, con due nuovi partner il contrabbassista statunitense Scott Colley e il batterista messicano, newyorkese d'adozione, Antonio Sanchez, entrambi strumentisti di talento, già affermati a livello internazionale, con i quali l'affiatamento è stato subito completo.

Scott Colley, Enrico Pieranunzi, Antonio Sanchez

Anche il titolo è indicativo della continua volontà e capacità del pianista di trasformarsi ed evolvere verso sempre nuove forme compositive ed improvvisative, cercando nuovi partners che ne stimolino diversamente la creatività. Ascoltando i nove brani del disco non si può non apprezzare la perfetta sinergia fra il pianismo fantasioso e introspettivo di Pieranunzi, con il drumming intenso, pervasivo, dinamico di Sanchez, da molti considerato oggi il miglior batterista in circolazione, e le varianti ritmiche e coloristiche del double-bass di Scott Colley.
Nel video seguente è possibile apprezzare uno dei momenti più lirici del disco con il brano Within the House of Night


Nel prossimo video troviamo il trio, in un recente concerto, nel quale viene eseguito Permutation il brano che da il titolo all'album


L'altro album è Ode (Nonesuch 2012) dello storico trio di Brad Mehldau con Larry Grenadier al basso e Jeff Ballard alla batteria, realizzato in studio e da lungo tempo atteso. L'ultima esperienza del genere risaliva a Day Is Done (Nonesuch 2005).




Tutti i brani sono originali, scritti appositamente per questo trio. "Musica che ho scritto per suonarla appositamente con loro due", come ha dichiarato il pianista. Del resto si tratta di un sodalizio che va avanti, con qualche pausa, da molti anni.


L'album contiene 11 composizioni originali, una specie di raccolta di poesie (Odi, appunto) in musica, dedicate a familiari, parenti ed anche a personaggi mitici, come il George Hanson di Easy Rider interpretato da Jack Nicholson.
Questo CD ci conferma la grande sensibilità compositiva ed il talento improvvisativo di Mehldau che ha ormai raggiunto una straordinaria maturità artistica.
Di seguito un brano tratto dall'album


Il decano dei critici di jazz Franco Fayenz nella recensione di un loro recente concerto, tenutosi a Bergamo, si è sbilanciato definendoli il miglior trio di jazz in attività dopo quello di Bill Evans. 
Concludiamo questa carrellata con un video che riprende il trio dal vivo, alcuni anni fa, durante un concerto in Germania. 

mercoledì 18 aprile 2012

Glauco Masetti: eminente maestro del jazz moderno italiano

foto di Renzo Storti (1960)

Glauco Masetti (1922-2001) è stato uno dei protagonisti della rinascita post-bellica del jazz italiano e punto di riferimento per molti musicisti delle generazioni successive. Per quelli della mia generazione, che si sono avvicinati al jazz nella seconda metà degli anni '50 era, con Gil Cuppini, Gianni Basso, Oscar Valdambrini, Franco Cerri, uno fra i più ammirati. Nella foto seguente è l'unico con gli occhiali. Alle sue spalle da sx a dx si riconoscono Cerri, Valdambrini e Basso.


Nato a Milano il 19 aprile di novanta anni fa, iniziò a studiare musica fin da giovanissimo, dedicandosi allo studio prima del violino poi del clarinetto e del sassofono contralto, diventandone uno dei più apprezzati maestri e alternando il suo impegno fra jazz e musica leggera. Nei primi anni del dopoguerra cominciò a suonare con i principali protagonisti del jazz di quel periodo, mettendo in evidenza una straordinaria capacità tecnica ed una grande sensibilità artistica, passando dallo swing col clarinetto al bop con il sax, sempre con grande maestria. Nel brano seguente è possibile apprezzare le sue doti di clarinettista nell'esecuzione di un brano di Benny Goodman Seven Come Eleven con Giulio Libano nella veste di Lionel Hampton.


Fra il 1955 e il 1962 lo troviamo impegnato in una serie innumerevole di attività: concerti, festivals, incisioni discografiche in formazioni sempre diverse. Per un breve periodo capeggia anche un gruppo a suo nome con Romano Mussolini al piano, Franco Cerri al basso e Gil Cuppini alla batteria. Gruppo che è possibile ascoltare nel classico standard There Will Never Be Another You


Nella foto seguente lo vediamo invece con il Modern Jazz Quintet di Pupo De Luca con Eraldo Volonté al sax tenore a Fausto Papetti a sax baritono.

da sx a dx: Ernesto Villa, Glauco Masetti, Pupo de Luca, Eraldo Volonté, Fausto Papetti

Nel 1959 suona con Chet Baker a Torino assieme a Lars Gullin, Romano Mussolini, e Franco Cerri. Di seguito un video di quella serata: All the Things You Are, con un suo pregevole assolo subito dopo Chet



I due, sempre con Cerri, si esibiscono anche a Milano con Renato Sellani, Gianni Basso e da quella serata verrà tratto l'album Chet Baker in Milan che ho già presentato in un precedente post (qui).  



Dal 1962 l'attività jazzistica si dirada limitandosi a prevalenti collaborazioni con le Big Band di Gil Cuppini e di Giorgio Gaslini. Nel 1964 compare nel film La Vita Agra di Carlo Lizzani assieme a Gil Cuppini ed Enrico Intra


Nel 1970 viene scritturato come primo sassofono contralto e  clarino nell'Orchestra ritmica della Rai di Milano, dove rimarrà per oltre vent'anni fino allo scioglimento della stessa, continuando solo saltuariamente con un proprio sestetto l'impegno jazzistico. Nella foto è il terzo da dx fra Gianluigi Trovesi e Gianni Basso.


Nel video l'orchestra della Rai è diretta da Gerry Mulligan e nella sequenza degli assoli Masetti è il primo sassofono ad intervenire.


Il video seguente lo vede esibirsi al clarino con Lino Patruno in un concerto a San Marino nel 1996 quando ormai aveva quasi 75 anni.


Negli ultimi anni di vita aveva quasi interrotto l'attività a causa di problemi alla vista. Il 27 maggio 2001 è morto improvvisamente a Milano.
Concludiamo questo ricordo con l'ascolto di una struggente versione del classico standard Laura del 1977 con la Big Band di Gil Cuppini dall'LP "A New Day" (Red Record 154)

giovedì 12 aprile 2012

Omaggio a Herbie Hancock



Herbie Hancock, artista eclettico e fuori dagli schemi, oggi 12 aprile compie 72 annni e da 50 è sulla scena musicale. Il suo primo album Takin' Off è del 1962 e comprendeva Watermelon Man brano che scalerà le Hit Parade di mezzo mondo. Di seguito ne riproponiamo una recente esecuzione dell'autore.




Nella sua lunga carriera Hancock ha spaziato dal jazz alla musica d'intrattenimento ed alle colonne sonore di film di successo. nel 1966 Antonioni gli commissionò la colonna sonora per il suo "Blow Up" Palma d'Oro a Cannes. 20 anni dopo nel 1986 vinse l'Oscar per la colonna sonora di "Round Midnight".



Nel 1963 Hancock entra a far parte dello storico "secondo quintetto" di Miles Davis (quello con Wayne Shorter, Ron Carter e Tony Williams) collaborazione che durerà circa 5 anni, testimoniata da ben 13 album ufficiali e da centinaia di concerti in giro per il mondo. Nel 1964 il gruppo suonò a Milano (vds. anche qui) come testimonia il seguente video.


Mentre faceva parte del quintetto di Davis, Hancock continuò a pubblicare album a proprio nome per la Blue Note, il più famoso dei quali resta "Empyrean Isles" del 1964, con un quartetto comprendente altri due membri del quintetto di Davis (Ron Carter e Tony Williams) e la tromba di Freddie Hubbard. Da quell'album ho tratto Cantaloupe Island, la sua composizione in assoluto più famosa, divenuta un vero standard jazzistico.


Lasciato Davis, dopo una serie di dischi a suo nome nel 1976 ricostituisce un quintetto che per 4/5 ricalca quello di Davis (che all'epoca si era ritirato dalle scene) con Freddie Hubbard alla tromba, ma lo stile sarà orientato più verso il funky-jazz in voga all'epoca. Il gruppo con il nome di V.S.O.P. avrà una enorme risonanza e si esibirà in numerosi concerti. Qui un brano tratto da una esibizione al Festival del Jazz di Newport nel 1976.


Un'altra pagina storica della carriera di Hancock è rappresentata dal suo incontro con Chick Corea nel 1979 da cui scaturì un disco doppio di grande successo dal quale è tratto il brano seguente


Nel 1986 con la colonna sonora del film culto di Bertrand Tavernier "Atour de Minuit ['Round Midnight]" Hancock ottiene l'Oscar come miglior colonna sonora. Di seguito un breve assaggio di un disco che non dovrebbe mancare a chi ama questa musica.


Concludiamo questo omaggio a Hancock in occasione del suo 72° compleanno, ricordando un altro eccellente album "River - The Joni letters" dedicato all'amica Joni Mitchell, del 2007 che vinse il Grammy Award come miglior album dell'anno e come miglior disco di jazz contemporaneo, primo disco di jazz a vincere il premio come miglior album dell'anno dopo 43 anni, dai tempi di Getz/Gilberto del 1965. Il brano scelto è quello in cui è presente la stessa Mitchell.

venerdì 6 aprile 2012

Ricordo di Gerry Mulligan


Oggi Gerry Mulligan, nato a New York il 6 aprile 1927, avrebbe compiuto 85 anni e voglio qui ricordarlo riproponendo un vecchio post che ripercorre per sommi capi il suo autorevole contributo alla storia del jazz, integrato da un prezioso commento di un appassionato cultore della materia come il blogger JazzfromItaly.

lunedì 2 aprile 2012

L'ultimo disco del trio Romano-Sclavis-Texier: 3+3 (Label Blue 2012)



Aldo Romano-Louis Sclavis-Henri Texier
3+3 (Label Blue 2012)

track list
01. Vents Qui Parlent
02. Ravages
03. Idoma
04. Nous Trois
05. Seeds
06. Rituel à Trois
07. Bayou
08. Mohican
09. Moins qu'un ombre
10. Griot Joe
11. Valse à l'ame

personnel
Aldo Romano: drums, percussion
Louis Sclavis: saxophone, clarinet, bass clarinet
Henri Texier: bass
Enrico Rava: trumpet (1,2,7,10)
Nguyen Lê: guitar (1,3,7,10)
Bojan Z: piano (1,5,10)

Da un paio di settimane è uscito l'ultimo lavoro del trio Aldo Romano-Louis Sclavis-Henri Texier, gruppo che dal 1995 unisce periodicamente, in tour e in sala d'incisione, questi tre grandi solisti per affascinanti progetti creativi basati su commistioni liriche e etniche con spunti afro-maghrebini, nei quali i virtuosismi del polistrumentista Sclavis si intrecciano con il tessuto ritmico creato dal contrabbasso di Texier e dalla batteria di Romano.
Ricordo qui un paio di loro album di grande successo, ben noti agli appassionati, come Suite Africaine del 1999, dal quale è tratto il seguente: Hauts Plateaux




o come African Flashback del 2005 dal quale è tratto il brano successivo: Berbere


Questo nuovo interessante lavoro si intitola 3+3: in quanto ai tre titolari si uniscono, in 6 brani, singolarmente, in duo o in trio, altri tre grandi solisti. Il primo è Enrico Rava, grande sodale di Aldo Romano (sulle loro frequenti collaborazioni ho già scritto qui). Gli altri due sono il chitarrista francese di origine vietnamita Nguyen Lê e il pianista serbo, da anni attivo in Francia, Bojan Z, ben noti in Italia per le loro collaborazioni con Paolo Fresu.
Anche in questo disco, come nei precedenti, l'impronta musicale è sempre raffinata, creativa, mai banale, resa più intensa dal suono caldo e personale della tromba di Rava, dal lirismo balcanico del piano di Bojan Z e dalla chitarra onirica di Lê.
Il disco è certamente una delle cose migliori uscite nel 2012 e merita di essere tenuto presente.
Di seguito un assaggio con il brano Mohican eseguito dal solo trio:

mercoledì 28 marzo 2012

L'incontro fra Fats Navarro & Tadd Dameron: una pagina di storia del jazz da rievocare.


Fats Navarro (1923-1950) e Tadd Dameron (1917-1965) sono stati due sfortunati protagonisti della stagione del Be-bop che, per circostanze avverse, non hanno raggiunto la fama e la fortuna di altri colleghi che, per il loro talento, avrebbero meritato.


Pur avendo entrambi lasciato, singolarmente, numerose testimonianze discografiche, la breve stagione in cui hanno collaborato, nel biennio 1947-48, merita di essere ricordata come una delle più ricche di successi, segnalando le principali registrazioni, a nome dell'uno o dell'altro, che certificano la straordinaria versatilità e la perfetta integrazione fra il brillante improvvisatore e lo straordinario arrangiatore e compositore oltre che eccellente pianista.
Il primo esempio di questo felice connubio lo troviamo nel brano: Fat Girl, composto da Fats ed arrangiato da Dameron, pubblicato dalla Savoy in 78 rpm. agli inizi del 1947. Il titolo si riferisce al nomiglolo con cui il trombettista veniva chiamato nell'ambiente, a causa della sua obesità, dovuta all'abuso di alcool e di droga, e della sua omosessualità.


Il brano, proposto sotto, proviene dalla prima seduta di registrazione del 29 gennaio, con un quintetto denominato Fats Navarro and his Thin Men, comprendente anche Leo Parker al sax baritono, Gen Ramey al basso e Denzil Best all batteria. In quell'occasione vennero registrati altri tre brani pubblicati in dischi diversi: Ice Freezes Red, Goin' to Minton's ed Eb Pob (allo specchio Be Bop), tutti di grande qualità. In tutti i brani è avvertibile la mano di Dameron negli arrangiamenti.


All'epoca di questo suo esordio ufficiale come leader, Navarro non aveva ancora compiuto 24 anni e proveniva dall'orchestra di Billy Eckstine, un vera fucina di boppers, in cui aveva preso il posto di Dizzy Gillespie, ed il cui influsso si sente in questo primo brano.
Un secondo incontro avviene alcuni mesi dopo, il 26 settembre, questa volta con Dameron al suo esordio come leader con un sestetto, per la Blue Note, comprendente anche Ernie Henry al sax alto, Charlie Rouse al tenore, Nelson Boyd al basso e Shadow Wilson alla batteria. Il pianista fino ad allora si era distinto come arrangiatore e compositore (diversi brani del repertorio di Gillespie e di Parker come Hot House o Good Bait, ecc. erano sue composizioni), ed in questa occasione ebbe l'opportunità di evidenziare le sue doti di leader. Anche allora vennero registrati quattro brani, più alcune alternate takes, tutte sue composizioni e il risultato fu strepitoso, brani come Our Delight e The Squirrel, The Chase e Dameronia pubblicati su due dischi a 78 rpm. sono universalmente riconosciuti come dei capolavori, “magnifiche razionalizzazioni dell'idioma be-bop in un'ottica compositiva” secondo il critico Richard Cook.


Di seguito ne propongo uno, ma tutti meritano di essere ascoltati, sono facilmente reperibili in rete, e sono stati ripetutamente pubblicati in LP e in CD.



Circa un mese dopo, il 28 ottobre, anche la Savoy dà un'opportunità a Dameron, che riunisce un quintetto, con Navarro e Henry ai fiati, e con Curly Russell al basso e Kenny Clarke alla batteria ed il cantante Kay Penton presente in due dei quattro brani. Anche in questa occasione almeno i due brani strumentali: A Bop Carroll e Tadd Walks, sono di eccellente qualità come è possibile constatare ascoltando il primo dei due, basato sul giro armonico dello standard Mean to Me.


Il successivo 5 dicembre è, di nuovo, Navarro a capeggiare un quintetto per la Savoy, comprendente anche Charlie Rouse a sax tenore, Nelson Boyd al basso e Art Blakey alla batteria. Ancora una volta il risultato è straordinario, i quattro brani registrati Nostalgia, Barry's Bop, Be Bop Romp e Fats Blows vanno annoverati fra i migliori esempi del genere. Di seguito propongo Nostalgia, uno dei momenti più probanti della della sensibilità di Navarro e considerato uno dei capolavori del bop.


L'anno seguente, grazie anche al successo dei dischi sopra descritti, Tadd Dameron ottenne una lunga scrittura al Royal Roost, locale sulla 52nd Street all'epoca molto in voga, alla testa di un gruppo stabile comprendente, oltre a Navarro, Rudy Williams al sax alto, Allen Eager al tenore, Curly Russell al basso e Kenny Clarke alla batteria, ai quali saltuariamente si univano altri musicisti.

Prove al Royal Roost: da sx Eager, Dameron, Williams e Navarro

I concerti venivano spesso trasmessi dalla stazione radio newyorkese WMCA, presentati dal famoso disc jokey Symphony Sid.  

Questo contribui a rendere più popolare il gruppo e indusse la casa discografica Blue Note a richiamare in sala d'incisione, il 13 settembre, Tadd Dameron e il suo gruppo per registrare alcuni brani del loro repertorio. La formazione era quella solita, tranne un secondo sax tenore: Wardell Gray al posto di Williams, l'aggiunta del percussionista Chino Pozo (fratello del più noto Chano) in due brani e del cantante Kenny Hagood in uno. Anche in quest'occasione vennero incisi quattro brani ed alcune alternate tracks, tutti di notevole qualità. Segnaliamo in particolare Lady Bird, una vecchia composizione di Dameron. Gli altri brani erano Jahbero, Symphonette e I Think I'll Go Away.


La splendida stagione del Royal Roost è stata immortalata in diverse registrazioni Live, comparse prima in alcuni dischi di fortuna, poi in due ottimi CD della Jazzland, oggi purtroppo difficilmente reperibili.




In essi sono raccolte alcune delle migliori serate anche con la presenza di ospiti illustri come Milt Jackson, in cui vengono riproposti i principali brani del repertorio in versioni spesso diverse da quelle dei dischi.



Fra i diversi brani ho scelto di proporre una interessante versione del classico parkeriano Anthropology


La collaborazione fra i due si concluse nel gennaio 1949, giusto due anni dal loro primo disco, con la partecipazione di Navarro ad una seduta di registrazione per la Capitol, con un'orchestra guidata da Dameron e comprendente noti musicisti come Kay Winding al trombone, Sahib Shihab al sax alto, Dexter Gordon al tenore, Cecil Payne al baritono, ecc.. Vennero registrati solo due brani Sid's Delight e Casbah, due eccellenti esecuzioni in perfetto stile be-bop, ma la seconda si distingue per la sua particolarità grazie anche alla voce di Rae Pearl.


Dopo questa felice stagione i due si ritrovarono come comprimari alla corte di Miles Davis in un concerto al Birdland di New York il 30 giugno 1950, in una serata alla quale presero parte anche Charlie Parker e altri famosi boppers. Il giorno dopo Navarro venne ricoverato in ospedale ed il 7 luglio morì consumato dall'abuso di alcool e droga. 
Anche per Dameron i fasti di quella stagione non si ripeterono. Negli anni successivi egli gradualmente, anche a causa dell'abuso di droga, perse l'estro creativo e la sua vena compositiva andò spegnendosi. Morì nel 1965 a soli 48 anni.