Repost from Splinder (11 jan. 2011)
La storia del jazz è punteggiata da insoliti incontri di personaggi tra loro molto diversi che, però, producono effetti unici ed irripetibili, come nel caso dell'anziano country-blues singer, texano, bianco, Willie Nelson (classe 1933) e del più giovane trombettista nero Wynton Marsalis (classe 1961), nato a New Orleans, culla del jazz.
Nonostante la differenza di età e di back-ground culturale [il primo è un curioso personaggio molto hip, estroso, decisamente anticonvenzionale, cresciuto in quel particolare mondo musicale country-western che trova le sua culla in Nashville, anche se poi si è distaccato da quel cliché per dedicarsi, con grande successo, ad un repertorio più eterogeneo,
mentre il secondo è la tipica "persona seria", giacca e cravatta, un erudito che divide i suoi interessi fra il jazz, di cui studia quasi con pignoleria le origini, e la musica classica nella quale si cimenta con passione ottenendo pregevoli risultati]
i due hanno trovato nel Blues un felice punto di contatto, un terreno comune.
Il 18 giugno 2008 si sono incontrati al Lincoln Center di New York per un'esibizione decisamente ispirata, nella quale la voce ruvida, nasale, fascinosa di Nelson, che suona anche la chitarra, supportata dall'armonica a bocca del fedele Mickey Raphael, si è confrontata con l'insuperabile abilità strumentistica di Marsalis, che giunto ormai alla soglia dei 50 anni, ha raggiunto anche quella maturità espressiva che, a detta di alcuni critici, gli sarebbe mancata in passato. Lodevole anche l'apporto del quintetto stabile del trombettista composto da elementi di prim'ordine fra i quali spicca il sassofonista Walter Blanding jr..
L'evento ha riscosso uno strepitoso successo, tanto da essere replicato alcune settimane dopo in California, e la casa discografica Blue Note ne ha tratto un bellissimo album tutto da ascoltare.
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