mercoledì 7 dicembre 2011

Hanno 50 anni, ma non li dimostrano

Pubblicato giovedì 17 aprile 2008


Ultimamente sono stato quasi sempre fuori Firenze, ed ho portato con me l'i-pod caricato con diversi vecchi album in vinile rippati e pescati fra quelli che ogni tanto riascolto volentieri. Nel selezionarli ho notato che diversi erano stati pubblicati nel 1958 e quest'anno compivano 50 anni, pertanto ho pensato che questa ricorrenza poteva costituire un pretesto per parlarne (o riparlarne). Però, poiché gli album sono diversi, dividerò l'esposizione in due parti, per non farla troppo lunga.

Il primo album che voglio segnalare è la colonna sonora del film di Louis Malle Ascensore per il Patibolo, realizzata da Miles Davis. In realtà con questo disco siamo border line in quanto le registrazioni avvennero nel dicembre 1957, ma l'album uscì in Francia su un LP 25 cm. nel 1958, assieme al film.
Nel dicembre 1957, mentre era a Parigi e suonava al Club St. Germain come solista ospite con un gruppo “stanziale” composto da Kenny Clarke (parigino d'adozione) alla batteria, e i francesi Barney Wilen al sax tenore, Pierre Michelot al basso e René Utreger al piano, Miles venne in contatto, tramite la comune amica Juliette Greco, con il regista che gli offrì l'opportunità di relizzare la colonna sonora del film che stava girando. Miles accettò e si mise al lavoro con gli stessi musicisti che suonavano ogni sera con lui. Quell'esperienza, per sua stessa ammissione gli insegnò molto e gli dischiuse nuove direzioni improvvisative che lo porteranno gradualmente alle esperienze modali, come vedremo più avanti parlando dell'album Milestones.
Secondo molti critici il film di Malle, dalla trama tutto sommato banale, oggi non meriterebbe neppure di essere ricordato se non fosse per quella musica. A mio giudizio, anche la musica senza immagini perde parte del suo valore e la maniera migliore per gustarla e apprezzarla è rivedere il film, come ho fatto io prima di queste note.
 Di seguito il brano Florence Sur Les Champs Elysées sul quale tornerò più avanti


Il secondo album è Something Else di Cannonball Adderley che vede la partecipazione, in via amichevole di Miles Davis, essendo il sassofonista membro del suo gruppo stabile.


Si tratta di un disco veramente eccellente, da molti considerato il miglior disco in assoluto di Cannonball, con alcune vere e proprie gemme musicali, come la bellissima versione del grande successo francese Les Feuilles Mortes, (tradotto in Autumn Leaves e, forse, voluto proprio da Miles in omaggio a Parigi e alla sua amica e amante Juliette Greco). Un brano con caratteristiche del tutto estranee al jazz, ma che grazie alla personale, ispirata interpretazione che ne viene data, diventerà d'ora in poi un vero e proprio standard jazzistico. Notevole l'interpretazione del classico di Cole Porter Love for Sale con spunti latino-tribalistici, così come la lettura che Cannonball, qui unico solista, dà di Dancing in the Dark. Davis, che non era uno prodigo di complimenti, apprezzava molto questa interpretazione, che diceva ricordargli quella di Sarah Vaughan. Anche i restanti tre brani dell'album non sono da meno, un album tutto d'ascoltare.
Per chi ancora non la conoscesse o per chi vuole riascoltarla di seguito Autumn Leaves.



Autumn Leaves by Cannonball Adderley on Grooveshark

Prima di tornare su Miles Davis e sul suo Milestones, mi voglio soffermare su un album dell'altro suo grande partner: John Coltrane. Il 1958 fu un anno prolifico per il sassofonista che, oltre a registrare con Davis, realizzò numerosi album a suo nome, almeno una decina. Fra questi ho sempre trovato Soultrane uno dei più interessanti. Realizzato in febbraio con una ritmica “davisiana”: Red Garland al piano, Paul Chambers al basso e Art Taylor alla batteria, è una specie di vetrina dello stile coltaniano dell'epoca detto sheet of sounds, tessuti di suono, una specie di simultanea cascata di suono, e forse fu proprio ascoltando questo disco che il critico Ira Gitler sempre nel 1958, su Down Beat, coniò questo termine entrato ormai nella storia del jazz.



Il titolo dell'album deriva da una ballad, scritta da Tadd Dameron un paio d'anni prima ed eseguita con lo stesso Cotrane nell'album Prestige Mating Call, che non è contenuta in questo. La casa discografica Prestige pensò tuttavia che quel titolo fosse appropriato in quanto giocava sul nome di Coltrane. I cinque brani dell'album sono tutti godibili.
 La facciata A contiene due lunghi brani Good Bait (12') e I Want to Talk About You (10'), il primo abbastanza vivace e allegro con lunghi assoli di tutti i componenti del gruppo, il secondo invece è una ballad, un po' languida che offre a Coltrane l'occasione per deliziarci come di consueto fa quando affronta questo genere.
La facciata B si apre con You Say You Care, forse l'esecuzione più interessante di tutto l'LP, (che propongo più sotto) in cui Coltrane sviluppa una serie variazioni di accordi in un contesto veloce che evidenziano la sua capacità creativa. Il tutto sostenuto da una ritmica eccellente.

You Say You Care by John Coltrane on Grooveshark

Il secondo brano Theme for Ernie è dedicato al sassofonista Ernie Henry scomparso alcuni mesi prima all'età di 31 anni. Un omaggio permeato di tristezza.
L'album si chiude con una veloce versione di Russian Lullaby di Irving Berlin.
Concludiamo questa prima parte tornando a lui, al divino Miles ed al suo Milestones realizzato in due sedute di registrazione consecutive il 2 e il 3 aprile, con il sestetto comprendente Coltrane al sax tenore, Cannonball Adderley al sax alto, Red Garland al piano, Paul Chambers al basso e P.J. Jones alla batteria. Questa sarà anche l'ultima volta di Garland e Jones nel gruppo, sostituiti il mese successivo con Bill Evans e Jimmy Cobb. La nuova formazione sarà quella con cui, l'anno dopo, Davis realizzerà Kind of Blue.

Milestones è un album spartiacque nella discografia di Davis, caratterizzato da diverse novità. Innanzi tutto la composizione che dà il titolo all'album  fu il suo primo tentativo di composizione modale, inoltre per la prima volta in un suo album non troviamo standards, ma solo brani originali composti da lui, o da colleghi come T. Monk, Jackie McLean, John Lewis o Ahmad Jamal. Altra novità in un album a suo nome non prende assoli in un brano, Two Bass Hit (di John Lewis) in cui lascia spazio nell'ordine a Cannonball e Coltrane, mentre il brano Billy Boy (di A. Jamal) è affidato addirittura alla sola sezione ritmica, anche se l'imprinting musicale resta il suo.
Nella sua autobiografia a proposito di questo album egli scriveva: «... mi piacque molto il suono della band in questo disco e capii che avevamo fatto qualcosa di speciale. Trane e Cannonball avevano veramente fatto grandi cose e ormai si erano veramente abituati l'uno all'altro. Questo fu l'album in cui cominciai a scrivere veramente in forma modale, e in Milestones, il pezzo che dava il titolo al disco ho usato proprio questo stile.» 1
Un album storico, una vera e propria "pietra miliare" non solo per la discografia di Davis, ma anche per la storia del jazz.
Chiudo proponendo l'ascolto del brano Sid's Ahead, un pò lungo (circa 13') però in esso si trova più di un riferimento a quel Florence Sur Les Champs Elysées proposto all'inizio, a conferma che quell'esperienza lasciò una traccia non trascurabile.


Sid's Ahead by Miles Davis on Grooveshark


Nei prossimi giorni presenterò alcuni altri album "cinquantenni", meritevoli a mio avviso, di essere ricordati.

1Davis M., Miles L''autobiografia, minimum fax, Roma, 2001, p. 263

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