Repost from Splinder (29 0ct. 2009)
A1. The Executive Suite
B1. Falling
B2. It Does Not Really Matter Who You Are
Phil Woods: sax alto
Gordon Beck: piano acustico, piano elettrico
Ron Mattewson: basso acustico
Daniel Humair. batteria
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Questo disco costituisce una vera rarità sia per la casa discografica che lo produsse, sia per la musica, mai ripubblicata in CD.
All'inizio degli anni '70, lo stilista italo-francese Pierre Cardin, grande appassionato di musica, fondò una casa discografica a suo nome, che ebbe vita brevissima e che si distingueva per la veste grafica particolarmente elegante, disegnata da lui stesso.
Nel breve periodo di attività pubblicò diversi dischi, non solo di jazz, fra i quali anche l'edizione francese del Concerto Grosso dei New Trolls.
Di particolare interesse le registrazioni effettuate durante il Festival del Jazz di Montreux del 1972 dei concerti di Jean-Luc Ponty, del Lubat, Louis e Engel Group, oltre a questo dell'European Rhythm Machine di Phil Woods, che all'epoca venne salutato come un capolavoro.
Il critico britannico David Waddington, su Musica Jazz definì questo album «un saggio titanico d'improvvisazione fluida e mozzafiato». Il lato A del disco con i coinvolgenti venticinque minuti dell' Executive Suite venne anche descritto dai critici Brian Case e Stan Britt, nella loro Illustrated Encyclopedia of Jazz: «un tour de force del sax contralto, con sequenze senza accompagnamento in cui Woods da sfogo alla sua straordinaria maestria strumentale dall'urlante estremo acuto al gemebondo estremo grave dello strumento».
In Inghilterra l'album venne pubblicato dalla Verve, su concessione dell'editore francese, con una differente veste grafica.
A distanza di ormai quasi quarant'anni il disco mantiene la sua validità e rappresenta una straordinaria testimonianza della tendenza evolutiva del jazz di quegli anni. Un grande ammiratore italiano di Woods, Paolo Piangiarelli, il quale all'artista ha addirittura dedicato la sua casa discografica, la Philology, che da oltre 20 anni è una delle più prolifiche e autorevoli etichette italiane di jazz,
in una intervista rilasciata sul blog Jazz from Italy, dell'amico Roberto Arcuri, a proposito di quell'esperienza ha detto: «Andatevi a sentire il periodo dell'European Rhythm Machine, quello non era un emulo di nessuno, quello era un musicista meraviglioso, super, che è rimasto tale».
Adesso a voi il giudizio.
Adesso a voi il giudizio.
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