Repost from Splinder (29 jan. 2011)
Oggi voglio segnalare a chi fosse sfuggita, una vera rarità per chi ama il jazz italiano di qualità.
Sul blog Inconstant Sol nei giorni scorsi è stata messa in condivisione la registrazione di uno dei quattro concerti del gruppo guidato da Gaetano Liguori alla Palazzina Liberty di Milano nel marzo del 1979. Si tratta di un concerto diverso da quello pubblicato (parzialmente) a suo tempo dalla Philology (W 145.2 - 1999) anche se il programma è in parte uguale.
In quell'occasione all'Idea Trio di Liguori comprendente Roberto Del Piano al basso e Filippo Monico alla batteria si unirono i fiati Massimo Urbani (1957-1993) al sax e Danilo Terenzi (1956-1995) al trombone, due grandi strumentisti entrambi scomparsi, purtroppo, prematuramente.
Questa registrazione, mai pubblicata, contribuisce a ricordare una interessante pagina di un periodo storico del jazz italiano contemporaneo discograficamente trascurato.
P.S.
Riporto di seguito il ricordo di uno dei protagonisti di quell'evento, l'amico Roberto Del Piano, da lui lasciato nei Commenti, ma che per completezza ho voluto inserire qui.:
Questo è il terzo dei quattro concerti che quel quintetto tenne alla Palazzina Liberty di Milano, all'epoca gestita da Dario Fo. Era la prima volta che il jazz compariva in quel luogo, ma lo stesso Fo disegnò - non senza gusto - l'immagine del manifesto.
La sala non fu mai piena, ma nel complesso delle quattro serate il pubblico fu, anche per l'epoca, abbastanza numeroso.
Erano i primi concerti di quel quintetto, nato su sollecitazione del padre di Massimo a Gaetano - credo proprio di non sbagliarmi nel ricordo - il quale rassicurò il pianista sulle condizioni del figlio.
Massimo aveva passato un brutto periodo a causa della dipendenza dall'eroina (inutile nascondersi dietro al dito...) ma stava, con grande forza di volontà, cercando di uscirne e aveva bisogno di rimettersi a suonare; per lui sarebbe stato anche meglio allontanarsi dal "giro" romano e fu così che si trasferì a casa mia assieme all'amico fraterno Danilo Terenzi.
Un po' di prove nel "loft" di Filippo Monico e il gruppo prese vita.
Come scrisse Arrigo Polillo, eravamo cresciuti abbastanza da lasciarci alle spalle un certo "free" di maniera, non rinnegando quella splendida stagione creativa, senza con ciò diventare uno dei tanti gruppi neo-bop tutti un po' uguaali gli uni agli altri.
Polillo, come sempre, aveva ragione e queste sue parole - che riporto a memoria - le considero uno dei più bei complimenti mai ricevuti.
Non tutto quello che facevamo era oro colato, ovviamente: anche in queste registrazioni i primi due brani zoppicano un po' (molto meglio le versioni apparse su Philology), mentre altri - penso al "Corale per Albert Ayler" e la lunga suite - qui in versione integrale - mi fanno ancora venire i brividi.
Il quintetto purtroppo ebbe vita breve, in questa versione: dopo i concerti milanesi iniziò una breve tournée sopratutto nel triveneto. A Bolzano avremmo dovuto essere registrati in video per la RAI; Massimo purtroppo, sfuggito a quella che era una blanda sorveglianza non dichiarata, scomparve per alcune ore: quando tornò, era a malapena in grado di stare sul palco; suonò malissimo, sotto l'effetto della droga e dovemmo chiedere alla troupe della RAI di cancellare tutto.
Fu l'ultimo concerto con quella formazione; il quintetto continuò con Sergio Fanni e Pasquale Liguori al posto di Massimo e Filippo, poi ce ne fu una terza versione - di cui non resta alcuna registrazione - con Sandro Satta e Ivano Nardi.
Risentire oggi queste note riapparse come per miracolo dal passato provoca comunque in me un'emozione quasi insostenibile; non nascondo che - al primo ascolto - ho pianto come un bambino.
Direi che ogni altro commento, da parte mia, sarebbe superfluo.
Roberto Del Piano
Questa registrazione, mai pubblicata, contribuisce a ricordare una interessante pagina di un periodo storico del jazz italiano contemporaneo discograficamente trascurato.
P.S.
Riporto di seguito il ricordo di uno dei protagonisti di quell'evento, l'amico Roberto Del Piano, da lui lasciato nei Commenti, ma che per completezza ho voluto inserire qui.:
Questo è il terzo dei quattro concerti che quel quintetto tenne alla Palazzina Liberty di Milano, all'epoca gestita da Dario Fo. Era la prima volta che il jazz compariva in quel luogo, ma lo stesso Fo disegnò - non senza gusto - l'immagine del manifesto.
La sala non fu mai piena, ma nel complesso delle quattro serate il pubblico fu, anche per l'epoca, abbastanza numeroso.
Erano i primi concerti di quel quintetto, nato su sollecitazione del padre di Massimo a Gaetano - credo proprio di non sbagliarmi nel ricordo - il quale rassicurò il pianista sulle condizioni del figlio.
Massimo aveva passato un brutto periodo a causa della dipendenza dall'eroina (inutile nascondersi dietro al dito...) ma stava, con grande forza di volontà, cercando di uscirne e aveva bisogno di rimettersi a suonare; per lui sarebbe stato anche meglio allontanarsi dal "giro" romano e fu così che si trasferì a casa mia assieme all'amico fraterno Danilo Terenzi.
Un po' di prove nel "loft" di Filippo Monico e il gruppo prese vita.
Come scrisse Arrigo Polillo, eravamo cresciuti abbastanza da lasciarci alle spalle un certo "free" di maniera, non rinnegando quella splendida stagione creativa, senza con ciò diventare uno dei tanti gruppi neo-bop tutti un po' uguaali gli uni agli altri.
Polillo, come sempre, aveva ragione e queste sue parole - che riporto a memoria - le considero uno dei più bei complimenti mai ricevuti.
Non tutto quello che facevamo era oro colato, ovviamente: anche in queste registrazioni i primi due brani zoppicano un po' (molto meglio le versioni apparse su Philology), mentre altri - penso al "Corale per Albert Ayler" e la lunga suite - qui in versione integrale - mi fanno ancora venire i brividi.
Il quintetto purtroppo ebbe vita breve, in questa versione: dopo i concerti milanesi iniziò una breve tournée sopratutto nel triveneto. A Bolzano avremmo dovuto essere registrati in video per la RAI; Massimo purtroppo, sfuggito a quella che era una blanda sorveglianza non dichiarata, scomparve per alcune ore: quando tornò, era a malapena in grado di stare sul palco; suonò malissimo, sotto l'effetto della droga e dovemmo chiedere alla troupe della RAI di cancellare tutto.
Fu l'ultimo concerto con quella formazione; il quintetto continuò con Sergio Fanni e Pasquale Liguori al posto di Massimo e Filippo, poi ce ne fu una terza versione - di cui non resta alcuna registrazione - con Sandro Satta e Ivano Nardi.
Risentire oggi queste note riapparse come per miracolo dal passato provoca comunque in me un'emozione quasi insostenibile; non nascondo che - al primo ascolto - ho pianto come un bambino.
Direi che ogni altro commento, da parte mia, sarebbe superfluo.
Roberto Del Piano
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