Il disco cui mi riferivo è appunto Piano Jazz del 1969 (DIRE Fo 335) registrato a Bucarest con musicisti rumeni, ma pubblicato in Italia. Oltra al pianista suonano H. Schell alla tromba, Dan Mîndrilla al sax tenore, Johnny Raducanu al basso e Macky Ganea alla batteria.
Il disco è una specie di compendio delle capacità musicali di Manusardi, sia come esecutore che come compositore. Il lato A contiene tre brani molto diversi fra loro, mentre il lato B è interamente dedicato ad una suite in due parti intitolata Clavis Vennium (nome latino di Chiavenna, città natale dell'autore).
Il primo brano è appunto Doina, unico non composto da Manusardi, del trombettista romeno H. Schell, con evidenti richiami al folklore romeno: Doina è un nome di donna molto diffuso in Romania.
Il secondo brano Krying e invece impregnato di forti accenti "hard bop" ed offre spazio a tutti i componenti del quintetto per evidenziare le loro considerevoli capacità espressive.
Il terzo Eruption si richiama invece agli esordi del "free" con il sax di Mîndrilla che fa egregiamente il verso ad Archie Shepp.
La lunga suite del lato B conferma le notevoli capacità compositive del pianista ed offre spunti non solo jazzistici, ma anche richiami alla musica europea contemporanea.
Purtroppo, per quanto ne sò, il disco non è stato ripubblicato in CD.
Ritornando ai bravissimi musicisti romeni vorrei dire qualcosa di più su due di loro: il bassista Johnny Raducanu ed il sax Dan Mîndrilla.
Il primo, che oggi ha 75 anni, è diventato il più famoso jazzista rumeno, definito dal critico statunitense Leonard Feather "Mr. Jazz of Romania", ancora oggi è in attività, anche negli USA dove in anni recenti si è esibito ripetutamente.
Il secondo ho avuto modo di conoscerlo personalmente, durante il mio soggiorno in Romania, suonava saltuariamente all'hotel della Gara du Nord, ed ebbi modo di parlare con lui della sua esperienza con Manusardi, che ricordava con grande nostalgia. Quelli erano anni tristi per i romeni e per aiutarlo lo chiamai a suonare con il suo gruppo al Veglione di Capodanno del 1985, che avevo organizzato, assieme al collega statunitense, per la comunità diplomatica occidentale.
In quell'occasione mi chiese se avevo qualche disco recente di Guido, che non sentiva da molti anni, anche perché le drammatiche condizioni del paese non consentivano la circolazione di prodotti provenienti dall'estero. Avendo acquistato da poco due LP del pianista ("Bridge into New Generation" e "Maestro + Maestro" con Gianni Basso) gli feci una cassetta e gliela feci avere. Due giorni dopo me la restitui nel timore di avere guai con la "Securitate" (la polizia segreta di Ceausescu), pertanto decisi di nn cercarlo più per non creargli dei problemi.
Succesivamente non ho più avuto sue notizie e le ricerche su internet riportano solo pochi cenni risalenti tutti a oltre 25 anni fà. (Da notizie più recenti ho appreso che è deceduto nel 1992).
Con queste ultime annotazioni personali concludo, per ora, il discorso su Manusardi, in attesa di segnalare altro materiale interessante in mio possesso.
Il disco è una specie di compendio delle capacità musicali di Manusardi, sia come esecutore che come compositore. Il lato A contiene tre brani molto diversi fra loro, mentre il lato B è interamente dedicato ad una suite in due parti intitolata Clavis Vennium (nome latino di Chiavenna, città natale dell'autore).
Il primo brano è appunto Doina, unico non composto da Manusardi, del trombettista romeno H. Schell, con evidenti richiami al folklore romeno: Doina è un nome di donna molto diffuso in Romania.
Il secondo brano Krying e invece impregnato di forti accenti "hard bop" ed offre spazio a tutti i componenti del quintetto per evidenziare le loro considerevoli capacità espressive.
Il terzo Eruption si richiama invece agli esordi del "free" con il sax di Mîndrilla che fa egregiamente il verso ad Archie Shepp.
La lunga suite del lato B conferma le notevoli capacità compositive del pianista ed offre spunti non solo jazzistici, ma anche richiami alla musica europea contemporanea.
Purtroppo, per quanto ne sò, il disco non è stato ripubblicato in CD.
Ritornando ai bravissimi musicisti romeni vorrei dire qualcosa di più su due di loro: il bassista Johnny Raducanu ed il sax Dan Mîndrilla.
Il primo, che oggi ha 75 anni, è diventato il più famoso jazzista rumeno, definito dal critico statunitense Leonard Feather "Mr. Jazz of Romania", ancora oggi è in attività, anche negli USA dove in anni recenti si è esibito ripetutamente.
Il secondo ho avuto modo di conoscerlo personalmente, durante il mio soggiorno in Romania, suonava saltuariamente all'hotel della Gara du Nord, ed ebbi modo di parlare con lui della sua esperienza con Manusardi, che ricordava con grande nostalgia. Quelli erano anni tristi per i romeni e per aiutarlo lo chiamai a suonare con il suo gruppo al Veglione di Capodanno del 1985, che avevo organizzato, assieme al collega statunitense, per la comunità diplomatica occidentale.
In quell'occasione mi chiese se avevo qualche disco recente di Guido, che non sentiva da molti anni, anche perché le drammatiche condizioni del paese non consentivano la circolazione di prodotti provenienti dall'estero. Avendo acquistato da poco due LP del pianista ("Bridge into New Generation" e "Maestro + Maestro" con Gianni Basso) gli feci una cassetta e gliela feci avere. Due giorni dopo me la restitui nel timore di avere guai con la "Securitate" (la polizia segreta di Ceausescu), pertanto decisi di nn cercarlo più per non creargli dei problemi.
Succesivamente non ho più avuto sue notizie e le ricerche su internet riportano solo pochi cenni risalenti tutti a oltre 25 anni fà. (Da notizie più recenti ho appreso che è deceduto nel 1992).
Con queste ultime annotazioni personali concludo, per ora, il discorso su Manusardi, in attesa di segnalare altro materiale interessante in mio possesso.
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