Pubblicato lunedì 7 maggio 2007
Il 26 marzo u.s. è uscito l'ultimo album dello storico quintetto di Paolo Fresu: Rosso, Verde, Giallo e Blu, il quinto della serie registrata per la Blue Note, ciascuno dei quali dedicato alle musiche di uno dei membri del gruppo.
Questa serie, grazie ad una major come la Blue Note-EMI, è stata pubblicata in tutto il mondo, offrendo così al gruppo la possibilità di farsi conoscere anche fuori d'Europa.
Nel 2005 erano usciti Kosmopolites dedicato alle musiche del pianista Roberto Cipelli e P.A.R.T.E. dedicato al bassista Attilio Zanchi, nel 2006 Incantamento con le musiche del sassofonista Tino Tracanna e Thinking dedicato al batterista Ettore Fioravanti ed infine l'ultimo dedicato alle musiche del Leader.
Sopra ho usato il termine "storico" riferendomi a questo quintetto in quanto i suoi membri suonano insieme da ben ventitré anni. Sicuramente una delle formazioni più longeve nella storia del jazz italiano e non solo, che ha realizzato moltissimi dischi sia in quintetto sia nella versione allargata a sestetto con l'aggiunta di Gianluigi Trovesi.
La foto coglie i membri del gruppo all'epoca del loro primo album.
Quando nel 1985 uscì Ostinato (Spalsc(h) H106), il loro primo LP, mi trovavo a Bucarest dove, all'epoca, non arrivava nulla da fuori (uno dei tanti benefici del comunismo), tuttavia la mia posizione in Ambasciata mi consentiva di ricevere, tramite la benemerita I.R.D., le principali novità discografiche italiane.
L'arrivo di questo album suscitò in me molta curiosità per questo nuovo gruppo, avendo già avuto modo di ascoltare ed apprezzare Fresu con il quintetto di Giovanni Tommaso; inoltre mentre vivevo a Bergamo avevo spesso sentito commenti molto lusinghieri su Tino Tracanna, sopratutto dal mio giovane amico pianista Claudio Angeleri, che suonava spesso con lui. Il disco era molto gradevole, con alcuni temi interessanti come l'Ostinato in due takes con Monk in mezzo, o la divertente sequenza di Paraponzi e Venti Freddi, anche se mostrava qualche pecca di amalgama fra i giovani componenti del gruppo. Trovai comunque eccessiva la poco lusinghiera recensione di Salvatore G. Biamonte apparsa sulla rivista "Musica Jazz" (nov. 1985) che parlava di «curiose sensazioni di stanchezza e ripiegamento su formule scontate (manierismi, i soliti pedali ecc.)..»e concludeva parlando di «materiale non di prima scelta, come ci si aspetterebbe da un gruppo del genere».
L'arrivo di questo album suscitò in me molta curiosità per questo nuovo gruppo, avendo già avuto modo di ascoltare ed apprezzare Fresu con il quintetto di Giovanni Tommaso; inoltre mentre vivevo a Bergamo avevo spesso sentito commenti molto lusinghieri su Tino Tracanna, sopratutto dal mio giovane amico pianista Claudio Angeleri, che suonava spesso con lui. Il disco era molto gradevole, con alcuni temi interessanti come l'Ostinato in due takes con Monk in mezzo, o la divertente sequenza di Paraponzi e Venti Freddi, anche se mostrava qualche pecca di amalgama fra i giovani componenti del gruppo. Trovai comunque eccessiva la poco lusinghiera recensione di Salvatore G. Biamonte apparsa sulla rivista "Musica Jazz" (nov. 1985) che parlava di «curiose sensazioni di stanchezza e ripiegamento su formule scontate (manierismi, i soliti pedali ecc.)..»e concludeva parlando di «materiale non di prima scelta, come ci si aspetterebbe da un gruppo del genere».
Da Angeleri seppi che questa recensione aveva amareggiato parecchio i ragazzi, ma non li aveva scoraggiati, anche perché da altre parti erano giunti molti incoraggiamenti, così continuarono comunque l'esperienza e l'anno dopo uscì l'eccellente Inner Voices (Splasc(h) H110) con la partecipazione di David Liebeman e da allora iniziò il loro straordinario percorso artistico che prosegue tuttora.
La formula vincente stà nel continuo tentativo di realizzare cose sempre nuove e diverse, sfruttando al meglio le caratteristiche strumentali e timbriche dei vari membri del gruppo con un calibrato rapporto fra scrittura ed improvvisazione, evitando il rischio della routine che sempre incombe su questo genere di gruppi.
Un esempio tipico di questa filosofia è costituito dai cinque albums per la Blue Note già citati, che nel loro insieme costituiscono un ricco mosaico di tessere colorate che si arricchiscono sempre di nuovi colori (si vedano anche le cinque copertine uguali nella foggia, ma diverse nei colori o i colori del titolo del quinto album).
La formula vincente stà nel continuo tentativo di realizzare cose sempre nuove e diverse, sfruttando al meglio le caratteristiche strumentali e timbriche dei vari membri del gruppo con un calibrato rapporto fra scrittura ed improvvisazione, evitando il rischio della routine che sempre incombe su questo genere di gruppi.
Un esempio tipico di questa filosofia è costituito dai cinque albums per la Blue Note già citati, che nel loro insieme costituiscono un ricco mosaico di tessere colorate che si arricchiscono sempre di nuovi colori (si vedano anche le cinque copertine uguali nella foggia, ma diverse nei colori o i colori del titolo del quinto album).
Sui singoli dischi è già stato scritto e detto molto nei vari siti specializzati o su altri blog, e solo l'ascolto può dare un'idea della qualità della musica presentata e della straordinaria maturità raggiunta dai cinque musicisti.
Un assaggio di queste qualità in questo Almeno tu nell'Universo dall'ultimo CD
Concludo offrendo agli amici l'ascolto di una rara versione di Ostinato, il brano che dava il titolo al loro album d'esordio, registrata dal vivo a Lugano il 17 novembre 1989. Mentre nell'LP il brano era intercalato da 'Round about Midnight di Monk, qui Fresu fà solo un accenno a Monk all'inizio e successivamente esegue il brano. I quattro anni che separano le due esecuzioni ci mostrano un gruppo più affiatato, gli assoli sono più brillanti con un Tracanna in gran forma.
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