giovedì 17 novembre 2011

Martial Solal: splendido ottantenne


Pubblicato martedì 17 aprile 2007

Tornando ai miei trascorsi bergamaschi, rievocare quei tempi e curiosare fra i ricordi mi ha riportato ad un paio di serate straordinarie trascorse all'Auditorium del Seminario nell'ambito della 12ª Rassegna Internazionale del Jazz nel 1983, pochi mesi prima di lasciare la città per approdare ai lontani lidi di Bucarest, cui ho accennato precedentemente.
La rassegna era dedicata a "Il Jazz orchestrale" e, per motivi economici, l'orchestra era una sola, quella della sede RAI di Milano, una band straordinaria, come si può vedere dalla formazione sottoriportata

qui anche in una foto dell'epoca
Il programma delle serate prevedeva una prima parte dedicata alle musiche ed agli arrangiamenti di famose big bands americane: Ellington, Basie, Kenton,...ecc., e una seconda parte dedicata alle musiche di un artista che avrebbe anche assunto la direzione dell'orchestra. I tre musicisti scelti per le serate erano: Franco Ambrosetti, Martial Solal e Enrico Rava.
Impegni di lavoro mi impedirono di assistere alla serata con Ambrosetti, le altre due sono ancora ben presenti nella mia memoria, oggi però mi dedicherò a quella con Solal, riservandomi di ritornare su quella con Rava in un'altra occasione.
Quella sera arrivai leggermente in ritardo, le luci si erano già spente, e mi sedetti al buio in un posto un pò defilato, accanto ad un signore non molto alto, distinto, attento e silenzioso che seguiva assorto il programma. Nella penombra il suo viso non mi era nuovo, ma solo nell'intervallo quando si accesero le luci e lui si alzò per andare a dirigere l'orchestra per la seconda parte della serata, capii chi era.
All'epoca conoscevo molto poco di questo pianista, avevo sentito due o tre brani eseguiti da lui, in qualche disco antologico e niente più.
Quel concerto fu per me una rivelazione, quando Solal si sedette al piano al posto di Righello ed iniziò a suonare accompagnato dall'orchestra scoprii un grande artista.
Oltre ad uno straordinario solista si mostrò anche un valente band leader (più tardi documentandomi su di lui, seppi che in passato si era già cimentato spesso in questa attività, anche con orchestre a suo nome) e soprattutto, un compositore eccellente.
Non conoscendo quasi nulla di lui, ascoltai quella musica estasiato, ma non saprei dire quali composizioni vennero eseguite.
Nei mesi successivi cercai di documentarmi su di lui, cosa allora non facile, non essendoci Internet, mi resi comunque conto di aver ascoltato quello che era considerato l'Art Tatum europeo, il più importante pianista continentale della generazione nata prima della guerra (è nato ad Algeri, da genitori francesi, nel 1927).
Da allora ho seguito con interesse la sua produzione discografica, purtroppo non ho più avuto occasione di ascoltarlo dal vivo, ed ho arricchito la mia collezione di dischi con diversi suoi albums. Fra questi mi piace ascoltare abbastanza spesso un CD antologico, acquistato una ventina d'anni fà: ENCORES (Martial Solal Live 1964-1985), che consente, nel tempo, di assaporare al meglio le qualità artistiche di questo pianista e compositore, compreso uno straordinario duetto con il suo amico ed estimatore John Lewis, ripreso dal vivo a Tolosa nel 1980, dove i due eseguono il classico lewisiano "La Ronde".
Alla soglia degli ottant'anni, che compirà il 23 agosto prossimo, egli è sempre molto attivo, come dimostrano i due dischi pubblicati ultimamente.
Il primo è un album realizzato lo scorso anno in duo con il trombettista Dave Douglas (classe 1963), Rue de Seine (Cam Jazz 2006), connubio non proprio consueto, piano e tromba, che non è dato sentire spesso. Personalmente ricordo di aver sentito solo Rava e Bollani esibirsi, qualche volta, in quel contesto, peraltro con risultati eccellenti, ma due musicisti così diversi potrebbero lasciare perplessi. Invece il risultato è decisamente notevole, e le diverse e quasi antitetiche personalità dei due artisti si fondono in un sodalizio dove l'improvvisazione la fà da padrone. Dieci pezzi, quattro standards relegati alla fine dell'album, dopo sei composizioni originali (tre per uno), tutti d'ascoltare, un incontro "storico" come ha detto più di un autorevole critico. Da non perdere!!!
L'altro album è appena uscito sempre con la meritoria etichetta Cam Jazz e si intitola Solitude, un titolo che pur richiamandosi alla famosa composizione di Duke Ellington, peraltro presente nel disco, è indicativo del contesto solistico scelto questa volta dall'artista, non nuovo a questo genere di esibizioni.
Una serie di piccoli gioielli d'improvvisazione sia su noti standards, sia su composizioni originali del pianista, un ascolto sempre stimolante che riempie di gioia chi vi si dedica. Devo ripetermi anche per questo: da non perdere soprattutto per chi ama il piano solo.

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