Pubblicato giovedì 15 marzo 2007
Il Jazz nasce come musica vocale in quanto fonda le sue radici nel canto degli schiavi nelle piantagioni, nel canto religioso ( gli spirituals ed i gospels) ed in quello profano (i blues, gli shouts, i worksongs) degli afroamericani, e nel tempo si è sviluppato come musica vocale «strumentalizzata», in quanto all’inizio «molti suonatori di strumenti a fiato imitavano il suono della voce umana con il loro strumento. Questo appare evidente, per esempio, nei suoi growl della tromba e del trombone dell’orchestra di Duke Ellington»[1]. Andando avanti nel tempo, soprattutto con il vocalese, il canto jazz è divenuto, a sua volta, gradualmente musica strumentale vocalizzata.
La voce è stata quindi il primo e più diffuso strumento per fare jazz.
Il duetto vocale è una particolare forma di interpretazione o improvvisazione che richiede uno speciale equilibrio ed un preciso dosaggio delle caratteristiche vocali dei due interpreti. Nel jazz per duetto vocale di solito s’intende l’incontro di due artisti, più o meno della stessa importanza, che si cimentano nell’esecuzione di un brano, integrandosi e sfidandosi in una specie di “interplay” vocale. L’esecuzione può essere sincronica, ossia le voci procedono all’unisono o sullo stesso ritmo, oppure in sequenza, con scambi e alternanze fra i due interpreti. I due interpreti devono distinguersi per timbro o ruolo vocale (voce maschile/voce femminile, voce bassa e ruvida/voce acuta e limpida, ecc.).
Le discografie annoverano centinaia e centinaia di questi incontri, non tutti felici, alcuni addirittura da dimenticare.
Il risultato più straordinario, la perfezione assoluta però la troviamo nell’incontro fra due artisti eccezionali: Louis Armstrong (1901–1971) ed Ella Fitzgerald (1917-1996) riuniti ripetutamente in sala d’incisione nella seconda metà degli anni ’50 dallo straordinario intuito di Norman Granz, allora “patron” della Verve.
Armstrong si è spesso cimentato, fin dagli inizi della sua carriera, in questo genere di “performances”[2], sia con le cantanti che si alternavano nei gruppi in cui suonava, sia con colleghi dell’orchestra o altri cantanti. Particolare menzione meritano i suoi duetti con il trombonista Jack Teagarden o con cantanti famosi come Bing Crosby o Frank Sinatra, sui quali torneremo più avanti.
Anche con Ella Fitzgerald, prima di quest’occasione, aveva duettato più di una volta, con risultati sempre molto gradevoli. In particolare meritano di essere ricordati: uno scherzoso The Frim Fram Sauce ed un più romantico You Won’t Be Satisfied del 1946 incisi per la Decca con l’orchestra di Bob Haggart. Nel 1950, sempre per la Decca con l’orchestra di Sy Oliver, incidono uno splendido Dream a Little Dream cavallo di battaglia di Ella, che prefigura quelli che saranno i risultati delle future incisioni Verve. L’anno successivo ancora per la Decca eseguono un bellissimo brano di Johnny Mercer Oops![3], questa volta con l’orchestra di Dave Barbour.
Nel 1956 Norman Granz aveva appena creato la nuova etichetta discografica Verve ed essendo anche da molti anni il manager di Ella aveva avuto gioco facile a farla incidere con la sua casa discografica. Egli inoltre, memore dei suoi precedenti successi come organizzatore del famoso “Jazz at the Philarmonic”, amava riunire insieme artisti famosi per delle speciali sedute d’incisione, e per Ella il partner ideale era Armstrong.
Così il 16 agosto 1956 a Los Angeles venne realizzata una prima serie d’incisioni con una ritmica “stellare”: Oscar Peterson al pianoforte, Herb Ellis alla chitarra, Ray Brown (consorte di Ella) al basso e Buddy Rich alla batteria. La scelta del repertorio cadde su una serie di “standards” e di canzoni molto noti. Un’operazione commerciale studiata nei minimi particolari per soddisfare i gusti di un vasto pubblico. Il risultato artistico però fu superiore alle aspettative, e quegli undici brani racchiusi nell’album intitolato Ella and Louis sono diventati dei classici nella storia del jazz.
Il successo commerciale dell’iniziativa fu straordinario non solo negli USA e l’anno dopo l’astuto Granz decise di ripetere l’esperienza, questa volta però le sedute di incisione furono ben quattro, due di altri “standards” e canzoni (il 23 luglio e il 13 agosto 1957) sempre con lo straordinario quartetto di Oscar Peterson, leggermente modificato rispetto all’anno precedente, che verranno incluse nell’album Ella and Louis Again, e due con l’orchestra di R. Garcia (il 18 e il 19 agosto) per la realizzazione di un doppio album contenente una selezione dell’opera gershwiniana Porgy and Bess. Ancora una volta il risultato fu superiore alle migliori aspettative, ed anche questi nuovi albums divennero dei classici, ed ancora oggi vengono regolarmente ristampati e sono sempre facilmente reperibili anche in un unico cofanetto contenente tutte le incisioni.
Il motivo del successo risiede non tanto nella popolarità del repertorio, quanto nello straordinario “mix” vocale dei due interpreti, nel fascino del «macroscopico contrasto timbrico fra le due voci, in parallelo con una affinità poetica di fondo»[4] come ha osservato il maggior esperto italiano di jazz vocale.
[1] Joachim Ernst Berendt, Il Libro del Jazz, Garzanti-Vallardi, Milano, 1979, p. 318
[2] Nella sterminata discografia di Armstrong esistono numerose raccolte che contengono un florilegio di questi incontri. Le più recenti e più facilmente reperibili sono: Louis Armstrong Wonderful Duets (CD AMSC737) del 2002, Louis Armstrong:36 Legendary Duets (2CD SET EXCEL 258) del 2003, che contiene anche incontri non solo vocali, ed il recentissimo Duets with Louis Armstrong and Friends (Blue Moon 2006).
[3] Tutti i duetti Decca, tranne quest’ultimo, si trovano nel Box di 4 CD “Ella Fitgerald -The Legendary Decca Recordings”. Questo si trova nel CD Sagajazz 02 “Louis Armstrong meets the Girls” (track 23).
[4] L. Federighi, Cantare il jazz, Laterza, Roma-Bari, 1986, p.80
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