sabato 3 dicembre 2011

MILES DAVIS: Milano 1964

Pubblicato domenica 11 novembre 2007




Nei giorni scorsi ho recuperato un filmato relativo al concerto del quintetto di Miles Davis tenuto l'11 ottobre 1964 al Teatro dell'Arte di Milano.
I motivi di curiosità e d'interesse di questo video sono molteplici. Innanzi tutto l'origine del filmato, si tratta di una ripresa professionale, non amatoriale, ma non è RAI (o almeno non c'è il logo) e quindi di difficile attribuzione.
Miles Davis, nella sua lunga carriera si è esibito spesso in Italia ed esistono diversi video (tutti RAI) e tutti posteriori. Quella del 1964 era la sua terza presenza in Italia, (le due precedenti erano state nel 1956 con la tournée di Norman Granz "Birdland 1956" e nel 1960 con il primo storico quintetto, quello con Coltrane), ma, per quel che mi risulta, di quei concerti non esitono video, pertanto questa dovrebbe essere la prima testimonianza filmata di Davis in Italia.
In quell'occasione Davis presentava il suo nuovo quintetto, anche questo destinato ad entrare nella storia del jazz, costituito da un gruppo di giovani musicisti straordinari. Al sax tenore c'era Wayne Shorter (1933), il più vecchio dei quattro, stella emergente, che si era fatto le ossa con i Jazz Messengers di Art Blakey. Al piano Herbie Hancock (1940), altro giovane talento, già abbastanza noto per il successo del suo primo LP Takin' Off (1962) che conteneva quel Watermelon Man, divenuto un vero pezzo da Hit Parade. Al basso Ron Carter (1937) scoperto da Davis e destinato a diventare uno dei più originali ed apprezzati bassisti, che si distingueva anche per sobrietà ed eleganza. Infine alla batteria un'altra scoperta di Davis, il giovanissimo Tony Williams (1945-1997), considerato uno dei più significativi innovatori di quello strumento, che con il suo stile contribuì parecchio alle scelte musicali del suo leader.



Le qualità musicali di questo gruppo straordinario possono essere apprezzate nei due brani che ho stralciato dal video, prima però vorrei evidenziale un ultimo aspetto, quello di "costume"; mi ha fatto un certo effetto vedere Davis e i suoi in smoking, pensando alle sue future acconciature multicolori, ed un cenno lo merita anche il pubblico, tutti in abito scuro, giacca e cravatta, comme il faut.
Scusate questa nostalgica osservazione di chi quei tempi li ha vissuti e che li preferisce alla sciatteria trasandata di oggi. Sarò un "parruccone" ma chi va a teatro come va allo stadio o ad un pic-nic a me dà fastidio.
I due brani scelti sono due classici del repertorio davisiano di quegli anni: Autumn Leaves e My Funny Valentine.




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