Pubblicato venerdì 30 novembre 2007
A Coleman Hawkins va innanzi tutto riconosciuto il merito di aver per primo utlizzato con successo nel jazz il sassofono, strumento fino ad allora usato prevalentemente nel vaudville, per trarne suoni con effetto comico, ma non è solo questo il motivo per considerarlo il padre del sassofono jazz. La definzione è soprattutto dovuta al gran numero di tenorsassofonisti che per generazioni hanno derivato il proprio stile dal suo.
Secondo J. H. Berendt, il noto critico e storico del jazz, in tutta la storia del jazz esistono solo altri due musicisti che possono annoverare un analogo numero di strumentisti che si siano ispirati, sia pure con ampio margine di libertà, al loro stile: Louis Armstrong e Charlie Parker.
Secondo J. H. Berendt, il noto critico e storico del jazz, in tutta la storia del jazz esistono solo altri due musicisti che possono annoverare un analogo numero di strumentisti che si siano ispirati, sia pure con ampio margine di libertà, al loro stile: Louis Armstrong e Charlie Parker.
Questa pagina vuol essere solo un sintetico ricordo, arricchito da qualche video e qualche traccia musicale, senza pretendere di rievocarne la straordinaria carriera e la sterminata discografia.
Coleman Hawkins (1904-1969) esordì a 18 anni con il gruppo Jazz Hounds che accompagnava la allora celebre cantante di blues "Mammie" Smith. (nella foto a sn. della cantante, nella tipica posa plastica di quegli anni).
L'anno dopo entrò a far parte dell'orchestra più popolare dell'epoca, quella di Fletcher Henderson, nella quale, per diversi anni, fu uno dei solisti più apprezzati.
Nel 1934, incuriosito dall'Europa e dalla sua cultura, avendo avuto indicazioni favorevoli da colleghi che lo avevano preceduto, decise di lasciare gli Stati Uniti per tentare la fortuna nel vecchio continente.L'esperienza fu sicuramente felice e produttiva, la permanenza si protrasse per cinque anni e contribuì a dare anche un significativo impulso all'emergente jazz europeo.
L'anno dopo entrò a far parte dell'orchestra più popolare dell'epoca, quella di Fletcher Henderson, nella quale, per diversi anni, fu uno dei solisti più apprezzati.
Nel 1934, incuriosito dall'Europa e dalla sua cultura, avendo avuto indicazioni favorevoli da colleghi che lo avevano preceduto, decise di lasciare gli Stati Uniti per tentare la fortuna nel vecchio continente.L'esperienza fu sicuramente felice e produttiva, la permanenza si protrasse per cinque anni e contribuì a dare anche un significativo impulso all'emergente jazz europeo.
A quel periodo (1935) risale il primo video proposto, una vera rarità, la prima testimonianza filmata di Hawkins, una specie di videoclip, che veniva proiettata al cinema, come pubblicità del relativo 78 giri. Il brano è I Wish I Were Twins
Nel 1939, anche per i venti di guerra che ormai aleggiavano, tornò negli Stati Uniti. Nonostante i cinque anni di assenza e di isolamento - i suoi dischi europei non giungevano oltreoceano - in quello stesso anno la sua popolarità esplose improvvisamente con un'incisione che entrerà nella storia del jazz. Quel Body and Soul, che diventerà il suo maggior successo discografico di sempre, e che viene indicato come «una specie di canone definitivo per interpretare una ballata nel jazz, uno stile esecutivo senza tempo, che non è mai invecchiato» (J. H. Berendt).
Anziché mettere qui la versione classica del 1939, abbastanza nota, ho preferito inserire un'esecuzione video degli ultimi anni di vita dell'artista (1967), con accompagnatori di prim'ordine: Teddy Wilson al piano, Louie Bellson alla batteria e (forse) Jimmy Woode al basso.
Quasi trent'anni dalla prima incisione e il fascino resta lo stesso, anche se l'esecuzione risente dell'età e delle non felici condizioni di salute di Hawkins.
Nei primi anni quaranta, dopo essere tornato prepotentemente sulle scene newyorkesi, si avvicinò al bebop ed ai suoi giovani interpreti. Nel 1947 incise quattro tracce alla testa di un gruppo di giovani boppers comprendente Miles Davis alla tromba reduce dalle prime incisioni con Charlie Parker, Kay Winding, altro giovane emergente, al trombone, Hank Jones al piano, e (forse) Curley Russell al basso e Max Roach alla batteria.
Fra queste ho scelto Bean A Re-Bop, brano tipicamente bebop, nel quale dopo l'assolo robusto del leader è possibile sentire la tromba ancora acerba di Miles Davis.
Fra queste ho scelto Bean A Re-Bop, brano tipicamente bebop, nel quale dopo l'assolo robusto del leader è possibile sentire la tromba ancora acerba di Miles Davis.
Di quel periodo è anche questo breve filmato tipicamente bebop Rifftune tratto da un modesto thriller "Crimson Canary" ambientato nel mondo del jazz. Il gruppo diretto da Hawkins comprende alcuni dei migliori musicisti bebop del momento: Howard McGhee alla tromba, Sir Charles Thompson al piano, Oscar Pettiford al basso e Denzil Best alla batteria.
Nel filmato seguente del 1950 lo vediamo invece suonare per la prima volta con Charlie Parker, che qui gli fà da spalla in questo tipico esempio di ballata improvvisata dai due. Il titolo del brano infatti è Ballade e la sezione ritmica che li accompagna è altrettanto elitaria: Hank Jones al piano, Ray Brown al basso e Buddy Rich alla batteria. È interessante osservare all'inizio l'ammicante gesto di ammirazione di Parker nei confronti del più anziano collega.
Nel quadro della ricerca e sperimentazione di quegli anni egli uscì dagli schemi sia del balladeur, sia del bebop con un esperimento decisamente diverso dagli altri e che produsse una delle opere più significative del jazz moderno: Picasso, un'improvvisazione per sax tenore solo.
Dietro quest'opera, secondo il critico Marcello Piras: «... si spalanca un abisso di angoscia ineffabile, un senso di solitudune cosmica e di incomunicabilità, che trascende il banale dato tecnico del "solo sax" e anzi lo giustifica sul piano poetico», ma l'esperimento non venne accolto favorevolmente dal pubblico.
Hawkins tornò a suonare come piaceva al pubblico, sia pure con disagio.
In questo video si cimenta con Nat King Cole e il trio di Oscar Peterson in una bella versione di Sweet Lorraine.
In quegli anni comunque non trascurò i rapporti con quei musicisti come Thelonius Monk, John Coltrane, Max Roach, Shelly Manne Sonny Rollins e altri, che si dedicavano a sperimentare nuove forme espressive, realizzando con alcuni di loro album memorabili dei quali dovremo riparlare in un'altra occasione.
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