Il 17 luglio 1959 moriva tragicamente Billie Holiday e ancora oggi, dopo più di 50 anni, la sua unica, indimenticabile, straordinaria voce resta come una gemma indelebile nella storia del canto jazz e non solo. In questo blog ho spesso parlato di lei ricordandone vita e opere.
Oggi voglio rievocarla tramite un suo album al quale sono particolarmente legato, anche perché è stato uno dei primi che a suo tempo acquistai. Una scelta difficile, tenuto conto dei numerosissimi dischi a disposizione, ma anche meno scontata delle numerose raccolte con Lester Young.
L'LP originale del 1957 era uno dei primi della Holiday usciti sotto la neonata etichetta Verve di Norman Granz, con materiale tratto da una memorabile serie di ben 5 sedute di registrazione realizzate nella settimana dal 3 al 9 gennaio 1957 - dalle quali verranno tratti diversi LP - poco dopo il grande successo ottenuto con il concerto alla Carnegie Hall del novembre precedente, che ne aveva riacceso la popolarità dopo momenti difficili.
Per l'occasione le venne affiancato un gruppo di musicisti di elevato livello come Ben Webster, Henry "Sweet" Edison, Barney Kessel, Jimmy Rowles, Red Mitchell, ecc..
L'album inizialmente conteneva sei famosi standards, tre per lato, di noti autori da George Gershwin a Cole Porter, da Johnny Mercer a Rogers & Hart.
Nel 1997 venne realizzata una nuova edizione in CD arricchita da altre sei tracce tratte dalle stesse sessioni, in precedenza uscite in altri LP, ma qui esamineremo solo le sei tracce iniziali.
Il brano che apre il lato A: Day In, Day Out, è un classico di Johnny Mercer, del 1939, musicato da Rube Bloom, divenuto negli anni uno standard e ripreso da molti musicisti e cantanti, da Frank Sinatra a Art Tatum, da Mel Tormé a Ella Fitzgerald, ecc..
Questa interpretazione di Lady Day resta, comunque, una delle più coinvolgenti, grazie anche al notevole contributo dei vari solisti.
Il brano seguente: A Foggy Day è uno degli ultimi dei fratelli Gershwin, scritto nel 1937, poco prima della morte di George, per il film A Damsel in Distress (in italiano Una magnifica avventura) in cui era cantato da Fred Astaire. Anche questo brano divenne presto molto popolare ed ebbe numerose interpretazioni. Billie qui affronta la strofa iniziale con una specie di recitativo un pò blasé, per proseguire poi nel refrain con grande swing seguita da Rowles, Kessel, Edison (sordinato) e da un gradevolissimo assolo di Webster.
L'ultimo brano del lato A è un altra canzone popolarissima: Stars Fell on Alabama scritta nel 1934 da Mitchell Parish e musicata da Frank Perkins, con rifererimento all'episodio di un meteorite che sarebbe caduto nella regione circa un secolo prima. Anche di questa canzone esistono numerosissime versioni, fra le quali ricordo in particolare quella stupenda di Louis & Ella, registrata solo qualche mese prima di questa, sempre per la Verve. Questa versione è leggermente più veloce e, a mio avviso, meno coinvolgente, forse un pò troppo "convenzionale", ma pur sempre eccellente.
Il lato B si apre con un altra famosa canzone di Johnny Mercer musicata da Harold Arlen: One for My Baby, scritta per un modesto musical del 1943 The Sky's the Limit (in italiano Non ti posso dimenticare), che merita di essere ricordato solo per questa canzone interpretata da Fred Astaire. Rilanciata da Frank Sinatra, divenne molto nota e ripresa negli anni da quasi tutti i maggiori cantanti. La versione di Dianne Reeves venne inclusa nella colonna sonora del film Good Night, and Good Luck di George Clooney nel 2005. Qui Billie ne dà una versione struggente, piena di pathos, coadiuvata dagli eccellenti musicisti del gruppo.
Il brano successivo è uno dei più noti motivi del Songbook americano: Just One of Those Things scritto da Cole Porter nel 1935 per il musical di Broadway Jubelee. Anche in questo caso siamo di fronte ad un tema affrontato da decine di artisti in tutto il mondo e la Holiday riesce a darne una lettura personale molto spigliata e vivace.
L'album si conclude in bellezza, con un altro brano popolarissimo: I Didn't Know What Time It Was, scritto dalla più famosa coppia di autori di musical di Broadway: Richard Rogers per la musica e Lorenz Hart per i testi. Tratto dalla rivista musicale Too Many Girls del 1939, venne subito ripreso dalle maggiori orchestre del momento: Benny Goodman e Tommy Dorsey, che lo portarono al successo.
Da allora tutti i maggiori artisti si sono cimentati in numerosissime versioni sia vocali, sia strumentali. In questa occasione la Holiday e Webster fondono le loro meravigliose sonorità per offrirci una lettura suggestiva e avvincente.
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