Questa celebre ballad, scritta da da Arthur Johnston con testo di Sam Coslow, venne eseguita per la prima volta dalla popolarissima attrice e cantante Mae West nel film Belle of the Nineties del 1934. La bella e procace signora era accompagnata al piano da Duke Ellington, attorniato da alcuni suoi musicisti in una rilassata atmosfera da club.
Inizialmente la produzione aveva rifiutato la presenza di Duke Ellington, ritenendo inammissibile che una cantante bianca fosse accompagnata da musicisti neri, l'orchestra doveva essere bianca. Al limite Ellington e i suoi potevano registrare la colonna sonora, ma in scena avrebbero dovuto apparire musicisti bianchi. Solo grazie alla testardaggine della West, che voleva assolutamente il Duca, la presenza dell'orchestra venne accolta.
Nello stesso anno Duke Ellington ne realizzò anche una versione discografica con la parte vocale affidata ad Ivie Anderson, all'epoca cantante dell'orchestra.
Per diversi anni, questa sembra essere l'unica incisione discografica in circolazione. Solo nel 1941 Benny Goodman riprese il brano con la sua orchestra, affidandone la parte vocale alla giovane Peggy Lee, all'epoca poco più che ventenne. La tromba dovrebbe essere quella di Billy Butterfield.
Nello stesso periodo anche Count Basie ne registrò una versione con la voce di Lynne Sherman. Alle versioni vocali, all'inizio tutte abbastanza simili, cominciarono ad aggiungersi versioni strumentali di maggior interesse jazzistico, grazie anche ad assolo di eccellenti musicisti.
Cronologicamente la prima versione che ho trovato è quella realizzata nel 1944 dall'orchestra del trombettista Cootie Williams (uno dei musicisti che suonavano con Ellington nel video di Mae West).
Il piano che introduce il brano è quello di un giovane Bud Powell appena ventenne; l'altro solista, oltre al leader ed a Powell, è il tenorsassofonista Eddie "Lockjaw" Davis. La linea melodica viene inizialmente affidata alla tromba e in seguito viene rielaborata dal sassofono. Un primo elementare tentativo di novità rispetto alle prcedenti versioni vocali.
Il piano che introduce il brano è quello di un giovane Bud Powell appena ventenne; l'altro solista, oltre al leader ed a Powell, è il tenorsassofonista Eddie "Lockjaw" Davis. La linea melodica viene inizialmente affidata alla tromba e in seguito viene rielaborata dal sassofono. Un primo elementare tentativo di novità rispetto alle prcedenti versioni vocali.
L'anno successivo una All Stars, guidata dal trombonista Bennie Morton, ne registrò un'altra interessante versione strumentale, in cui l'elaborazione solistica della linea melodica si fa più concreta. I solisti, nell'ordine, sono: il clarinettista Barney Bigard (lo stesso che seduto sul pianoforte suona nel video iniziale della West), seguito dal trombone del leader, dal sassofono di Ben Webster e dal piano di Sam Beskin, con una breve chiusura sempre di Morton.
Dobbiamo però aspettare il 1947 per avere finalmente una versione jazzisticamente significativa: quella del quintetto di Charlie Parker comprendente un ancora acerbo Miles Davis alla tromba, Duke Jordan al piano, Tommy Potter al basso e Max Roach alla batteria, un'esecuzione rimasta memorabile.
Nel 1950 uno Stan Getz ventitreenne, appena uscito dal "gregge" di Woody Herman, in cui si era distinto come uno dei famosi Four Brothers, ne realizza una versione per solo sax e rhythm session decisamente originale e apprezzabile per la qualità improvvisativa. Il basso in evidenza è quello di Percy Heath, al piano Tony Aless e alla batteria Don Lamond.
Un'altra incisione di grande interesse per la sua particolarità è quella realizzata nel 1953 dal "piano less" quartet di Gerry Mulligan con Chet Baker alla tromba. L'interplay fra tromba e sax baritono è di grande efficacia e rende questa esecuzione una delle migliori mai realizzate. Chet rimarrà molto legato a questo standard, che eseguirà spesso nei suoi concerti, anche dopo aver lasciato Mulligan, e ne esistono numerose versioni registrate negli anni. Il quartetto Mulligan-Baker ne incise anche una versione cantata con la voce di Annie Ross.
L'anno seguente, 1954, il brano viene registrato dal trio di Oscar Peterson con Ray Brown al basso ed Herb Ellis alla chitarra e successivamente incluso nell'LP Pastel Moods
Un'elegante e sofisticata lettura che evidenzia le grandi qualità interpretative dei tre eccellenti solisti.
Nei decenni successivi numerosi artisti si cimentarono con questo standard, ma nessuna di queste interpretazioni, a mio avviso, regge il confronto con le ultime quattro presentate qui sopra.
Una curiosità riguardo a questo brano è rappresentata dal fatto che, a quel che mi risulta, non esistono versioni vocali maschili ad eccezione di quella realizzata nel 1957 da Matt Monro, crooner inglese molto popolare negli anni '60, versione che però restò inedita fino al 2010, anno in cui fu inclusa in una speciale raccolta contenente tutti i suoi 45 giri, 25 anni dopo la morte.
Si tratta di una versione molto convenzionale, di scarso interesse, ricordata solo per completezza d'informazione, trattandosi dell'unica versione vocale maschile che ho reperito.
Prima di chiudere un breve cenno anche al jazz italiano in quanto anche diversi musicisti italiani, nel tempo, si sono cimentati con questo standard. Di seguito ne segnalo tre che ritengo fra le più significative.
La cantante Tiziana Ghiglioni nel suo album del 1983 Sounds of Love in cui è accompagnata da un trio d'eccezione con Kenny Drew al piano, N-H. Ø. Pedersen al basso e Barry Altschul alla batteria, ne offre una lettura piena di colore e sensibilità all'altezza delle migliori interpretazioni vocali del passato.
La cantante Tiziana Ghiglioni nel suo album del 1983 Sounds of Love in cui è accompagnata da un trio d'eccezione con Kenny Drew al piano, N-H. Ø. Pedersen al basso e Barry Altschul alla batteria, ne offre una lettura piena di colore e sensibilità all'altezza delle migliori interpretazioni vocali del passato.
Nel 2005 il giovane sassofonista siciliano Francesco Cafiso, all'epoca solo sedicenne, con il suo New York quartet ne realizza, per il CD New York Lullaby, una lunga versione nella quale vengono messe in evidenza le sue indiscutibili doti tecniche ed improvvisative.
Nello stesso anno il pianista Enrico Pieranunzi ne incide una particolarissima versione contenuta nell'eccellente album Special Encounter
L'elegante pianismo di Pieranunzi sostenuto dal virtuosismo del bassista Charlie Haden e dalla batteria discreta di Paul Motian trasforma questa ballad in un raffinato esercizio stilistico di grande effetto emozionale.