sabato 27 luglio 2013

Nicola Lancerotti: Skin (dENrecords 2013)

Interrompiamo questo lungo silenzio estivo per segnalare all'attenzione degli amici un disco particolare e soprattutto diverso da quanto di solito proposto in queste pagine. Si tratta del primo album a proprio nome realizzato dal contrabbassista Nicola Lancerotti (classe 1975) intitolato: SKIN (dENrecords 2013)




Padovano, da molti anni residente in Belgio, dove si è affermato spaziando fra jazz e avanguardia, Lancerotti affronta questa sua opera prima con un quartetto atipico, privo di strumenti armonici, e composto da due fiati: il polistrumentista belga Jordi Grognard (1981), che spaziando fra sax tenore, clarinetto, flauto e clarinetto basso, assicura la varietà timbrica, e il sassofonista romano Daniele Martini (1977) che si alterna al tenore ed al soprano; completa l'organico il batterista legnanese Nelide Bandello (1971). Questi ultimi due anch'essi membri della colonia italiana a Bruxelles.

Il quartetto in concerto a Mestre il 3 giugno 2011 (photo by Maurizio Zorzi)

Registrato a Bruxelles, l'album presenta 11 tracce, di cui 6 composizioni originali del leader e 5 improvvisazioni libere.


1. Quartet I; 
2. Faking East (N. Lancerotti) 
3.T.T.F.K.A.C. (N. Lancerotti) 
4. Trio; 
5. Why? (N. Lancerotti) 
6. La quiete prima della tempesta (N. Lancerotti) 
7. Quartet III; 
8. A Walk Before Dawn (N. Lancerotti)  
9. Duo; 
10. Formiche notturne (N. Lancerotti) 
11. Quartet IV.

Il primo brano è un esercizio creativo collettivo che mescola spunti di free jazz con alcune suggestioni di musica contemporanea (Britten, Bela Bartok,..), evocate anche dal titolo, in cui ogni musicista improvvisa linee melodiche in accordo o in dissonanza con i colleghi. Le rimanenti quattro esecuzioni collettive alternano quartetti, trio, duo, si muovono sulla falsariga della prima e costituiscono altrettante prove di ispirazione ed estro creativo per i singoli musicisti.
Molto più "jazzistico" il secondo brano, che presenta chiari spunti post-bop, con i due fiati che dialogano sostenuti e guidati dal contrabbasso del leader il quale si ritaglia anche spazi solistici, che evidenziano la sua abilità strumentale.


Nicola Lancerotti (photo by Damiano Oldoni)

Il brano successivo dal titolo enigmatico si sviluppa su una linea melodica triste, che ricorda una cerimonia funebre orientale, con in particolare evidenza i piatti (o cimbali) della batteria di Bandello.


Nelide Bandello (photo by FasterDix)

Il quinto brano si apre con lungo solo del leader che precedente l'entrata degli altri membri, che si cimentano in una serie di interventi solistici originali: Bandello, Martini, Grognard su una linea melodica con sapori balcanici. Un brano suggestivo che evidenzia le qualità solistiche dei singoli.



Jordi Grognard

Il brano che segue è, a mio avviso, il più affascinante di tutto l'album, a partire dalla parafrasi leopardiana del titolo. L'iniziale quieto dialogo fra il soprano di Martini ed il clarinetto basso di Grognard, con il crescente apporto ritmico di Bandello e del leader, gradualmente si trasforma  in un frenetico e tempestoso incontro-scontro fra tutti i protagonisti. Una eccellente pagina di improvvisazione creativa e descrittiva.


Daniele Martini

Le rimanenti due composizioni di Lancerotti si differenziano completamente fra loro. Il brano numero 8 è una specie di lenta nenia in cui l'apporto dei singoli ruota intorno alla pulsante linea melodica del contrabbasso del leader e, gradualmente, tende ad accelerare verso il finale.
Molto più vivace, brioso e "jazzistico" è il brano numero 10, che ci riporta a suggestioni Hard-bop, con in particolare evidenza al batteria di Bandello.


Disco impegnativo che richiede più di un ascolto per coglierne a pieno tutte le sfumature, indicato soprattutto per palati fini e per addetti ai lavori.